Mancava solamente un giorno a giovedì e Lilian stava entrando nella fase ansiosa di ogni teenager. Si chiedeva in continuazione cosa avrebbe potuto dirgli per rompere il ghiaccio, come si sarebbe dovuta comportare, cosa avrebbe indossato...
Il Saint Martin era un locale molto casual, ma di certo non si sarebbe potuta presentare al suo primo appuntamento con una t-shirt e un paio di jeans strappati.
Pensava, anche, che non sarebbe neanche stato appropriato presentarsi con un abito elegante e tacchi a spillo.
Era agita, tanto che non riusciva a concentrare la mente a quello che stava facendo.
La sera, molto spesso, lei e suo padre si organizzavano dietro la loro abitazione per un incontro di lotta libera, per scaricare la tensione e la rabbia.
Quei piccoli incontri l'avevano sempre aiutata a mantenere la calma e l'acquolina da sangue umano.
Suo padre, d'altro canto, era nei d'intorni da molto più tempo di lei e aveva, quindi, imparato a rallentare l'istinto di dissanguare ogni passante in meno di un secondo.
Egli, infatti, le raccontava spesso di come suo padre - il nonno di Lilian - aveva combattuto per renderlo un vampiro capace di controllare le sue voglie, i suoi istinti. Le raccontava, inoltre, di quanto fosse in gamba e di quanto fosse un vampiro istruito al punto giusto.
Il nonno di Lilian amava la lettura, amava vivere la vita e passare ogni giorno come fosse l'ultimo, una cosa molto ambigua per un vampiro ma vera per lui.
"La vita da vampiro è un dono," ripeteva sempre, "nessuno ci può fermare a parte noi stessi."
Ed era vero, nessuno lo poteva fermare. Nessuno era mai riuscito a far tacere la sua allegria, il suo modo di comportarsi colloquialmente sia con i vampiri che con gli umani, il suo danzare tutto il giorno e tutta la notte intorno al fuoco e, soprattutto, la sua voglia di amare incondizionatamente.
Alger, così si chiamava, ripeteva sempre a Lilian di non arrendersi mai nella vita. Di non fermarsi ad una morte e piangerne per il resto della sua esistenza, di andare avanti.
Ma Lilian non era mai stata capace di seguire i suoi consigli filosofici in quanto, molte volte, non credeva nemmeno lui ai suoi consigli. Infatti, alla morte di Jean, sua nonna, lui, per il troppo dolore, si tolse la vita conficcandosi un paletto nel cuore.
Ma, sicuramente, la ragazza aveva appreso una cosa da Alger: Lilian sapeva amare incondizionatamente come lui. Aveva provato quell'amore e, per il troppo dolore che le aveva provocato, si era arresa completamente al sapore aspro del sangue.
Era come droga per lei.
"A cosa pensi?" Le chiese Adrian, il padre, iniziando a muoversi nel piccolo cerchio che avevano creato dietro la loro casa.
Lilian si sistemò la fascia che portava sulla testa cercando di rimanere concentrata.
"Nulla" mentì lei.
"Conosco quello sguardo perso nel vuoto, a cosa stai pensando?" Domandò di nuovo il padre incitando Lilian a colpirlo.
La ragazza iniziò a tirare una serie di pugni che Adrian schivò espertamente.
"Sono solo un po' preoccupata per la scuola..." mentì di nuovo lei.
"Terzo anno eh? Faticoso."
"Già," gli diede ragione Lilian, "inoltre, sono un po' preoccupata anche per Tyson. È strano ultimamente, non credi?"
Lilian colpì il padre alla mascella e poi sulla bocca, facendogli uscire una goccia di sangue dal labbro che lui cacciò via immediatamente. Poi gli diede un pugno in pancia che non riuscì a schivare e, infine, un calcio sul sedere che lo fece atterrare sul suolo.
"Stai scaricando troppa tensione su di me, tesoro" scherzò Adrian sistemandosi la mascella che si era leggermente spostata a causa del colpo secco della vampira.
Si alzò dal suolo iniziando a massaggiarsi il collo.
"Se fossi stato un umano sarei già morto" disse, infine.
"Comunque" continuò Adrian, "Tyson è sempre stato strano, non credi?"
"Si ma ultimamente si arrabbia anche se una mosca gli ronza intorno, capisci? Cinque mesi fa ha quasi ammazzato lo stesso ragazzo che ha preso a pugni l'altro giorno e prima delle vacanze natalizie è stato sbattuto dentro per aver preso a pugni un ragazzo della stessa compagnia di quello che gli da fastidio in continuazione!" Puntualizzò lei.
Il padre si sedette sull'erba, seguito dalla figlia.
"Tyson, come tu ben sai, non è mai riuscito a calmare la sua ira," sospirò lui, "è un ragazzo pieno di problemi di cui non vuole parlare, anche se penso sia la miglior cosa parlarne a qualcuno... quando se la sentirà ci dirà cosa lo disturba tanto."
"Sì, ma lasciandolo libero così andrà a finire che ucciderà qualcuno." Concluse lei.
Lilian si alzò trascinandosi verso la porta sul retro. Non vedeva l'ora di sdraiarsi sul suo comodo letto e placare i continui pensieri che, in quell'ultimo mese, si erano moltiplicati.
Per Nathan non era da meno. Il continuo pensiero di giovedì gli inondava la mente ormai dal giorno del rave e il mistero che notava in Lilian lo mandava ancora più in confusione. Le domande, che avrebbe voluto porle, circolavano in lui troppo velocemente tanto che, prima o poi, gli sarebbe venuto un vigoroso mal di testa.
L'apparizione della sorella quel giorno, però, l'aveva mandato ancora più fuori di senno.
Quella sera Daniel, il capo famiglia, aveva organizzato una cena familiare per accogliere, di nuovo, in casa la sorella maggiore di Nathan, Cher Cole.
Cher fu residente in Svizzera per tre anni, per studiare medicina.
C'era sempre stato un amore e odio tra i due fratelli, ma dopo un terribile incidente tutto l'amore che Nathan provava per la sorella si trasformò in un odio profondo, un odio profondo non solo verso di lei ma anche verso di lui.
In quanto incolpava sia sua sorella sia se stesso per quello che era successo.
Nathan sedeva in silenzio alla tavolata. Era vicino a Scott e Ethan, il suo migliore amico oltre a Steven.
Quest'ultimo era un ragazzo molto alto, con i capelli castani e gli occhi verdi. Aveva sempre sostenuto l'amico da quando era entrato a far parte della famiglia, l'aveva sempre aiutato nelle situazioni difficili.
I due erano sempre stati uniti. Amavano divertirsi alle feste e giocare ai videogiochi anche se, in quel periodo, Nathan notava in lui qualcosa di strano, come se gli stesse nascondendo qualcosa.
"Allora," parlò Daniel rompendo il silenzio, "cosa mi dite di bello? Cosa state facendo ultimamente?"
Nathan abbassò il capo, evitando il suo sguardo e continuando a mangiare le polpette che aveva preparato Audrey, la moglie di Daniel, e aspettando che quella pagliacciata finisse.
Per un momento scontrò il suo sguardo con quello di Cher che lo guardava come se fosse un cane bastonato in cerca di aiuto. Ma a lui non serviva aiuto, ce l'avrebbe fatta benissimo da solo a superare quella tragedia di cui incolpava, soprattutto, la sorella.
I membri della famiglia iniziarono a scambiarsi i fatti del giorno; ciò che avevano fatto, quello che avevano visto, a che ora avevano pranzato... A Nathan sembrava tutta una finzione quella che si era creata quella sera, pensava che Daniel si stesse comportando in un modo così colloquiale solo per impressionare Cher e per farla sentire a casa, poiché non era mai stato così estroverso con i membri della famiglia.
L'uomo si vedeva poco in casa, o passava le ore fuori o nel seminterrato portando avanti delle faccende a Nathan sconosciute. Era così misterioso.
"Nathan" lo chiamò all'ordine Daniel, "cosa ci racconti tu? Cosa hai fatto oggi?" Cercò di domandargli l'uomo, fallendo.
"Nulla di particolare," sussurrò il ragazzo, "sono solo molto stanco, vorrei andare a letto." Detto quello si alzò sotto gli sguardi confusi dei presenti. Diede un veloce buonanotte e corse al piano di sopra con l'intenzione di infilarsi sotto le coperte sperando che il giorno dopo sarebbe andato meglio.Salve!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi piacerebbe molto ricevere un vostro parere nei commenti, per sapere cosa ne pensate.
Vi mando un bacio e via auguro la buonanotte.
Greta x
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Immortals - Tra amore e guerra
Fantasía{PRIMO LIBRO DELLA SERIE DI IMMORTALS} Lilian è sempre voluta rimanere "invisibile" al mondo esterno. Dopo la scuola, amava chiudersi in un locale vicino al bosco, con degli anziani che giocavano a poker e una band, alquanto scarsa, che strimpellava...