5. Si va?

1K 104 6
                                    

Ai viaggi che cambiano la vita.

***

Succede tutto per una ragione
e la ragione magari sei tu.

(Tutto per una ragione,
Benji & Fede ft. Annalisa)

Ha ventinove anni ed una vita che, se gli avessero chiesto di attribuirle un aggettivo, avrebbe sicuramente risposto dicendo "monotona".

Le sue lunghe giornate consistono nello svegliarsi alle 06:00, lavarsi, vestirsi con colori stravaganti, andare al bar di sua proprietà e - dopo aver salutato tutti - cominciare a lavorare fino a tarda sera. Una volta uscito, dirigersi in palestra facendone di un passatempo una passione. Tornare a casa, attraversando a piedi il silenzio delle strade veronesi, lavarsi, concedersi un'ora di televisione ed infine andare a letto, sapendo che, dopo quelle poche ore di sonno, dovrà aspettarsi le stesse cose della giornata appena trascorsa.

Nonostante questo, Claudio non s'è mai considerato infelice. Anche se - alle volte - gli capita di provare angoscia. Quella che si prova quando senti che la tua vita sta passando troppo in fretta senza però aver fatto niente per renderla speciale. Per non essere riuscito a fare quello che avresti voluto fare, per non essere riuscito a provare le emozioni che sognavi di provare bambino.

Infatti, benché non lo dia mai a vedere, Claudio sente la mancanza di una persona capace di amarlo per quello che è; non per quello che si mostra di essere. Capace di capire i suoi silenzi, le sue paranoie, i suoi occhi.

E sebbene sia un uomo molto bello, non ha mai incontrato una persona capace di dimostrargli di esserne capace. Forse per avere un carattere molto complesso o forse per non essersi permesso di accontentarsi di quelle storie che non lasciano emozioni, perché consapevole di meritare di più.

Spesso, la mattina, quando allunga la mano verso la parte vuota del letto, ammette a se stesso di sentire il bisogno di una mano da trovare, e con cui intrecciare le dita.

Anche stamattina, quando il flusso di questi pensieri viene interrotto dal suono del campanello che prepotente non sembra voler smettere di far rumore.

E quando Claudio si alza svogliato dal letto, abbastanza nervoso per essere stato costretto ad aprire gli occhi nel suo unico giorno libero della settimana, sa già chi troverà sul ciglio della porta. La sua supposizione viene confermata quando, una volta aperta, vede Paolo sorridergli.

«Fratello! Cominciavo a pensare tu fossi morto!» gli dà una pacca sulla spalla ed entra dentro, senza preoccuparsi di averlo svegliato. Era solito farlo ogni venerdì della settimana.

Claudio, ancora assonnato, dopo aver chiuso la porta, lo segue con lo sguardo e lo vede togliersi le scarpe e stendersi sul divano come se non ne avesse mai visto uno. Estrarre una sigaretta dal pacchetto che tiene sempre in tasca e metterla tra le labbra.

«Sai che giorno è oggi?» gli dice Claudio fingendosi più seccato di quanto lo sia realmente.

«Certo...beh, oggi è venerdì!», gli risponde l'altro, e sembra non accorgersi del tono con cui gli si è stata posta quella domanda retorica.

«Oh, bravo. Sai anche che ore sono?» gli chiede continuando a stare in piedi.

«E dai, Clà! Sono le nove, non rimproverarmi di averti svegliato, 'ché tanto non ci credo!»

«Già, sono le nove e sì, per tua informazione stavo dormendo.» gli dice, e sembra quasi una verità, ma Paolo non ci crede e non fa nulla per sembrare dispiaciuto.

Claudio si arrende e sbuffa.

«Almeno non fumare, sai cosa ne penso del fumo passivo.»

«Ok, mammina.» lo prende in giro Paolo, e posa la sigaretta presa pochi minuti prima.

Per quanto non sopporti il fatto di dovergli ripetere sempre le stesse cose, ridacchia alla sua espressione buffa e gli siede vicino.

Non riesce ad essere arrabbiato con lui, non c'è mai riuscito.
Nemmeno quando, da piccolo, gli faceva dei dispetti per attirare la sua attenzione.
Sono andati d'accordo da sempre, loro.
Sin da quando, suo papà, un anno dopo il trasferimento della ex moglie, gli aveva presentato la sua nuova compagna come la donna che sarebbe rimasta sotto il loro stesso tetto.
A Claudio non era dispiaciuta l'idea che suo padre potesse essere felice con una donna che non fosse sua madre, anche perché - in fondo - anche lui sapeva di aver bisogno di una figura femminile presente nella sua vita.
«Lei è Cinzia» gli aveva detto. Era tanto bella: capelli castani all'altezza della spalle, naso sottile, occhi chiari e labbra che si allungavano in un caloroso sorriso.
«E lui...lui è suo figlio, Paolo.», e Claudio non s'era mica accorto di quel bambino nascosto dietro le lunghe gambe della madre! Aveva capito da subito la loro somiglianza quando quel bimbo di soli sei anni, apparentemente timido, gli aveva abbozzato un sorriso.
Allora il quindicenne l'aveva preso per mano, e l'aveva portato in quella che era appena diventata la loro stanza.
Da quel giorno si sono sempre considerati fratelli.

Una volta cresciuti, avevano deciso di comprare casa l'una di fronte all'altra, così da essere sempre vicini.
Di questa decisione non se ne sono mai pentiti, nemmeno durante i litigi, perché a loro basta sentire il suono del citofono per far pace.
Lo stesso citofono che quella mattina l'aveva distratto dai pensieri, come ora la voce di Paolo.

«Mamma e papà mi hanno appena scritto se vogliamo andare da loro a pranzo...ti va?»

Claudio per un attimo sorride, ricordando la prima volta in cui Paolo, aveva chiamato suo padre "papà", e non col suo nome.
Non gli ha mai chiesto cosa fosse successo al suo di padre, pensava che gliel'avrebbe detto quando si sarebbe sentito pronto. Eppure, quel momento non era ancora arrivato. Loro sono molto simili anche in questo, nel non raccontarsi.

«Mi va. Vado a preparami, aspettami qui.»

Appena arrivati, Cinzia li accoglie entrambi a braccia aperte, come faceva qualche anno fa, tornati da scuola.
«Da quanto tempo! Come state, bambini?»

A Claudio ha sempre fatto sorridere quel soprannome, soprattutto adesso che i "bambini" hanno rispettivamente ventinove e vent'anni.

Passano il pranzo a chiacchierare e a ridere come non facevano da tempo, perché capita spesso che entrambi lavorino al bar e non possano passare del tempo libero.
Ed è con questa spiegazione che Cinzia porge loro delle scatole ricoperte da carta regalo.
«Con l'augurio che vi sia utile a prendervi del tempo per vivere!» dice Eros - il loro papà - con un sorriso sulle labbra.
Sia Claudio che Paolo aprono le scatole con lo stesso entusasmo di un bambino il giorno di Natale.
«Oddio, grazie!» gridano all'unisono, ringraziando Cinzia ed Eros con un forte abbraccio.

Claudio è entusiasta per aver ricevuto un regalo - inaspettato - che desiderava da tempo: una vacanza di una settimana per poter divertirsi insieme, come una volta.
I due si scambiano uno sgardo complice.

«Si va a Roma!»

Il Padrone della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora