Capitolo I - Infanzia

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Nescire... quid ante
quam natus sis acciderit,
id est semper esse puerum.

Ignorare ciò che è accaduto
prima che tu sia nato è come
rimanere sempre fanciullo.

- CICERONE



07 Marzo 1995

Se ve lo state chiedendo questa è la mia data di nascita. Mi chiamo Erin, da piccola ero una bambina solare, sorridevo spesso ma ero riservata. Adoravo essere viziata come penso tutti i bambini, ma ero anche dispettosa. Insomma, una bambina che finché la coccolavi non avevi problemi, ma che se facevi incazzare o far star male trovava la giusta moneta con la quale ripagarti.

Diciamo che il periodo in cui venni al mondo per i miei genitori non fu dei migliori, ero la seconda figlia, concepita dopo 6 mesi dal primogenito, Travis. Insomma, non ero sicuramente stata cercata e i miei valutarono l'ipotesi di abortire.

Per volontà di mio padre, Jim, si prese la decisione di tenermi e crescermi anche se con tanti sacrifici. Ma non ero una bambina stupida e mi accorgevo di come la mia mamma, Terri, mi guardava rispetto a mio fratello. Lui era il suo preferito, era il figlio voluto e perfetto. Io ero quella arrivata troppo presto a rovinare tutto, mi sentivo spesso così, un problema venuto a incasinare una neo famiglia.

Prima che io nascessi la nonna, Maggie, aveva avuto una brutta malattia, una forma di tumore; le avevano dato qualche mese di vita. Secondo i dottori non avrebbe fatto in tempo a vedermi nemmeno nascere, ma lei è sempre stata una testarda e diceva sempre che il desiderio di vedermi era così forte, che nemmeno una malattia così grave poteva impedirglielo e così fece. Non mi conosceva nemmeno, eppure per lei ero così importante da raccogliere tutte le sue forze per combattere il male che gli si era buttato addosso.

Gli anni passarono e io diventai il bastone della sua vecchiaia, così le piaceva chiamarmi e io le promisi che sarei sempre stata lì accanto a lei a svolgere il compito che mi aveva assegnato, la mia vita da allora aveva uno scopo e mantenni quella promessa. Passavo molto tempo con lei, anche perché spesso Terri non sapeva dove lasciarmi visto che lavorava, così mi portava da nonna che mi trattava come una principessa. Iniziai a creare un bel rapporto con lei e cercai di trovare la forza che possedevo, per essere una brava bambina: così la mia mamma sarebbe stata orgogliosa di me.

All'età di circa un anno mio nonno morì, stava male da tempo, lui era più grande di nonna e negli anni a seguire lei stessa mi raccontò parti della loro storia. Il giorno prima del suo funerale mi ammalai e questo non permise a Terri di poter andare al funerale di suo padre. Penso che sia uno dei motivi per il quale non sia mai riuscita a guardarmi davvero in buon modo. Questo con il tempo mi ha fatta sentire in debito con lei, così cercavo solo di fare del mio meglio per renderla orgogliosa di me.

Soffrivo d'asma fin da piccola e spesso dovevo fare visite in ospedale, ero proprio un grosso problema. Ma c'era una sola cosa della quale mi importasse sul serio, apparire agli occhi di mia madre come la figlia che ogni madre avrebbe voluto. Questo influì molto sulla mia vita.

Passavo buona parte del mio tempo a casa di nonna, lei aveva un cane, si chiamava Toto, era il mio migliore amico. Mi divertivo a fargli i dispetti e a farlo arrabbiare, infatti un giorno lo feci arrabbiare così tanto che mi morse, lui perse un dente che rimase conficcato nel mio braccio e io diverso sangue; mi rimase una cicatrice che continuerà a legarci per sempre.

Dividevamo tutto, persino i ghiaccioli all'arancia, era il suo gelato preferito e anche il mio. Ma presto venni scoperta da Terri che mi sgridò terribilmente, anche se io con il sorriso pensavo che il mio fosse un atto molto generoso, così fui costretta ad agire di nascosto nei giorni successivi.

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