POV ESTERNO (EREN)
Inutile..."mai parola fu più azzeccata" pensò Eren, era così che si sentiva dopo la morte dei suoi compagni, tra cui Hannes, ma sopratutto dopo ciò che era successo a Mikasa, lei aveva riportato gravi ferite, tutto a causa di quel gigante che l'aveva stretta nella sua morsa, anzi no... era colpa sua, lui si era fatto catturare da Reiner e Bertholdt, la responsabilità dell'esito di quella spedizione era sua, di Eren, gli altri stavano cercando semplicemente di salvarlo mettendo a repentario le loro vite... non poteva accettarlo, non poteva accettare ciò che era successo appena qualche ora fa, le morti dei suoi compagni sono stati inutili, non hanno prodotto alcun risultato, esatto inutili, inutili come lui, inutile come la sua vita, lo è sempre stata, non è mai riuscito a stare al passo degli altri nell'addestramento, solo quel potere da gigante gli consentiva tale forza, ma lui, lui non era niente senza quella trasformazione. "Sto diventanto pazzo" sussurò Eren a se stesso, era così preso dai suoi pensieri che si era dimenticato dove si trovasse, si girò intorno cercando di riconoscere il luogo, era in una stanza per i cadetti, si ricordò subito di averne avuta una simile anche lui quando faceva parte di quel corpo, era una stanza con l'indispensabile, un letto e un bagno, fine. Sentendosi soffocato in quella piccola stanza uscì per prendere una boccata d'aria ma non fece in tempo ad avvicinarsi alla porta che questa si spalancò rivelando il capitano Levi, l'uomo guardò Eren col suo solito sguardo impassibile e iniziò a parlare: "Vieni moccioso è pronto il pranzo" disse lui, il castano non si era nemmeno accorto che fosse ora di pranzo, "Arrivo" sussurò Eren con fare stanco, non riusciva a togliersi dalla testa quei rimorsi, quei maledetti rimorsi, Mikasa... "Capitano? Prima di andare nella sala da pranzo posso passare un attimo nella stanza di Ackerman? Sa vorrei vedere come sta", Levi lo squadrò per qualche secondo e gli disse solamente di fare veloce, il ragazzo superò l'uomo con uno scatto e si diresse verso la camera dell'amica, stava per aprire la porta quando sentii una voca familiare nella stanza, ma non era quella di Mikasa, era una voce maschile ed Eren sapeva di chi era, Jean Kirschtein, stava discutendo animatamente con la ragazza e nella sua voce si poteva notare una punta di disprezzo "Mikasa hai visto cosa è successo nell'ultima spedizione?! Abbiamo perso molti dei nostri uomini e tu, tu che sei la più forte ti sei ridotta in queste condizioni pietose, tutto per colpa di Eren! Lui non è riuscito a battere il Corazzato e si è fatto catturare come un idiota e noi... noi ci siamo sacrificati per salvarlo mentre lui non è riuscito nemmeno a uccidere Reiner e Bertholdt dopo che aveva recuperato le forze, mi spieghi come ci possiamo fidare di uno così inutile?!" di nuovo quella parola, quella parola che a Eren pareva peggio di qualsiasi tortura, eppure era solo una parola, ma forse diceva il vero, forse Jean aveva ragione, forse lui era veramente inut- , ma i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Mikasa, sembrava debole ma molto rabbiosa :" Questo non è vero Jean, Eren ha perso per colpa del Colossale, se non fosse intervenuto Reiner sarebbe morto da un pezzo, per quanto riguarda il non aver ucciso quei due anche lì Eren è giustificato, il comandante aveva dato ordine di ritirarsi, infine... le mie ferite sono solo colpa della sottoscritta, dovevo stare più attenta, tra l'altro... grazie per avermi salvato" ci fu qualche secondo di silenzio poi Jean concluse: " Figurati, la tua morte equivale a quella di cento soldati, era mio dovere, comunque rimango ancora scettico riguardo le tue affermazioni, Eren poteva dare di più" il ragazzo dietro la porta si tolse da essa nel momento in cui sentii dei passi avvicinarsi a lui, vide Jean uscire e guardarlo storto per poi superarlo senza dire niente, "Ha ragione" pensò mentre entrava nella camera di Mikasa. Era una camera identica a quella di Eren solo che nel letto c'era qualcuno, Mikasa per l'appunto, la ragazza appena vide Eren assunse un'aria più orgogliosa possibile, non voleva pensasse che lei non era nel suo massimo stato di salute e che quindi si preoccupasse, il ragazzo notò questo atteggiamento e subito fece una premessa "Non fare la dura, so che sei forte ma anche tu puoi cadere qualche volta, non vedo niente di male nell'ammetterlo", la corvina si arrese e iniziò a parlare " Allora sei venuto qui solo per dirmi questo o anche per altro?", no effettivamente Eren era venuto anche per dire altro, "mi dispiace" fu quello che riuscì a dire, i suoi occhi verde smeraldo emanavano tristezza, o forse anche qualcosa di più? Mikasa rispose prontamente " Ho capito cosa intendi, non è colpa tua, tu ti sei impegnato al massimo..." "ORA BASTA!" urlò Eren, non sopportava più che lo trattasse come un bambino, un bambino debole, a cui bisogna nascondere la verità pur di farlo sentire bene, tutta la sua frustrazione si manifestò in quell'unico discorso: " TU NON SAI COSA HO DOVUTO PASSARE E COSA STO PASSANDO! TU NON SAI COME CI SI SENTE AD AVERE DELLE MORTI SULLE SPALLE SENZA RIUSCIRE AD ONORARLE MAI UNA VOLTA! MIKASA, TANTO TU SEI PERFETTA IN QUALSIASI COSA, NON HAI PROBLEMI IN NIENTE, TI RIESCE TUTTO, IO NO, PUR AVENDO POTERI DA GIGANTE NON SO UTILIZZARLI A MIO PIACIMENTO, SONO INUTILE, INUTILE!" si ricordò delle parole della madre, "proteggi Mikasa, sii un'uomo" " IO... NON SONO RIUSCITO A PROTEGGERE LE PERSONE A ME PIU' CARE..." dopo questa frase scoppiò a piangere, ha fallito in tutto, non ha mantenuto nemmeno la promessa fatta alla madre, sembrava ormai sull'orlo della disperazione quando Mikasa appoggiò una mano sul suo volto, lo stava accarezzando, era una sensazione bellissima, aveva delle mani così soffici, alzò la testa e vide quegli occhi azzurri sul punto di piangere, di nuovo, la stava facendo soffrire, non bastavano già le ferite "Eren.." cominciò la ragazza "Ti ricordi il discorso che ti ho fatto in quel momento di panico? Te lo sei già dimenticato? per me non sei inutile, tu, tu mi hai salvato e non ti ringrazierò mai abbastanza, vedrai che riuscirai ad onorare la morte di quelle persone, ne sono certa" Ormai la ragazza era abituata alle scenate di Eren, sapeva che era impulsivo e che andava solo tranquillizzato, eppure il castano non sembrava convinto, sapeva di aver salvato la corvina ma solo in quella occasione, adesso invece era la causa di tante morti, ciò che ha detto Mikasa è vero, ma solo per il suo caso, il ragazzo si allontanò dalla mano di lei e si avviò verso la porta: "Grazie, ma, non sarò soddisfatto finchè non avrò sterminato tutti i giganti, ora devo andare a pranzo, se vuoi dopo ti porto la tua porzione, chiederò al capitano il permesso", "Sei gentile" disse lei con voce sottile, Eren diede un ultimo sguardo alla stanza, uno sguardo rammaricato, era stato troppo cattivo, lei non c'entrava niente, " come sempre non sai dosare le parole" pensò, ed uscì dalla stanza per dirigersi verso la sala da pranzo, stare con i suoi amici gli avrebbe fatto bene, avrebbe avuto un attimo di pace in quell'inferno che ormai era entrato nella sua vita. Entrò nella sala da pranzo, era davvero grande, effettivamente doveva esserlo visto che avrebbe dovuto contenere tanti soldati in un unico luogo,aveva vari tavoli in legno con delle panche per sedersi , cercò con lo sguardo qualche suo conoscente , non ci volle molto per riconoscere la testa a caschetto bionda di Armin Arlert, suo compagno di infanzia insieme a Mikasa, si diresse così verso di lui, arrivato si mise accanto al compagno, appena fatto ciò il biondo si girò di scatto verso l'amico, il suo sguardo sembrava serio non preoccupato, "Ehi Eren proprio di te stavamo parlando" disse, era in compagnia di Historia, Connie, Jean e Sasha, anche se lei sembrava presa troppo dal suo cibo per discutere con Armin, "pensavamo..." incominciò "che quel tuo gesto di qualche ora fa, quel gesto che ha scatenato i giganti contro un loro stesso simile, beh.. io e Jean affermiamo che non sia stata una casualità ma un tuo nuovo potere, dimmi hai sentito qualcosa in particolare in quell'istante?" Eren ci pensò, no, non aveva sentito niente, il suo intento era solo quello di proteggere Mikasa, "No, niente" concluse, Armin rimase deluso da quella risposta ma cercò comunque di mantenere un piccolo sorriso e invitò Eren a mangiare, così il ragazzo iniziò a consumare il suo pranzo senza dire niente, in silenzio, una volta finito si diresse verso il tavolo dei superiori, lì si trovava il capitano Levi, stava indicando qualche punto su una mappa ad Erwin, il comandante, Eren fece il classico "saluto" a dei superiori e disse "Comandante, capitano, scusatemi il disturbo ma avrei una misera richiesta da farvi" i due uomini si guardarono e Levi incominciò dicendo "Moccioso non vedi che qua stiamo parlando di cose se-" ma venne interrotto dal comandante "Certo Eren, fai presto però, io e Levi abbiamo tanto lavoro da fare qui" "Grazie, dato che Mikasa Ackermann è indisposta nel consumo del suo pranzo potrei portargli io la sua porzione?" chiese il ragazzo con fermezza, Levi sembrava stesse per iniziare una discussione ma Erwin abbassò velocemente il capo in cenno di consenso, così Eren prese il pranzo di Mikasa e lo portò in camera sua, appena entrato urlò "Ehi Mikasa sono Eren, sono venuto a portarti il pranzo...", la ragazza stava dormendo, appena Eren se ne accorse si maledì per aver parlato a voce alta, lascio il piatto su un comodino vicino a lei, prima di uscire si soffermò ad osservare l'amica, era così bella sotto i raggi del sole che entravano dalla finestra, gli illuminavano alcune parti del viso in maniera divina, i suoi tratti orientali, le sue mani, i suoi capelli corvini, tutto per lui era bello, si era quasi incantato finchè non vide le fasciature, di nuovo, quel senso di colpa, lui la stava contemplando proprio in un momento del genere, doveva solo essere arrabbiato con sè stesso per non essere riuscito a proteggerla, e niente altro, uscì da quella stanza senza più soffermarsi sulla corvina, il suo ultimo pensiero fu solo "devo dimostrarle che io posso proteggerla, che io sono forte quanto lei". Era prossimo al rientrare in camera sua per riposarsi quando sentii il capitano Levi urlare dal piano di sotto: "Tutti i soldati che sono nelle condizioni di camminare vengano fuori dall'edificio, ho una cosa importante da dirvi!", chissà cosa voleva Levi ora,proprio nel momento peggiore doveva chiamarlo? Stava per andare a fare un pisolino, Eren sbuffò e si diresse fuori dall'edificio, vide tutti i soldati schierati, notò Jean e si avvicinò a lui, gli chiese cosa stesse succedendo e il ragazzo più alto rispose "A quanto pare abbiamo..." il suo discorso fù interrotto dal capitano Levi che chiese il silenzio e richiamò l'attenzione dei soldati, fece un gesto con la mano e si spostò rivelando chi si celava dietro di lui, a quanto pare c'era un tipo piegato per non farsi vedere, il castano si sorprese alla vista di quell'individuo, che cosa poteva celare di così importante questo tizio?
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Freddo come il ghiaccio, freddo come Froste {Eremika}
FanfictionQuesta storia si trova nell'arco temporale successivo al capitolo 50 del manga/ ep.37 dell'anime. Eren inizierà a capire i sentimenti di Mikasa nei suoi confronti ma non è tutto, nel corpo della legione esplorativa si aggiunge un soldato fortissimo...