Quella sera, Gjirokastra era senza luna. Pioveva, forte.
Goccioloni colmi d'acqua cadevano pesantemente al suolo, sulla città albanese, rompendosi in ancora più minuscole gocce di pioggia. Sebbene non fosse Inverno inoltrato, si respirava già un'aria umida, carica di freddo e di qualche fiocco di neve che tra qualche giorno avrebbe inondato la città.
La pioggia di quella sera era inquieta, tempestosa. Gli alberi dei piccoli parchi oscillavano al ritmo di un vento impetuoso, che non prometteva nessuna tregua o voglia di fermarsi. I vicoli in pietra prendevano un aspetto gotico, con sole poche luci esterne accese e il buio che oscurava gli angoli delle case, alcune malridotte e altre sbarrate. Chiunque poteva passare di lì, avrebbe sentito una tensione invisibile sul proprio corpo, come se qualcuno lo stesse seguendo o come se avvertisse la strana sensazione che la sua vita sarebbe terminata da lì a poco.
Un rumore sordo, quasi spaventoso, si rifletteva sui tetti di pietra delle case. Animali piccoli che correvano o gatti che inseguivano i topi. Per quel vicolo, a quell'ora, i negozi erano già chiusi. Cartelli con su scritto: Closed, venivano messi davanti i vetri. E questo valeva per il panificio, la vinoteca e un negozio d'alimentari dietro l'angolo.
Il posto era perfetto. Sembrava quasi studiato a tavolino e guardando il cielo notturno, un'ombra avvolta da un completo scuro e un cappello Fedora nero a coprire il capo dalla pioggia, pensò sinceramente che la provvidenza gli stava dando una mano.
Solo un negozio restava aperto. La tabaccheria. L'ombra si fermò sotto un lampione, aspettando che le luci del locale furono spente. Poco dopo, anche il proprietario uscì, chiudendo il negozio. Un sorriso sadico si dipinse sulle sue labbra. Non se lo ricordava così, il sig. Milon, come sua madre gli aveva sempre detto di chiamarlo in età adulta. La parola "papà" non era mai uscita dalle sue labbra scure e non aveva mai sentito il suo tono profondo pronunciarla. Davanti a se aveva solo un estraneo con un'unica cosa in comune: il sangue nelle vene. A malincuore, era pur sempre suo figlio.
Lavdor era stato preso in giro molte volte, specie dagli altri ragazzini. L'appellativo più carino che gli avevano dato era uno della quale si rispecchiava benissimo: zingaro. Ricordava di non aver provato rabbia o delusione, solo indifferenza. Esattamente come loro, lui si spostava in continuazione da città a città, raramente se ne stava in un posto per più di un anno e aveva un modo di fare che a pochi piaceva. Un nome più azzeccato di quello principale.
Milon non l'aveva visto. Nel buio, si stava addentrando in un vicolo poco illuminato, che portava al centro storico di Gjirokastra. Lavdor prese a camminare e gli tagliò la strada, mettendosi sul suo cammino.
<< Ci conosciamo? >> Chiese l'uomo, buttando fuori dalla bocca una boccata di fumo appena respirata.
<< Dovremo, in teoria, sì. >> Lo zingaro si levò il cappello dalla testa e venne sotto la luce del lampione. Nel suo volto scuro solo gli occhi celesti brillavano di luce propria. Era come un punto bianco su un foglio nero. Un marchio indelebile che lo distingueva dagli altri.
<< Lavdor. Che ci fai qui? >> Niente sorpresa, niente emozione, niente espressione felice. Del resto non si aspettava un'accoglienza diversa.
<< Io e te dovremo parlare, padre. >> Marcò a posta l'ultima parola, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Milon aveva un ghigno insopportabile dipinto sul volto, che andava a sfociare in una smorfia ironica. << Tua madre ha ancora bisogno di soldi? Non le basta mai! >>
<< No, non sono qui per lei. Lavora, lo sai bene. Non gli servono i tuoi soldi. >> Precisò, con voce infastidita dal fatto che quell'uomo potesse pensare che sua madre sarebbe corsa nuovamente a chiedergli aiuto. Lui era stato preciso su quel punto: non si sarebbe più rivolta a lui. Altrimenti sarebbe stato Lavdor stesso a presentarsi dalla moglie di Milon –della quale aveva una figlia di appena tre anni- e gli avrebbe detto tutta la verità. Un retroscena difficile da digerire per una come lei. Sapeva che era d'origini russe e si era trasferita nella città Albanese solo da poco. Lì a Gjirokastra c'era la fortuna di sapere tutto di tutti. Non gli era stato difficile raccogliere le informazioni che gli servivano.
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Modesty
ChickLitModesto. Ossessivo. Distruttivo. Erotico. Seduttivo. Travolgente. Youthful. "Un romanzo che manifesta esattamente la chiara età adolescenziale che comporta scelte, a volte giuste e a volte sbagliate." - L.G. Inizio degli anni '70, Chicago (Stati Uni...