Capitolo 16

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La spiaggia non era mai stata isolata quanto in quella fredda serata

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La spiaggia non era mai stata isolata quanto in quella fredda serata. Il mare era accompagnato da leggere onde che si infrangevano sugli scogli e i granelli di sabbia, spesso, venivano spostati dal vento e portati chissà dove. L'unica figura presente in quel posto era Lilian, che osservava il mare con lo sguardo perso nel vuoto.
I suoi pensieri erano in disordine nella sua mente, ma l'unica cosa a cui riusciva ancora a pensare, a rammentare, era quanto le mancasse la sua vecchia vita, lontana dal mondo dei vampiri. Lontana dal dover uccidere qualcuno per sopravvivere - dal non essiccarsi - lontana dai continui pericoli.
Perché anche lei, per un un tempo che le sembrò fin troppo corto, fu umana. Fino ai diciassette anni, la sua vita era così monotona e fin troppo noiosa, ma nonostante quello, la amava.
Non molto lontana da quella che viveva in quel momento, fatta eccezione per le abitudini primarie.
Ricorda ancora il magnifico pesce fritto che le preparava la signora Turner - appena pescato dall'agile signor Turner, per giunta - e quel latte squisito appena munto, il quale amava berne a volontà.
La trasformazione in vampiro avveniva gradualmente. Dal primo anno di vita fino ai dieci, vivevi da completo umano. Dagli undici ai sedici, invece, iniziavi a percepire il cambiamento graduale del tuo corpo - dai canini agli occhi rossi - , mentre compiuti i diciassette anni, cominciavi a percepire la prima sete di sangue umano.
Da allora la vita di Lilian fu un susseguirsi di pericoli, di spostamenti da luogo a luogo e di carneficine.
Ripensò a quegli anni della sua adolescenza umana, sperando invano, di ritornare a quei tempi.
Sperando di avere una vita apparentemente normale. Una vita da essere umano.
La ragazza si alzò, togliendo il restante dei piccoli granelli di sabbia che si erano appiccicati ai suoi indumenti, e iniziando a guardarsi intorno notando il vuoto totale.
Corrugò la fronte alla vista della spiaggia completamente desolata. Il restante dei giorni era spesso occupata da compagnie in procinto di fare un falò o da coppie, mano nella mano, che passeggiavano allegramente a riva del mare.
A quel punto si ricordò di Nathan.
La vista del disegno che aveva fatto con le sue mani, solo con un pezzo di carboncino e un fazzoletto per sfumare, che combaciava perfettamente alla foto ritratta nel libro del padre, l'aveva completamente pietrificata.
Ripensò a quello che aveva letto, al fatto che si trasformasse in un, così detto, lupo mannaro ad ogni plenilunio e che le due specie distinte fossero nemici naturali da molti anni. Molti secoli.
Quello stesso giorno era tornata nella sua dimora, per fare altre ricerche a riguardo.
Rammentò un altro pezzo, un piccolissimo paragrafo in fondo all'ultima pagina del capitolo, che aveva notato solo quella sera, quando incominciò a rileggere il tutto per la milionesima volta.
Raccontava che, dopo continue lotte tra le due creature, molti scoprirono che il morso di un licantropo era letale per un vampiro.
A quel punto Lilian lasciò che il timore nei confronti di Nathan prendesse il sopravvento su di lei, sulle sue azioni.
Aveva paura, diamine se ne aveva. Era impaurita sia per se stessa che per la sua famiglia.
Per la prima volta, da più di cinquecento anni, era tanto così vicino alla morte.
La ragazza continuò a guardarsi intorno; i suoi capelli biondi venivano mossi dal vento invernale, mentre stringeva il suo piccolo corpo in un maglione di lana.
Scorse, in lontananza, una figura di spalle. Portava una camicia color panna abbastanza sgualcita e dei pantaloni neri. Il ragazzo davanti a lei buttò la testa all'indietro, aprendo le braccia.
Lilian, molto confusa alla vista di quello strano ragazzo, si avvicinò di più a quest'ultimo, curiosa di scoprire chi si celasse dietro quella capigliatura spettinata.
Sgranò gli occhi quando capì chi fosse. Nathan.
Senza pensare la giovane urlò il suo nome più volte, affinché la sentisse e venisse da lei.
Ma quando il giovane si voltò verso di lei, a Lilian le si gelò il sangue.
La sua espressione era piena di rughe e le bassette fin troppo lunghe. Gli occhi erano tremendamente gialli e di poco aprì la bocca, così da scorgere i suoi canini affilati quanto i suoi.
La ragazza si portò una mano davanti alla bocca, dallo stupore.
L'unica cosa a cui pensò, in quel momento, era di scappare il più lontano possibile da lui.
Fece per farlo ma appena si voltò, Nathan fu proprio dinanzi a lei.
Lilian deglutì.
"Tu non sei questo, Nathan - parlò lei sperando che l'ascoltasse - tu non sei un assassino."
In cambio ricevette un ghigno da parte del ragazzo. Come se non avesse sentito le parole della giovane, Nathan le puntò gli artigli nella carne del braccio, facendola gemere di dolore.
E, con un passo svelto, le morse la spalla, facendola urlare.

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