10. Giochiamo a rincorrerci

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A chi si scopre diverso, ma uguale.

***

Vedi, noi siamo la luce insieme, il male che produce il bene.
La notte abbassa lo sguardo che guardarci non gli conviene.

(Fragili,
Club Dogo ft. Arisa)

"Sono gay.", l'aveva detto così a Valentina - cinque anni prima - , e s'era messo a piangere.

«No, amore, non piangere. Perché piangi? Non ce n'è motivo.»

Non l'aveva scoperto in nessun modo, semplicemente aveva incontrato un ragazzo nello stesso parco di sempre, in una notte qualunque. «Mi chiamo Federico.», e poi si erano parlati. E mentre parlavano, quest'ultimo s'era fatto d'un tratto serio, gli aveva preso la testa tra le mani e l'aveva baciato. E quando la Luna aveva deciso - per la prima volta col genere maschile - di farlo innamorare di Mario, l'aveva convinto a portarlo a casa sua e di "farlo suo". E così, come la notte precedente, ci aveva fatto del rude sesso.

E con l'amore solo da un lato - come sempre - aveva riscoperto il piacere.

Inizialmente se n'era fatto una colpa, ed aveva deciso di non uscire per un po' di sere.

Poi - quando aveva ricominciato - non gli era più capitato di vederlo, quel ragazzo. Forse per sfortuna, perché da allora ne aveva visti tanti altri. Ogni giorno un volto diverso, uno sbaglio che cresce, poco a poco.

Eppure, adesso, guardando gli occhi di Claudio per la quarta notte consecutiva, su quella stessa panchina, sente di non sbagliare. Perché ha qualcosa, lui, che poi quand'è solo ne sente la mancanza.

Lo fa ridere, e gli fa dimenticare tutte le ragioni - fin troppo razionali - per le quali non dovrebbe farlo.

Lo rende curioso di scoprire la sua vita, e la storia di tutti quei tatuaggi che gli colorano la pelle.

«Come hai scoperto di essere gay?» gli chiede d'improvviso, facendo cadere a Claudio le carte da gioco che stava tenendo in mano, mentre lui le posa delicatamente sul prato, facendo attenzione a non scoprirle.

Il veronese non è sicuro di averglielo rivelato espressamente, e per questo - mentre se lo chiede - sembra stia trattenendo il fiato più lungo di quanto potesse.

«Che c'è? Pensavi non l'avessi capito?» gli chiede, e Claudio - quando lo vede abbozzare un dolce sorriso - si sente il viso in fiamme, rilasciando per un attimo il sospiro che stava trattenendo.

«Io? No! Anzi... so che l'hai capito, certo. Immaginavo me lo chiedessi.» arrossisce più di prima, mentre l'altro allunga il sorriso. «Chi non lo capirebbe?! Insomma, è così... evidente.» E si chiede se davvero sia poi così tanto evidente. Non perché si vergogni di esserlo, bensì perché - in cuor suo - non gliel'avrebbe voluto rivelare. O almeno, non ora. Non così.

Però lo vede sorridere, e lui non può che imitarlo.

«Ho baciato un mio compagno di classe, al liceo.»

«Mh, insolito.»

«Già... nei bagni della scuola.»

Per un attimo, mentre continua a sorridergli, si ricorda di non sapere nulla della vita di Mario. Quindi, ignorando la paura di ricevere una risposta brusca, si prende di coraggio e gli chiede: «E tu?»

«Su quella panchina.» risponde Mario senza esitare, rivolgendo uno sguardo alla panchina in cui erano seduti poco prima di decidere di giocare a carte. Alla stessa panchina sulla quale stava piangendo, qualche giorno fa, prima che due mani si stringessero.

«Davvero? Proprio su quella?» gli risponde l'altro, alzando le sopracciglia con l'aria sorpresa.

«Proprio su quella.» ripete Mario, «Davanti alla Luna piena.»

«Anche stanotte c'è la Luna piena, Mario Serpa.» dice Claudio, riprendendo a sorridere.

Mario sente un brivido percorrergli lungo la schiena, mentre osserva le labbra di quel ragazzo schiudersi e pronunciare il suo nome.

Allora sorride furbo, e si alza andandosi a sedere dov'erano seduti poco prima.

«Dove vai? Stavamo giocando.» dice l'altro.

«Vieni qui, giochiamo ad un altro gioco, Claudio Sona.»

Claudio fa come gli è stato detto: si alza da terra, e gli siede vicino.

«Come si gioca?» gli chiede - quasi gli sussurra - con gli occhi pieni d'imbarazzo.

«Funziona che io ti bacio, e tu ti innamori di me.» gli risponde spavaldo l'altro, e a Claudio manca nuovamente il respiro.

«Davanti alla Luna piena?»

«Proprio così.»

Sorridono lievemente, ad una distanza tanto breve da poter sentire l'uno il battito accelerato del cuore dell'altro. E se qualcuno li avesse visti, a quell'ora della notte, avrebbe visto due parti di un vasto insieme, tanto diverse da sembrare - essere - complementari. E ancora, se qualcuno avesse sentito il rumore incessante dei loro cuori, avrebbe detto di sentirne solo uno. O meglio, di sentirne due battere all'unisono.

«Allora potrei chiamarti... Il Padrone della Luna

Ed è un attimo.

Basta un attimo a Claudio per vedere gli occhi di Mario riempirsi di lacrime, alzarsi, ed andarsene via.

«Dove vai?» si alza, lo vede mettersi gli occhiali da sole per poi confondersi col buio della notte, «Mario!» comincia a corrergli incontro, ma viene fermato dalla vibrazione del suo telefono.

«Pronto?» la voce di Cinzia irrompe il silenzio «Pronto? Claudio, ci sei?» dice, non ricevendo alcuna risposta se non il rumore dei respiri irregolari.

«Ehi...» risponde alla fine, quando pensa che stia per riattaccare.

Ha la voce rotta, prova a nasconderlo tossendo. Ripercorre quella serata, vorrebbe capire il motivo per il quale il ragazzo dagli occhi neri se n'è andato...così. Eppure non riesce a rispondersi, anzi. Ripensa alla distanza che separava le loro labbra e pensa stia arrossendo di nuovo.

«È per questo! Non voleva baciarmi! Che stupido... come ho fatto a non capire?» e non sa se lo pensa o se lo dice, perché sente la voce preoccupata di Cinzia.

«Claudio, stai bene?»

«Io...» sta come chi è appena stato rifiutato «Penso di sì. Come mai mi hai chiamato a quest'ora?» le chiede, stranito.

«Beh... così. Vi state divertendo, lì? Avete fatto amicizia con qualcun...»

«No!» la interrompe di scatto «Cioè sì, ci stiamo divertendo tantissimo. Però no, fare amicizie in vacanza non ci piace.» dice tutto d'un fiato.

«Oh... ok. Mi... ci fa piacere. Allora buonanotte!» dice in fine, e Claudio ignora il suo tono preoccupato.

«Buonanotte Cinzia, un bacio a te e a papà.»

Dice sconsolato per poi chiudere la chiamata. E si dirige verso l'hotel, questa volta - però - da solo.

Il Padrone della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora