Capitolo 6

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6.


Il pelo morbido del lupo che teneva tra le braccia era fresco, quasi umido e, intorno a lui, aleggiava una nebbia leggera, fatta di cristalli di diamante e perle d'acqua purissima.

Tutt'intorno a lei, la foresta appariva fitta e spettrale, impenetrabile ai suoi occhi, eppure non ne aveva paura pur sapendo di avere, come unica compagnia, quella del bianco lupo che stringeva a sé con affetto.

I rumori le giungevano attutiti, quasi il bosco li fagocitasse in sé, non permettendole di fatto di comprendere cosa succedesse tutt'intorno.

Anche di questo, però, lei non si curò.

Era al sicuro, protetta dall'aura benefica del lupo che le sedeva accanto.

Niente le sarebbe potuto capitare, finché fosse rimasta accanto a lui.

«Naell...»

Sbattendo fiaccamente le palpebre, la giovane si ritrovò a fissare, oltre il velo di sonnolenza che ancora la ricopriva, il viso sorridente di Eikhe.

China verso di lei, la stava svegliando per la colazione. O almeno così credeva.

Era stato dunque tutto un sogno?

Guardandosi intorno con aria vagamente accigliata e sì, delusa, Naell si stirò le braccia nello sbadigliare sonoramente e, sorridendo alla zia, le disse: «Sai, ho fatto un sogno davvero strano.»

«Cosa, piccola?» le sorrise a sua volta Eikhe, estraendo dalla cassapanca una delle camiciole della ragazza per poi porgergliela.

«Ho sognato di essere in una foresta fittissima, impenetrabile, assieme a un lupo bianco come il latte e tutto ricoperto di diamanti.»

Afferrata la camiciola, Naell si tolse la veste da notte per poi infilarsi l'indumento di cotone grigio scuro.

«Quello che mi ha colpita di più, però, era che non avevo paura. Anche se c'eravamo solo io e il lupo.»

Sollevato un sopracciglio con evidente sorpresa, Eikhe trattenne per un istante le brache della nipote tra le mani, quasi timorosa di parlare, prima di riprendere a stento a muoversi.

«E' raro che una persona che non sia un figlio di Hevos per discendenza diretta, sia in grado di sognare il dio-lupo.»

Sgranando gli occhi per la sorpresa, Naell balzò in piedi dal letto ed esclamò: «Era Hevos

Eikhe annuì, chiedendole gentilmente: «Ti ha parlato? Cos'avete fatto?»

«No, non ha detto nulla. Né abbiamo fatto alcunché» scosse il capo Naell. «Mi limitavo ad carezzarlo.»

Sempre più sorpresa, Eikhe esalò: «Questa sì che sarebbe una novità.»

«In che senso?» volle sapere Naell, incuriosita dal suo dire.

Con un mezzo sorriso, Eikhe la aiutò con i capelli mentre Naell pensava ad allacciare le brache di cuoio sui fianchi.

Nel passare la spazzola di crine di cavallo nella lunga chioma bruna della nipote, le spiegò: «Che io sappia, nessuno ha mai sfiorato Hevos con un dito, a parte Hyo, s'intende. E, da quel poco che so, siamo solo in due, in questo tempo, ad averlo visto. Io e tuo zio, per la precisione. E credimi, nessuno dei due si è arrischiato a toccarlo.»

«Chissà cosa vorrà dire, questo sogno?»si domandò curiosa Naell, sorridendo tra sé all'idea di aver sognato il dio-lupo.

Questa sì, che era una cosa da raccontare!

La Profezia di Haaron - Cronache di Enerios Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora