21. Urlo

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Ai vicoli che non hanno via d'uscita,
ma che nascondono sempre uno spiraglio di luce.

Tu il mio.
A te, Teresa.

***

Tante volte io
l'ho immaginato
rivedere te
che effetto mi farà,
però adesso che
è capitato
non importa più se sia
stata colpa tua o mia.

(L'universo tranne noi,
Max Pezzali)

Quel giorno era solito essere come tutti gli altri.

Si festeggiava insieme agli amici, però c'era sempre qualcosa che poteva esserci… eppure.

Tutto profumava di malinconia.

Quel giorno di fine settembre, invece, quel qualcosa c'era. Ed era la stessa con cui in quei giorni aveva riso fino a piangere, sorriso fino a farsi male, ingelosirsi per poi non ammetterlo.

Mostrare le proprie debolezze è da pochi, per pochi. Sentirsi singolari, amarsi.

Da soli, insieme, sempre e ovunque.

Tutto oggi profuma di qualcosa di nuovo, ma che sembra conoscersi da sempre.

Tutto oggi profuma di loro.

È il compleanno di Claudio e seppur l'idea di rimanere sul letto ad inalare i loro odori sembra essere il regalo più bello per entrambi, sia Claudio che Mario hanno il desiderio di stupire l'altro.

Ed ora, sul ciglio della porta, c'è Mario con un piccolo pacco ricoperto di blu e Claudio che si sistema goffamente il ciuffo.

Ansiosi, inspiegabilmente impauriti. Ma al sicuro, perché insieme.

«Oggi ti porto in un posto che... penso ti faccia piacere.» ammonisce Claudio, e Mario sorride compiaciuto.

«È il tuo compleanno, Clà. Mica il mio!»

«Lo so, Mario. Ma ho voglia di...» si ferma, non vuole svelare la sua sorpresa, nonostante non sia mai stato bravo a farlo.

«Di?» gli si avvicina, facendo sfiorare le loro labbra.

Di carezze, di baci. Di stare accanto, addosso. Di condividere, di regalare, di sorprendere. Di rischiare, curare, essere sufficiente. Di coprire, svestire, vivere.

Di amare, di amarti.

«Di te.» e non è una risposta data per deviare l'argomento.

Da quando lo conosce ha scoperto di aver bisogno di sentirsi suo, ed è così che fanno l'amore.

Da quando lo conosce, Claudio ha scoperto di avere tanti lati di sé che non sapeva di avere.

Alle volte - come adesso - risponde impulsivamente.

Può succedere anche a chi pensa di avere una definizione, che qualcuno gli scombini i capelli, i piani, i pensieri, quello che non voleva essere.
Perché un lato di noi, è destinato ad essere di qualcun altro.
Poi, incomprensibilmente, quando lo trovi senza averlo cercato, ti capita di pensare: E se "io" fossi "noi" ?

Spinto da questa domanda, Claudio aveva preso la decisione di passare il suo giorno nell'unico posto in cui può trovare una risposta.

In macchina, accompagnati dalle canzoni che passano alla radio e dal rumore della pioggia che cade leggera sull'asfalto, il ricordo del primo Ti amo attraversa i pensieri di entrambi. Ed anche se Mario non l'aveva ancora detto, Claudio non gliene aveva mai fatta una colpa, anzi.
Spesso, quando lo guarda, si vede riflesso nei suoi occhi.
Non è questa, la dichiarazione più bella che si possa fare?

Eppure, il veronese si sente di essere colpevole di un quesito che ha segnato - e segna ancora - la vita di Mario, e al quale lui ne era riuscito a trovare uno spiraglio di speranza. Perché forse, il giorno in cui aveva visto per l'ultima volta Leonardo, avrebbe potuto insistere di più. Avrebbe potuto mentirgli e dire che no, loro non si amano. Avrebbe trovato Velia, e dirle che suo figlio non la merita, quella sofferenza, quella mancanza. E che nemmeno lei, merita di averlo come figlio.

Forse un'esagerazione, ma in quel mese Claudio aveva nutrito un senso di appartenenza e protezione per quel ragazzo, che l'avrebbe difeso contro tutti, a qualsiasi costo.

Persino da se stesso.

«Siamo arrivati.» tira un sospiro di sollievo, guardando fuori dal finestrino. Sorride, è emozionato.

«Aspetta.» Mario lo afferra per il polso, prima che possa scendere. «Voglio che lo apri ora.» dice timidamente.

C'è silenzio mentre spacchetta con cura quel dono, e sembra sia uno dei momenti più intimi che abbiano vissuto insieme.

«Voglio che tu sappia che ovunque sarai, qualunque cosa tu farai nella tua vita... Anche se un giorno dovesse capitare di non sentirci più, o di vederci, o di amarci. Anche se un giorno mi dimenticherai, voglio che tu sappia che la mia anima nera è racchiusa qui, insieme al colore dei miei occhi. E che quindi, in qualsiasi modo procederanno le nostre vite, io sarò sempre qui: sulle mani di chi mi ha amato davvero.»

Sono lacrime di gioia, alla vista di quell'anello che ha una pietra che racchiude la cosa più importante per Claudio: l'uomo che gli siede vicino.

«Mario... io...» viene interrotto dalle uniche labbra che combaciano perfettamente con le sue.

«Buon compleanno, Claudio.»

«Ti amo.»

***

«Allora... si può sapere dove siamo?» ride di cuore, con gli occhi chiusi dalla pressione delle mani di Claudio.

«Shhh... siamo quasi arrivati.»

Sbuffa divertito, e dopo essersi lasciato accompagnare dai passi di Claudio, finalmente può aprire gli occhi.

Una porta.

«Clà?» lo guarda interrogativo, e trema per una nuova sensazione che gli invade il corpo.

«Io so che pensi di non avere una famiglia, e so che non ti senti bene in nessun posto. Ma io voglio provare ad esserlo, per te. Voglio provare ad essere quel posto, e farti sentire al sicuro. Oggi ti presento la mia...»

«Oddio!» urla Mario, avvolgendogli le braccia al collo. «Grazie.» e si abbracciano, e si baciano.

Un bacio che sa di nuovi sapori, di nuove emozioni, di nuove parole.

Di famiglia.

Ma qualcosa si rompe, non appena la porta si apre.

E le lacrime di gioia cessano di cadere giù.
Incredulità, paura.
Un urlo strozzato.

«Mamma.»

È il rumore di un cuore che - anche solo per un attimo - ha smesso di battere.
È l'incredulità di chi trema per paura.
È l'urlo di chi cade nel vuoto, per sempre.

«Amore mio...»

Cinzia: deriva da Cinto, nome dell'isola di Delo dove nacquero Diana e Apollo; è un soprannome dato ad Artemide o Diana e significa Luna.

Il Padrone della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora