Capitolo 4

32 4 0
                                    

"Charlotte Jones nata a Los Angeles il 17 maggio 1995" informo la bibliotecaria che prende appunto dei miei dati.
"Molto bene , posso vedere il suo documento per favore ?"
Cerco nella borsa di Chanel regalatemi da mio padre per il mio 24° compleanno rovistando rumorosamente tra le cianfrusaglie al loro interno e sentendo lo sguardo giudicante della donna su di me abbastanza indispettita per il fracasso che sto causando e per il tempo che le sto facendo perdere "ma dove diavolo è finita ?" Sussurro tra me e me sbattendo la borsa sul tavolo e cercando con entrambe le mani quel fottuto pezzo di carta.
"Stai cercando forse questa ?"
Mi volto e vedo Bryan con la mia carta d'identità venire verso di me e porgermela davanti.
"Si" rispondo strappandogliela dalle mani e passandogliela alla responsabile che controlla velocemente se i dati da me forniti corrispondono mentre lancio occhiatacce al ragazzo.
"Grazie signorina Jones , ora è registrata e potrà accedere alla biblioteca ogni volta che vorrà e potrà inoltre prendere qualunque libro. Ecco qui la sua tessera ,buona giornata!" Mi dilegua spostandosi verso il centro dell'edificio per assistere altri clienti e lasciandomi nelle grinfie del biondo cenere che cerco di evitare incamminandomi verso l'uscita.
Mi inoltro in direzione della mia auto e quando sto per salirvi sento il nome di Charlotte riecheggiare nella via.
Ancora lui ..
"Si può sapere perché continui a seguirmi?! Che vuoi ancora ?!" Domando irritata.
"Ehi abbassa i toni okay? Ti ho solo riportato il tuo documento facendoti anche un favore! Volevo sapere se avessi bisogno di un passaggio. Ma vedo che te la cavi benissimo da sola."
Oh il bagnino alla Baywatch si sta inalberando .. era ora..
"Esattamente ! Come vedi ce la faccio anche per i fatti miei ! Ora smamma baby" tento di liquidarlo chiudendogli la portiera in faccia ma mi ferma e continua il suo blatero "si può sapere perché sei così acida ?" Domanda frustato "perché è il mio carattere , quindi che ti piaccia o meno te lo devi far andare bene." Rispondo sempre più infastidita.
"Wow bello schifo sai! Chissà come saranno contenti i tuoi amici e soprattutto il tuo fidanzato! " Lo guardo in cagnesco negli occhi per svariati secondi senza dire niente per poi mettere in moto definitivamente e sfrecciare via; questa lama dritta al cuore non mi ci voleva proprio ma spero dopo oggi di non incontrarlo più dato che non sopporto la gente che mi sta addosso in particolare quando cerca di aiutarmi; l'aiuto rappresenta un umiliazione per me perché indica che da sola non potrei riuscire a raggiungere un determinato obiettivo e io non voglio questa considerazione soprattuto in campo lavorativo dove voglio essere la migliore a tutti i costi.
Passo davanti a svariati negozi finché non decido di accostare per andare a prendermi un caffè freddo da Starbucks con tanto di gelato e glassa al cioccolato; ogni tanto qualche sgarro mi è concesso.
Entro ed effettuo il mio ordine andando poi a sedermi in un tavolo in un angolo da sola; estraggo la mia nuova tessera per la biblioteca e rigirandola tra le dita noto che è indicata una zona proibita a qualunque cliente se non dotato di un particolare certificato reperibile solo in chissà quale istituto privato "raccomandati del cazzo" mugolo riponendo il tesserino nel portafogli e degustandomi la bevanda che nel frattempo mi aveva servito il cameriere. Il via vai delle persone è abbastanza fluido come lo sono gli impiegati nella preparazione degli ordini così da non formare code chilometriche; la maggior parte della clientela è composta da coppiette fin troppo innamorate che ben presto si accorgeranno di quanto l'amore sia una fregatura, e da gruppi di ragazze pronte a farsi servire il famoso caffè solo per fotografarsi e postarlo chissà dove solo per ricevere qualche attenzione in più. Scosto lo sguardo e osservo un uomo e una donna tenersi per mano e lui reggere col l'altro braccio una bambina; aguzzando maggiormente lo sguardo scorgo le fedi nuziali agli anulari sinistri dei due confermando la mia idea in merito al loro matrimonio. Sorridono entrambi mentre la loro figlia ,di 2 anni presumo, cerca di pronunciare alcune parole di senso compiuto ma invano . Alla visione di quelle immagini sento un' ulteriore fitta al cuore scatenando in me un senso di tristezza e rabbia incontrollabile; cosa darei per avere mamma e papà ancora insieme...
Ricordo ancora le passeggiate sul lungomare con i miei all'età di 10 anni o le vacanze nelle radure canadesi dove ogni anno passavamo in compagnia della famiglia Volkov, tempi in cui tutto sembrava perfetto e privo di problemi; i miei genitori facevano qualunque cosa per sembrare una famiglia normale, sopratutto mia madre che con un sorriso fiero in volto affrontava ogni tipo di giornata. Lei mi diceva sempre di seguire il cuore e impegnarmi al massimo per realizzare i miei sogni perché di vita ne abbiamo solo una e non c'è tempo per essere tristi o lavorare in ambiti che non riguardano i nostri desideri. Ogni tanto mi servirebbero le sue parole incoraggianti unite a quelle di papà;  farei qualunque cosa pur di passare anche solo 10 minuti con loro , eppure la maggior parte dei ragazzi si lamenta dei propri genitori e spesso sento frasi come "non vedo l'ora di andarmene da voi due" oppure "vi odio " o anche "detesto questa famiglia".
È evidente che queste persone non capiscono la fortuna che hanno.
Decido di andarmene evitando di alimentare ulteriori ricordi che potrebbero compromettere il mio stato d'animo; pago il conto e mi accingo un altra volta verso il mio mezzo restando questa volta però al suo interno riflettendo verso quale destinazione avviarmi.
Tornare a casa non mi sembra il caso, andare in spiaggia ha comportato solo guai , la biblioteca è troppo scontata e i miei amici sono tutti fuori città.
Decido così di guidare fino al cimitero per far visita a mia madre anche se so perfettamente di non essere nelle condizioni migliori dopo le scoperte di stamane; accosto e a piedi valico il grande cancello in ferro battuto adornato con tanti fiori freschi di stagione. Cammino per svariati metri e quando sono in procinto della tomba vedo una figura davanti ad essa chinarsi e posare un rosa bianca vicino alla sua foto; provo a non farmi vedere nascondendomi dietro una lapide abbastanza alta da coprirmi quasi del tutto e scruto i suoi movimenti incuriosita cercando di capire di chi si tratti ma proprio quando sta per andarsene mi cade il portafogli dalla borsa facendo voltare di scatto lo sconosciuto e rivelando così il suo volto; Milen.

The American GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora