Capitolo 14

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Lilian era ancora pietrificata

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Lilian era ancora pietrificata. Erano ormai, forse, passati almeno due minuti da quando quel ragazzo sconosciuto aveva pronunciato il suo nome, spaventandola.
Lilian provò, con tutta se stessa, di ricordare se l'avesse già conosciuto, in passato.
Ma niente, non se lo ricordava minimamente. Pensava fosse solo un ragazzo vampiro, molto inquietante, che conosceva il suo nome.
E se sapesse altro di me, oltre a quello? Pensò lei.
Era terrorizzata e incapace di correre dalla parte opposta, per scappare lontana da lui e dal modo terrificante in cui si poneva.
Lo sconusciuto la guardò con una aria compiaciuta sul volto, come se il suo scopo fosse farla spaventare. Ma non era solamente quello, lui lo sapeva bene.
Quest'ultimo, lentamente, cercò di avvicinarsi alla ragazza ma, Lilian, notando i suoi movimenti verso di lei, trovò le forze per allontanarsi il più possibile da quel tale.
Corse fino a svoltare in un vicolo desolato, lontano dai rumori caotici della serata e, soprattutto, lontano da dove aveva incontrato lo sconosciuto.
Solo dopo diversi istanti, tra il ricordarsi che indossava ancora il pigiama, completamente estivo, e di come quel ragazzo fosse riuscito a conoscere il suo nome, si ricordò di Tyson e di dove si fosse cacciato.
E se fosse nei guai? Se stesse pestando qualcuno?
Era così preoccupata e arrabbiata col fratello minore.
Dopo essersi accertata che non ci fosse più quello strano sconosciuto, tornò in mezzo alla folla ammassata e cercò qualcuno, ancora sobrio, a cui chiedere un cellulare per effettuare una chiamata; in quanto lei, ovviamente, aveva lasciato il suo a casa.
Si fece strada tra i corpi appiccicati della gente e scovò un gruppetto di ragazzi, forse qualche anno più grandi di lei, che chiaccheravano vicino ad un ristorante.
Non sembrava avessero bevuto, forse un paio di loro un po' brilli.
Si avvicinò non curandosi del suo abbigliamento imbarazzante e prese da parte un ragazzo dai capelli castani e il sorriso smagliante.
"Scusami, non è che potresti prestarmi il cellulare? È urgente." Gli chiese la ragazza quasi supplicandolo.
Il ragazzo guardò dalla testa ai piedi Lilian, trattenendosi dal ridere. La giovane non poté che fulminarlo con lo sguardo.
Alla fine cedette e le prestò il telefono.
Lei gli sorrise per ringraziarlo e cercò, con tutte le forze che aveva, di ricordarsi il numero della persona che doveva chiamare.
Diamine, me l'aveva detto solo qualche giorno prima.
Dopo qualche minuto, riuscì ad immaginarselo nella mente e lo compose sul cellulare del ragazzo che la stava osservando, sbuffando di tanto in tanto, spazientito.
Dopo due squilli, dall'altro capo risposero.
"Pronto?" disse una voce rauca.
"Nathan, scusami tantissimo per l'orario, ma mi serve il tuo aiuto" la ragazza si allontanò di poco dal proprietario del cellulare, che le stava di fianco col fiato sul collo.
"Lilian - dimmi tutto."
"Tyson è scomparso, mi serve una mano. Sono - si guardò un po' intorno per capire dov'era e trovare un riferimento da spiegare a Nathan - vicino il cinema della città ."
La ragazza sentì un po' di rumore dall'altro capo del telefono.
"Scott vestiti!" urlò Nathan "Arriviamo Lilian, non muoverti di lì"
"Grazie Nathan - ah, non è che riusciresti a portarmi un paio di scarpe?"

Dopo venti minuti, Nathan e Scott arrivarono davanti all'edificio, dove si trovava Lilian.
Scott parcheggiò la sua auto e i due si affrettarono a raggiungere la ragazza che aspettava, a braccia conserte, sulle scale del cinema.
"Ti ringrazio per essere venuto Nathan," lei lo abbracciò e subito dopo, quest'ultimo, le porse un paio di scarpe da ginnastica che, i due ragazzi, aveva preso in prestito da Grace.
"Sono di Grace quelle scarpe - per favore non rovinargliele!" Le raccomandò Scott.
La ragazza alzò gli occhi verso di lui, "comunque sono Scott, piacere." Si presentò il ragazzo.
"Piacere, Lilian." Ridacchiò lei.
La ragazza si osservò la scarpe bianche che aveva ai piedi, mostrando la sua completa gratitudine per il gusto eccelente della proprietaria - Grace.
"Mettiti questo," disse Nathan, togliendosi la giacca.
"No, non ti preoccupare, non sento il freddo" sorrise lei.
Ma il ragazzo le porse, ugualmente, la giacca in quanto, nemmeno lui, poteva sentire il freddo. Lilian, dopo di che, la indossò notando che le stava parecchio larga.
"Hai un'idea di dove possa essere Tyson?" Chiese Nathan.
"Doveva trovarsi con qualcuno... penso a provocare una rissa o non so" rispose lei gesticolando come una matta.
I due ragazzi si guardarono contemporaneamente, pensando alla stessa cosa, molto probabilmente.
Sapevano entrambi che esisteva solamente un posto dove c'erano risse o ammucchiate ogni giorno, ogni sera. La conoscevano benissimo quella parte di città.
"So dove andare, saltate in auto" disse Scott mettendo, subito dopo, in moto la vecchia Mustang.
I tre si avviarono nel centro di South Angels, il cuore dei non dormienti.
Quel pezzo di paese non era spesso visitato da Lilian; lei amava la tranquillità e il silenzio, mentre il centro, ogni giorno e ogni sera, era gremito di gente.
Chi si rifugiava nei pub a bere qualcosa con gli amici, chi rimaneva fino a tardi in palestra ad allenarsi e poi c'erano anche quelli che si riunivano, sempre, ad una panchina davanti al supermercato, raccontandosi della giornata appena passata e fumando, di tanto in tanto, qualche sigaretta.
Come faceva Nathan ai tempi del liceo.
Le luci a neon dei locali, erano fortissime e le risate dei passanti erano, decisamente troppo acute.
Riuscivano a stordire l'udito amplificato di tutti e tre i ragazzi presenti nell'auto.
Dopo diversi minuti, Scott accostò vicino a quello che sembrava un parcheggio desolato. E lì Lilian notò il fratello. Era a cavalcioni su un ragazzo mentre lo riempiva di pugni sul volto.
Diversi ragazzini, eccitati alla vista della rissa, erano posti a cerchio intorno alle due figure acasciate di Tyson e del ragazzino sconosciuto.
Lilian si affrettò ad uscire dall'auto, seguita da Nathan e Scott, e corse verso lo spettacolino che stava tenendo il fratello.
Spintonò alcuni ragazzi che non la volevano lasciare passare e, infine, arrivò a Tyson. Lo afferrò per la maglietta e lo scostò da parte. Nathan lo prese, bloccandolo.
La ragazza fece alzare il ragazzino preso di mira dal fratello minore. Era pieno di lividi; un occhio violaceo saltò alla sua vista e il sangue uscire dal sopracciglio e dal labbro le provocò una, terribile, fame.
Lilian si trattenne dal non morderlo e, successivamente, prese il ragazzo per il colletto costringendolo a guardarla.
"Sei tu quello che infastidisce mio fratello?" Parlò a denti stretti Lilian.
Il ragazzo ridacchiò divertito, "io quello che lo infastidisce? Non mi sembra sia lui quello ricoperto di lividi e sangue," ringhiò il ragazzo.
"Se ti ha preso di mira ci dovrà pur essere un motivo, no?" Disse Lilian provando una profonda rabbia sia verso quel ragazzino che, in qualche modo a lei sconosciuto, tormentava il fratello a tal punto da farsi prendere a botte. Sia verso Tyson, che non aveva un minimo di contegno nel porsi.
Il ragazzo, sempre con un sorrisino strafottente stampato sulla bocca, spostò la testa di lato per guardare oltre Lilian.
"Cosa non glielo hai detto? A tua sorella? Sei ridicolo, Tate!" Lilian si voltò per guardare il fratello che era quasi sul punto di piangere e pronto a scappare dalla presa salda e muscolosa di Nathan.
La ragazza si voltò di nuovo verso il tale che infastidiva il fratellino.
Aumentò la presa sul collo facendo gemere di dolore quel bastardo.
"Dirmi cosa?" Chiese lei.
"Non sono così stronzo. Se lo vuoi sapere chiedilo a Tyson," rise lui facendo imbestialire maggiormente la ragazza.
Senza accorgersene, aumentò la presa sul collo del ragazzo. Oltre alla rabbia che provava nei suoi confronti per portare il fratello minore quasi a piangere e a riempirlo di cazzotti, provava anche una profonda fame, dovuta dalle ferite aperte da poco.
"Lilian così lo soffochi!" Urlò Nathan da dietro di lei.
Però la ragazza non prestò minimamente attenzione alla voce del giovane. Era troppo affamata. Gli occhi di lei diventarono, improvvisamente, di un rosso fuoco e i canini iniziarono a scendere, diventando più lunghi e provocando un dolore atroce alle gengive di lei.
Tyson si agitò sotto la presa di Nathan, "fermala! Fate qualcosa!"
Il ragazzo lasciò il fratello di Lilian e corse verso di lei, afferrandola e portandola da parte.
Il ragazzino preso di mira da entrambi i Tate, si toccò il collo che, poco prima, era stretto dalla presa pungente della vampira.
"Cosa cazzo è appena successo?" Sbraitò il ragazzo guardando prima Lilian che si trovava sotto il corpo di Nathan, e poi Tyson che iniziò a ridere vedendolo spaventato.
"I suoi occhi - erano fottutamente rossi! Rossi sto dicendo!" Si agitò il ragazzo.
Gli altri ragazzi presenti iniziarono a ridere, prendendolo per un pazzo, non credendo a quello che il giovane aveva, effettivamente, visto.
"Secondo me ti sei scolato troppe bottiglie di birra," disse Tyson ridendo.
"So quello che ho visto!" Sbraitò lui, nuovamente.
Lilian, intanto, si calmò alla vista di Nathan. In quel momento era sotto di lui e lo guardava con adorazione. I suoi occhi tornarono verdi e i canini si accorciarono, tornando normali.
"Momento imbarazzante," ridacchiò lui. La loro etrema vicinanza li metteva entrambi a disagio.
"Già ," sorrise lei.
"Ti sei un po' calmata?" Lilian, alla domanda, annuì.
Nathan si alzò e portò con se la ragazza. Lilian si avviò vicino al ragazzo, prendendolo per le spalle e guardandolo intensamente. Dopo qualche istante, il ragazzo non ricordò più nulla. Così fece con il resto degli altri.
Successivamente Scott, Tyson, Nathan e Lilian tornarono sulla Mustang e quest'ultima chiese al propietario dell'auto se poteva accompagnare lei e il fratello a casa.
Scott, ancora abbastanza stordito, accettò e, poco dopo, si trovarono davanti l'abitazione dei Tate.
Tyson salutò velocemente e tornò in casa correndo.
"Tutto bene?" Chiese Nathan accompagnando la ragazza alla porta. Scott, invece, preferì rimanere in auto.
"Potrebbe andare meglio... è il sangue, ha questo effetto su di me. Spero di non averti spaventato."
"Me no, forse hai turbato un po' la mente di Scott," ridacchiò lui.
"Porgigli le mie scuse, per favore" sorrise lei, dispiaciuta. Nathan acconsentì.
I due si guardarono ancora per qualche istante, prima che Lilian salutò il ragazzo e fece per entrare in casa.
"Lilian?" La richiamò Nathan, sovrappensiero.
"Si?"
"Come hai fatto a cancellare la memoria di quei ragazzi?" Chiese lui, curioso.
"Te lo spiego un altro giorno, voglio vedere come sta mio fratello." Lilian gli fece un sorriso forzato. Nathan la raggiunse e le diede un bacio sulla guancia; dopo di che lui tornò in auto e lei in casa.
La ragazza non perse tempo a raggiungere il fratello in camera sua. Tyson era seduto sul letto, le mani incrociate sul grembo e lo sguardo basso. Lilian si sedette di fianco a lui accarezzandogli la schiena curva.
"Non so cosa mi stia accadendo," iniziò a parlare Tyson, improvvisamente, "mi sento così... così strano, diverso. E già da un secolo che va avanti questa storia, questa continua lotta con me stesso. E poi ci sei tu, tremendamente impaurita da ogni cosa che faccio... hai sempre la tendenza a proteggermi. Per Camille, invece, esiste solo quel ragazzo che ha conosciuto qualche settimana fa. Trevor è sempre intento a portarmi sulla strada opposta da quella in cui mi trovo io, invece. Mentre, mamma e papà , sono così presi dal lavoro dal non curarsi di noi, di me."
Lilian ascoltò ogni singola parola del fratellino, arrivando a diverse conclusioni non del tutto certe.
"Ho una paura tremenda, Lil. Sono così spaventato per quello che mi sta accadendo; non so come comportarmi, come dire ad alta voce una verità che so, ma che non credo ancora sia vera." A Tyson scese una lacrima, Lilian non poté che abbracciarlo stretto.
Non aveva mai visto il fratello così vulnerabile, così piccolo e in cerca di attenzioni. Di qualcuno che lo ascoltasse, che cercasse di aiutarlo.
Si maledisse per non aver capito prima ciò che turbava il fratellino, ciò che lo rendeva perfetto da prendere in giro da quegli idioti e, di conseguenza, un perfetto avversario per un incontro di lotta. In quanto Tyson, pur di scaricare la sua ira, sarebbe stato capace di uccidere chiunque gli capitasse tra le mani.
Dopo averlo coccolato e lasciato dormire, Lilian fece per avviarsi nella sua stanza, ma la sua attenzione fu catturata dalla porta dello studio di suo padre, ancora aperta.
Nonostante fosse pensierosa riguardo il fratellino, con la giacca di Nathan sulle spalle e le scarpe di Grace ai piedi, si avviò verso lo studio, per cercare qualche verità sulla vita di quel ragazzo che annebiava la sua mente in continuazione.

Salve!
Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto!
Mi piacerebbe molto conoscere un vostro parere a riguardo.
Vi mando un enorme bacio, Greta x

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