Anno 1790, in un piccolo villaggio nel Maryland.
La boccetta tra le mani, i passi lunghi e tremendamente veloci, l'unico ostacolo la gonna lunga e ampia che indossava che la rallentava più del dovuto. Non voleva usare la sua velocità sovrumana, non lì, non in quel posto dove tutti avrebbero potuto vederla, giudicarla e condannarla. Non voleva andarsene da lì, le piaceva essere circondata da gente che non conosceva, a cui non importava nulla di lei, gente che non conosceva ancora la sua vera forma.
Quella di un demone, pensò.
Lilian era determinata ad arrivare alla sua piccola abitazione lontana dai rumori caotici causati dalle festicciole che spesso il villaggio organizzava.
Lei non ci era mai andata per paura di essere scoperta, per paura di perdere di nuovo il controllo. Voleva solamente arrivare a casa, bere il contenuto della boccetta e imparare, finalmente, a controllare la sua sete di sangue umano.
Non vedeva i suoi fratelli e i suoi genitori da circa sessant'anni. Era scappata di casa dopo una scia di omicidi che iniziarono ad indentificare la sua forma in mezzo ad un gruppo di innocenti che avrebbe voluto solo uccidere.
Al primo attacco aveva pensato: solo un pochetto, che sarà mai.
Ma non si fermò più, a tal punto da diventare il mostro del paese.
Tutti la temevano, tutti avevano paura di lei. Tutti la giudicavano appena la vedevano o cambiavano strada, non volendo percorrere il suo stesso tragitto.
Tutti la conoscevano come un mostro.
Solo poche sere dopo il suo centesimo omicidio in quel piccolo paese, decise di allontanarsi provando a vivere da sola e a imparare l'arte del controllarsi.
Ci volle molto ad imparare e anche se non ci riuscì molto bene, sapeva controllarsi maggiormente dopo diversi anni e dopo diverse prove.
Aveva imparato a cibarsi di animali e a bere solo poche gocce di sangue umano. Era determinata a riuscire ad essere come i suoi fratelli, pieni di auto-controllo, così da riuscire a tornare da loro e dai suoi genitori.
"Ehi, fuggitiva!" Si fermò sui suoi passi. Non voleva voltarsi, voleva continuare a camminare ed arrivare il più presto possibile alla sua abitazione. Ma sapeva anche che chiunque la stesse inseguendo, l'avrebbe seguita fino a casa sua, così da scoprire dove abitava.
Si sistemò una ciocca di capelli che era uscita in modo ribelle dalla coda bassa che si era fatta. Lilian aveva, all'epoca, lunghi capelli biondi ondulati che portava spesso in una coda bassa abbellita da una fascia ampia in testa, oppure, spesso, optava anche nel lasciarli ribellamente liberi.
Deglutì, girandosi lentamente verso lo sconosciuto che l'aveva richiamata.
Le si presentò davanti un ragazzo. Avrà avuto solo qualche anno in più di lei contando, ovviamente, i suoi anni da umana. Aveva dei capelli leggermente lunghi, che gli ricadevano con leggeri riccioli castani quasi fino alle spalle. Riusciva a vedere, nonostante il buio della sera e la leggera lontananza che li separava, i suoi occhi azzurri, azzurri come il mare.
Aveva una camicia sgualcita che portava dentro, in modo disordinato, a dei pantaloni marroni. Aveva le mani su entrambi i fianchi e il viso rilassato.
Lilian notò quanto bello fosse il ragazzo ai suoi occhi.
"Credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene," spiegò il ragazzo mantanendo le distanze "e credo anche che tu abbia ucciso la mia cavalla," continuò rimanendo, stranamente, calmo.
Lilian nascose la boccetta dietro la sua schiena e si maledì per non essere stata attenta.
"Credo che tu ti stia sbagliando" cercò di giustificarsi la ragazza, "io non ho rubato nulla e non ho ucciso la tua cavalla... sarà stato qualcun'altro, mi dispiace." Girò i tacchi continuando a camminare verso la sua abitazione, tenendo ben salda la boccetta nella sua mano e cercando di sembrare il più tanquilla possibile.
Il ragazzo non mollò la presa, però. Corse fino ad arrivare davanti a Lilian, facendola fermare nuovamente.
"Non sono cieco, signorina. L'ho vista mentre si cibava della mia cavalla e mentre rubava un po' di sangue dal braccio del mio povero nonno."
Lilian deglutì nuovamente, schiaffeggiandosi interiormente per essere stata così stupida da farsi scoprire.
"Hai intenzione di dirlo a qualcuno?" gli chiese spaventata lei.
Il ragazzo sospirò. "No... ma voglio saperne di più."
Lei fece per scappare, ma il ragazzo le prese in tempo il polso, fermandola.
"Non ti preoccupare" le disse, "non voglio farti del male."
Lilian si rilassò sotto il tocco del ragazzo. Quest'ultimo allentò la presa sul suo polso, prendendole la mano.
"Lilian," si presentò lei.
"Damian, piacere."Il ricordo le fece scendere una lacrima che le rigò l'intera guancia. Era stato uno dei momenti peggiori della sua vita e uno stupido diminutivo pronunciato da uno sconosciuto attraente che non sapeva difendersi, l'aveva fatta ritornare a quei tempi, quando tutto le andava storto, quando per lei esisteva solo un dolore infinito.
Cacciò via la lacrima che ormai aveva bagnato la sua guancia e con nonchalance si girò verso il ragazzo che l'aveva chiamata.
E così rivide Nathan. I capelli scuri, che prima erano sistemati e gellati, erano liberi e ribelli sul suo capo. La sua espressione era un misto di paura e curiosità e le sue pupille erano leggermente dilatate.
Il ragazzo, con un movimento nervoso, si mise le mani in tasca, passandosi la lingua sulle labbra inumidendole.
"Credo che io e te dovremmo parlare" disse Nathan deglutendo.
Lilian era ancora scossa dal flashback che le aveva annebbiato la mente, così tanto che avrebbe voluto scoppiare a piangere in quel esatto momento.
Nonostante volesse scoprire i segreti che si celevano dietro la bellezza sovrumana del ragazzo davanti a lei, non voleva che fosse quello il momento, in quanto, in quell'istante, avrebbe voluto chiudersi nell'angolino buio della sua stanza per rimuginare sul passato, su quello che aveva fatto e su quello che poteva ancora fare.
"Scusa?" chiese lei, stordita.
"Su quello che è successo ieri sera." Continuò lui in modo nervoso. Spostò il peso del corpo da un piede all'altro e quando vide che Lilian non replicava continuò a parlare.
"I tuoi occhi... un minuto prima erano rossi e il minuto dopo no... com'è possibile?"
Lilian rise leggermente.
"Hai la faccia tosta di venire qui e chiedere dei miei occhi rossi, quando prima di tutto avresti dovuto ringraziarmi?" parlò lei innervosita dal fatto che non l'aveva nemmeno ringraziata per avergli salvato, praticamente, la vita.
"Cosa?" replicò lui.
"Ti ho salvato il culo ieri notte! Mi merito un grazie, no?"
"Avrei potuto benissimo farcela da solo" continuò lui apparendo più sicuro di sè.
Lilian rise di nuovo.
"No, non è vero. Sembrava che te la stessi facendo sotto." Replicò lei.
Nathan lasciò che un lungo sospiro esasperato lasciasse la sua bocca.
"Grazie, okay? Nonostante questo so quello che ho visto!"
Lilian decise di entrare all'attacco. In fondo voleva scoprire anche lei quello che aveva visto, quello che la stava tormentando. Il passato non l'avrebbe fermata, era la sua occasione.
"Se è per questo, anch'io so quello che ho visto" disse lei. Con passi veloci si avvicinò a lui che la continuò a guardare con il timore negli occhi.
Si trovarono, finalmente, faccia a faccia. Lilian era ormai determinata a capire cosa fosse.
Con l'adrenalina che le circolava nelle vene, gli prese la mano voltando il palmo di quest'ultimo verso di lui.
"Qui," indicò il centro del palmo, "ieri sera c'era un taglio, molto profondo per inciso."
"Avrai visto male," obbiettò lui in modo nervoso.
"No, posso dire che la mia vista non mi delude mai" continuò lei, "come ha fatto a guarire così velocemente?"
Nathan si scostò dalla presa salda di Lilian, spingendola via.
"E tu? Come fai ad essere così veloce? Non è possibile una cosa del genere!"
"È il bello del mestiere," ironizzò Lilian.
Entrambi sapevano che nessuno dei due avrebbe rivelato la loro vera forma, ma volevano comunque provarci. Entrambi erano determinati nello scoprire con che tipo di creatura, a loro sconosciuta, avessero a che fare.
Il suono assordante di un clacson li fece voltare entrambi verso la direzione da cui il suono proveniva. Lilian vide in lontananza due ragazzi. Uno molto alto con i capelli castani. Portava un giubbotto di pelle nera e dei jeans scuri che gli fasciavano perfettamente le gambe. L'altro era un po' più basso, anche lui, con i capelli castani leggermente sudati sulla fronte. Quest'ultimo portava solamente una felpa bianca con dei pantaloni della tuta incorporati.
Lilian avrebbe giurato di averlo già visto a scuola.
Quest'ultimo urlò a Nathan di muoversi, ma il ragazzo si girò verso Lilian ignorando completamente l'amico che lo chiamava in modo insistente. Voleva chiudere la conversazione con la ragazza ricavando qualche informazione in più riguardo lei.
"Dovresti andare," disse Lilian mettendosi le mani nelle rispettive tasche del cappotto e iniziandosi ad incamminare verso l'entrata della scuola.
Nathan si voltò verso di lei, di colpo. "Non abbiamo ancora finito." Replicò.
Ma Lilian si era già allontanata da lui.Salve! Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi piacerebbe conoscere una vostra opinione, magari con un commento.
Un bacione, Greta x
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Immortals - Tra amore e guerra
Fantasi{PRIMO LIBRO DELLA SERIE DI IMMORTALS} Lilian è sempre voluta rimanere "invisibile" al mondo esterno. Dopo la scuola, amava chiudersi in un locale vicino al bosco, con degli anziani che giocavano a poker e una band, alquanto scarsa, che strimpellava...