Mi sono sempre chiesta cosa ci riservasse la vita: se il nostro destino fosse già scritto e noi solo degli attori che si attenevano, inconsapevolmente, a un copione; oppure se noi, scelta dopo scelta, stavamo scrivendo la nostra storia. Non so esattamente tra le due quale sia la risposta a questa domanda, forse non lo sono entrambe. Ciò che so è che non tutti hanno avuto la possibilità di raccontare la propria storia. Non so darvi una spiegazione a tutto questo, forse rimarrà una domanda che il genere umano continuerà a farsi, senza trovare una risposta. Ma so che alla vita, per quanto breve o lunga possa essere, si può dare un senso; anche quando sembra non averne.
Ricordo di aver visto un film intitolato Collateral Beauty (Bellezza Collaterale), il protagonista descriveva tre importanti pilastri della vita: amore, tempo e morte. Aveva lasciato dentro di me delle domande alle quali tentavo di rispondere, ma non è facile per una ragazza di vent'anni.
Ma porsi delle domande e tentare di trovare delle risposte è un modo per vivere, partecipare attivamente alla vita, cosa che purtroppo non tutti fanno.
Vent'anni sembrano davvero tanti se ci si pensa, ma vissuti passano in fretta. Nasci, poco dopo inizi a camminare, le prime parole, i primi amici, la prima volta a scuola, le prime litigate con i genitori o gli amici, la prima cotta, le prime cavolate con gli amici, la prima sbronza, i 18 anni, poi finisci a diplomarti che vieni buttato nel mondo dei grandi; inizi ad avere le prime responsabilità e ti rendi conto di quanto sia dura sopravvivere là fuori.
Sembra tutto fuori controllo ma ritengo che le esperienze degli altri siano delle storie importanti da raccontare, giuste o sbagliate che siano; da esse si può imparare.
La nostra esistenza non è altro che un segmento: il cui punto iniziale è la vita e il punto finale è la morte. Esso regola il tempo e noi siamo un punto che passa su di esso: dalla vita sino alla morte.
Ognuno ha il proprio segmento, non sappiamo l'effettiva distanza tra i due punti e non sappiamo da chi siano regolati, ma anche noi possiamo regolarli a nostra volta.
Possiamo accorciare questa distanza con determinate scelte di vita, tentare di allungare questa distanza sempre attraverso altre scelte. Non sempre questa distanza per alcune persone viene ritenuta giusta, penso che tutti lo abbiano pensato almeno una volta. Tutti prima o poi perdiamo qualcuno al quale teniamo, non sono cose facili da accettare.
Non ho una soluzione per trasformare il mondo in maniera giusta, una persona sola non può fare la differenza, un gruppo potrebbe riuscirci, un giorno.
Ciò che so è come poter passare il proprio tempo a disposizione in maniera sensata, una di quelle vite che voltandosi indietro, si è felice di averla vissuta.
Se si trova un senso alla propria esistenza, non staremo più a parlare di gente che è sopravvissuta, ma di una persona che ha vissuto davvero la sua vita e che tornando indietro non cambierebbe nulla, perché ciò che ha fatto e che ha vissuto lo ha reso la persona che è ora.
Anche le brutte notizie, le delusioni, le perdite, i dolori, i cuori spezzati, ci portano ad essere delle determinate persone. Non sempre il risultato della nostra vita ci porta ad essere delle brutte persone, anzi, credo che se tutti imparassero dai propri errori e da quelli degli altri; tutti saremmo persone migliori.
Vi lascio alla lettura di una storia, un monologo interiore della protagonista: che sia un' autobiografia, una storia totalmente inventata o un misto tra le due; lascio il beneficio del dubbio al lettore.
STAI LEGGENDO
Vivere militare est.
General FictionL'opera narrativa parla della vita di una giovane ragazza di nome Erin, partendo dalla sua nascita fino al compimento dei vent'anni. Il racconto si svolge inizialmente nel suo paesino di origine, per poi spostarsi dopo il diploma in città. L'obietti...