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Improvvisamente delle fitte gocce di pioggia cominciarono e cadere dai cieli, posandosi sulla schiena di wonwoo e bagnando con un intrigante intreccio i suoi vestiti non adatti al brutto tempo. Si sentiva inzuppato fino alle ossa. Sul fondo delle sue scarpe in cuoio iniziarono a formarsi delle pozze. Era congelato, dentro e fuori, e sembrava che non sarebbe mai riuscito a sciogliersi.

Quando tornó a casa in seguito all'incidente avvenuto nel bagno, sebbene si sentisse in colpa, wonwoo decise di evitare la madre. Ci riuscì fino alla mattina successiva, quando dopo una cauta e silenziosa camminata verso la porta di casa, venne bloccato e interrogato sullo stato del suo corpo. La donna gli urlò contro accusandolo di aver iniziato una rissa senza motivo, e urlò ancora più forte quando il figlio tentò futilmente di protestare. Gli disse di andarsene, che non avrebbe voluto avere niente a che fare  con un ragazzo che provocava gli studenti innocenti, trascinandoli in guai e sospensioni per poi mentire sulle proprie azioni. Così wonwoo se ne andò.

Non penso nemmeno per un istante di entrare a scuola. Non poteva. Gironzolò per la strada senza farsi notare, come era solito fare, finché non iniziò a piovere. Fu in quel momento che si incollò alle porte d'ingresso dei negozi o ai magazzini sul retro, dove né la pioggia né le persone avrebbero potuto raggiungerlo. Pianse appena si rannicchiò vicino a un cassonetto dell'immondizia, cercando di nascondersi da tutto e da tutti, ma fallì.

C'era una sola persona che avrebbe voluto vedere. Una sola che sarebbe stata in grado di farlo sentire meglio. La persona che non doveva vedere, che non poteva vedere, e che lo stava rendendo egoista a causa del forte desiderio di incontrarla.

Mingyu.

Wonwoo aveva fame; non aveva mangiato per almeno un giorno, se non due. Era debole e infreddolito, patetico, sapeva di meritarselo. Era tutta colpa sua.

non sapeva precisamente dove stesse andando. Eventualmente, decise che la sua unica opzione sarebbe sta quella di entrare nel primo bar che avesse incrociato, perché si sentiva troppo affaticato e fragile per fare altro.

Era un negozio Starbucks.  Fortunamente era tardi, perciò il locale non era traboccante di persone come suo solito.  Sembrava chiuso, ma la porta d'accesso era spalancata e un barista stava sfregando un panno sulla macchinetta del caffè.

Mantenendo lo sguardo basso verso il pavimento, entrò e si avvicinò al bancone. "un caffè latte, perfavore. Venti"

"Sono tre e cinquan-" il dipendente si interruppe. Abbassando la voce, affermò, "wonwoo?"

Wonwoo era così disorientato da non essersi accorto che il ragazzo alla cassa fosse mingyu. Appena collegò lo sguardo con il suo sentì un'immediata sensazione di sollievo. felicità. agio.

'la tua faccia,' mormorò in shock, riportando wonwoo alla realtà. "Che ti è successo?"

Immediatamente portò le mani verso il suo viso sfregiato, coprendolo con estrema vergogna.

Non sarei mai dovuto venire, pensò con fare abbattuto. Sembra che stia disperatamente pregando per la sua attenzione. Mi sto solo comportando da egoista, mi odierá.

's-scusa' balbettò, indietreggiando di un passo. 'non sarei dovuto venire qui.'

Un'onda di nausea pervase in lui. Lo costrinse a spostare le mani sulla superficie ruvida del bancone per evitare di cadere. La vista si oscurò notevolmente a causa di uno svenimento imminente, e in quel momento pensò seriamente che avrebbe potuto perdere coscienza o vomitare, oppure entrambi.

'wonwoo?' mingyu lasciò che il portafiltro cadesse rumorosamente sulla superficie lignea, avvicinandosi a wonwoo. 'oh dio, stai bene?'

Nel momento in cui le gambe di wonwoo cedettero, indirizzandolo bruscamente verso il tappeto, mingyu lo afferrò, con una presa salda e decisa. Lo rimise in posizione eretta,  mantenendo le mani sul suo corpo ed ispezionandolo attentamente. Notò lividi e le escoriazioni sul suo volto, il colorito della pelle impallidito,  e l'umidità aggrappata ai suoi capelli.

Unknown [meanie] [ita] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora