Capitolo 8

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"Josh è arrivato papà! Muoviti" Lo richiamo dal salone d'ingresso accingendomi al portone per accogliere il suo tassista personale vedendolo inoltrarsi nella nostra tenuta.
"Buongiorno signorina Shayn" mi saluta l'uomo in giacca e cravatta porgendomi la mano e accennando un sorriso.
"Mi chiami pure Abigail " ricambio il gesto invitandolo ad entrare.
"Mio padre sarà qui a momenti, deve solo finire di sistemare le ultime cose." Informo l'uomo dinanzi a me.
Invito Josh a spostarsi nella nostra sala e offrirgli anche un buon caffè che rifiuta in modo cordiale.
"Sarà un viaggio lungo quello che dovrà affrontare il Sig.Shayn." Annuisce pensando alla sua destinazione situata in un altro continente.
"Già, infatti l'ho raccomandato circa un centinaio di volte al riguardo." Rido leggermente sentendo la porta della sua stanza al piano superiore chiudersi e percependo i suoi passi scendere per le scale.
"Finalmente!" Allargo le braccia rimproverandolo.
"Pensavamo non arrivassi più!" Continuo alleviando il tono acido.
Alza gli occhi al cielo ignorandomi per poi salutare Josh con una stretta di mano.
"Inizia pure a caricare i bagagli , io prendo la giacca e ci sono."
Ordina mio padre dirigendosi verso l'appendiabiti.
Resto a fissarlo per tutto il tempo con le braccia incrociate davanti al petto e quando nota la mia irritazione mi si avvicina abbracciandomi " ti chiamo quando arrivo Abigail, fai la brava mi raccomando." Sorride posando un bacio sulla mia guancia.
"Ti voglio bene papà." Sussurro e ricevendo in cambio una carezza prima di dirigersi definitivamente verso l'uscita; rimango alla finestra finché non lo vedo scomparire dal cancello principale e dopodiché ritorno in sala gettandomi letteralmente sul divano pensando a cosa avrei potuto fare durante la sua assenza.
Prendo dal tavolino posto davanti al divano il mio iPhone e decido di chiedere alla squadra se andasse bene per loro passare un po' di tempo da me.
Tutti accettando immediatamente informandomi che mi avrebbero raggiunto con i loro effetti personali entro sera.

....

"Ordiniamo una pizza e ci guardiamo un film dell'orrore ?" Chiede Gaho coricandosi sul divano mentre sorseggia una Corona.
"Si e poi facciamo il pigiama party come lo sleepover club." Lo deride Júlio con tanto di facce buffe cambiando canale del televisore.
"Io sono d'accordo per la pizza, il film direi di no." Espone Zoë andando a sedersi vicino al suo ammiratore.
"Io direi di farci una pizza e poi spostarci tutti nella piscina con idromassaggio sul retro gustandoci della birra o del buon champagne." Propongo la mia offerta ottenendo solo acconsentimenti.
Dopo circa mezz'ora stiamo già mangiando le nostre pizze discutendo del più e del meno.
"Tuo padre non ti ha ancora chiamato ?" Domanda Zoë mentre addenta la sua ultima fetta di pizza ai quattro formaggi.
"No, temo che si sia dimenticato per via della stanchezza causata dal viaggio e soprattuto dal fuso orario ma sono certa che domani mi avviserà." Concludo assaporando l'ultimo sorso della mia Tennet's.
Una volta terminata la cena e sistemata alla belle e meglio la cucina ci affrettiamo a scendere in giardino iniziando a spogliarci; Gaho e Júlio sono i primi ad immergersi mentre io e Zoë trasportiamo vicino al bordo due casse di birra e Champagne.
"Questa si che è vita!" Esala una boccata di fumo Júlio chiudendo gli occhi per godersi il momento.
"Volete ?" Offre a tutti una sigaretta porgendoci l'intero pacchetto davanti.
"Io si" accetta la mia amica estraendone una e accendendola.
Gaho la fissa sorpreso per qualche istante ma poi distoglie lo sguardo su un punto indefinito sospirando leggermente .
Chissà se riuscirà mai ad averla... dovrebbe essere più sicuro di se' e maggiormente determinato per riuscire a tenerle testa; è un vero uragano Zoë , sarebbe capace di fare qualunque cosa le passi per la testa , folle o meno che sia.
Ricordo ancora quella volta dove era circondata dagli uomini dell'F.B.I. e l'unica via di scampo era il vuoto alle sue spalle e senza esitare si gettò dal settimo piano del palazzo su cui si trovava ; ora tutti penserete che lo fece con le adeguate protezioni vero? La risposta è no. Sapeva solo che sotto di lei c'era il nulla e solo i suoi angeli e Dio stesso avrebbero potuto salvarla da morte certa, e così fu; una mongolfiera si era appena levata da terra pronta a spiccare il volo e lei ci finì sopra rallentando la sua caduta e salvandola. Si affida sempre al fato e per sua fortuna riesce a farla franca tutte le volte ma non voglio sapere cosa possa accadere il giorno in cui il destino stesso la tradirà.
Riemergo dai miei pensieri notando gli occhi della mia amica su di me.
"Che c'è ?" Scuoto la testa.
"Niente, pensavo solo a noi tra qualche anno. Voglio dire, non potremo mica per tutta la vita fare questo lavoro, ad un certo punto non ce la faremo più no? Invecchieremo , avremo una famiglia , dei nipoti e.." si blocca
"E?" La incoraggio
"E nulla pensavo solo a come potremmo essere tra qualche anno." Termina assaporando un bicchiere di champagne.
"Tu pensi troppo, il futuro è lontano , ora c'è solo il presente; goditelo e non farti troppe menate." Minimizzo i suoi problemi prendendo un sorso della mia terza Tennet's.
"Non dirmi che non c'hai mai pensato... non potrai mica pretendere di rimanere giovane per sempre o single , prima o poi dovrai trovare qualcuno con cui passare il resto della tua esistenza e avere anche una famiglia." Scrolla le spalle come se fosse tutto normale.
"Io non ho proprio bisogno di nessuno, posso cavarmela benissimo anche da sola." Ribatto acida.
"Non diresti così se stessi ancora con Milen."
Una fitta percorre tutto il mio cuore facendomi alzare di scatto dalla piscina e andandomene a passo felpato lontano da lei con gli occhi che iniziano a pizzicarmi.
Raggiungo in fretta la balconata che da sul secondo giardino di casa mia e con le braccia mi sorreggo al ferro battuto trattenendo le lacrime.
Fottuta Zoë.
Fottuto Milen.
Fottuta vita.
Vi odio tutti.
Come si permette di dirmi ciò ? Pensavo avesse capito che lui era il mio unico punto debole eppure mette sempre il coltello in quella piaga dolorosa facendomi perdere il controllo e distruggendomi sempre di più il cuore.
Pochi istanti più tardi sento dei passi venire verso di me e incrementando così la mia irritazione e vulnerabilità.
"Tutto bene?" Domanda Gaho poggiando una mano sulla mia spalla.
Tiro un sospiro ad occhi chiusi prima di voltarmi e rispondergli.
"Si... abbastanza." Distolgo lo sguardo dai suoi occhi color nocciola troppo intensi perché io possa sorreggere tale contatto visivo.
"Non sa stare proprio zitta a volte ." Si appoggia anche lui alla ringhiera sorridendo leggermente.
"No affatto. Ma anche io ho le mie colpe." Mi ritrovo ad ammettere. "Se non fossi così sensibile a lui non sarebbe successo tutto quello che è accaduto da 7 anni a questa parte." Confesso amareggiata.
"Già ... ma probabilmente non saresti come sei ora. Forte,decisa ,determinata , sicura di se ... e soprattuto un'ottimo capo squadra e amica su cui contare." Afferma orgoglioso di me.
Sorrido alle sue parole ringraziandolo prima che mi proponga di ritornare insieme agli altri. "Provo a chiamare mio padre e poi vi raggiungo." Lo informo andando in casa a prendere il mio iPhone.
Compongo il numero ma quello che mi attende dall'altra parte del telefono sono un infinita serie di squilli a vuoto che dopo un po' si tramutano nella segreteria.
"Ci riproverò domani" penso tra me e me riponendo il cellulare e tornando alla jacuzzi.
Non appena faccio capolino Zoë corre a scusarsi con me offrendomi una fetta di torta alla crema chantilly che aveva portato Júlio come dessert.
Accetto le sue motivazioni e la serata torna a trascorre tra le chiacchiere generali e una volta terminata la torta ma sopratutto la birra , ognuno si avvia verso la propria camera godendosi un sonno tranquillo e rilassato.

....

La mattina seguente mi alzo di buon ora andando in cucina a bermi una buona spremuta d'arancia fresca ed effettuando l'ennesimo tentativo nel contattare mio padre; ancora una volta mi risponde la segreteria e inizio a preoccuparmi.
Elenco una serie di motivi tali per cui non mi possa rispondere ma alla fine tutti sembrano vani;anche nella peggiore delle ipotesi da me formulata avrebbe comunque trovato un telefono per chiamarmi.
Mi sposto velocemente nella sala computer cercando di rintracciare il suo GPS di qualunque apparecchio elettronico in suo possesso; esito negativo.
Mi passo una mano tra i capelli sconvolta cominciando a sudare freddo.
"Sveglia presto stamattina ?" Richiama la mia attenzione Gaho mentre degusta un bicchiere di succo al mirtillo.
"Ho bisogno del tuo aiuto." Ignoro la sua domanda costringendolo ad affiancarmi.
"Non riesco a trovare mio padre. Qualunque dispositivo io cerchi di rintracciare il sistema mi dice che non esiste! Hackera qualunque cosa Gaho ma trovalo, trova il mio cazzo di genitore." Lo fisso negli occhi con espressione dura e allo stesso tempo tremante dalla paura.
Annuisce intimorito sia da me che dalla situazione in generale posizionandosi davanti ai diversi schermi e digitando svariati dati nella speranza di riscontrare qualcosa.
"Merda!" Impreca dopo alcuni minuti tirando un pugno al tavolo.
"Non riesco a trovare nemmeno un segnale , niente !" Digrigna i denti infastidito dal suo insuccesso.
"Quali dispositivi aveva con se?" Domanda
"Cellulare , pc , tablet e basta credo." Rifletto
Il giapponese scuote la testa ormai vinto accingendosi per alzarsi dalla sedia quando però lo fermo ricordandomi del suo vecchio cellulare che tiene sempre con se come una sorta di porta fortuna.
"È un vecchio Nokia ma dovrebbe funzionare lo stesso" riferisco a Gaho che ha ripreso immediatamente a digitare.
"Trovato!" Sorride soddisfatto ma tramutando poco dopo quell'espressione in pura angoscia.
"Dov'è?" Scruto il monitor attentamente e quando vedo la sua posizione mi si raggela il sangue nelle vene; Mosca.

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