Stavo navigando in internet su instagram attraverso il cellulare quando ad un punto sento un rumore lungo come quello che fa una macchina che passa sui sassolini, ma avendo messo solamente un auricolare non riuscii ad individuare bene la natura di quel rumore. Decisi di alzarmi e dare un'occhiata dalla finestra, la quale non aveva le tapparelle abbassate dato che io e mia sorella adoriamo svegliarci in una mattina di vacanze con i raggi della luce naturale del sole che filtrano attravrerso i rami degli alberi che combongono un boschetto subito dietro alla nostra palazzina. In un primo momento non vidi nulla di sospetto fino a quando non vidi sbucare due persone dal nulla, o meglio, sbucare da sotto la mia finetra. Erano un uomo e una donna, entrambi giovani e di bell'aspetto. I due erano presi dalla loro conversazione che ovviamente non si accorsero della mia presenza alla finetra, che era già aperta, cosi potei sentire un tratto di quello che dicevano. E mi bastò, dato che quello che sentii era fondamentale per capire subito la loro identità, o almeno capire con sicurezza l'identità dell'uomo.
Per non farli andare via e rimanere con il dubbio per tutta la vita feci un primo tentativo di approccio. "pssssssss" sussurai dalla finestra. I due si guardarono intorno con aria curiosa. Allora decisi di farmi notare. Per trovare un buon pretesto gli feci cenno di salire su da me. Ovviamente tutti dormivano ma io riuscii comunque a farli entrare in modo del tutto silenzioso. Li feci accomodare in cucina dove gli offrii qualcosa da bere e un boccone.
Nessuno parlò per tutto il tempo fino a quando non feci una domanda io, per togliermi ogni dubbio sull'identità dell'uomo. Semplicemente chiesi:"che ci fate qui e a quest'ora della notte?". I due si guardarono con un aria tipo "ora che cose ci inventiamo?". Mi dissero che erano solo di passaggio, una delle risposte che l'uomo era solito a dare anche troppo spesso. Io continuai:" Venite da lontano?Non vi ho mai visto da queste parti". I due si guardarono di nuovo e mi accorsi di non essermi nemmeno presentata. Allora scoprii le mie carte dicendo:" Scusate, non mi sono nemmeno presentata che già sto facendo domande. Io sono Emy e voi suppongo siate il Dottore e la sua compagna di viaggio". I due mi guardarono con aria sorpresa ma sopratutto sospetta. L'uomo mi chiese:"come lo sai? Ci aspettavi per caso?", io aggiunsi solo:" No, no, il nostro incontro è stato puramente casuale davvero,credetemi. E proclamo subito che le mie intenzioni sono assolutamente solo buone nei vostri confronti,ve lo giuro. Ma per risponderti alla prima domanda mi ci vorrà un po più di tempo ed impegno. Anche se a te, in quanto signore del tempo, di certo non dispiacerà se ne impiego un po." A quel punto l'uomo mi scrutò bene: ero in pigiama, precisamente in canottiera e pantaloncini con uno stampo fiorito. Precisai:" Sono un'umana si, non temere, non sono un mutaforme o che so io. Ho 14 anni, beh quasi 15 direi. So molte cose di te, cose che penso nemmeno lei, Marta, sa. Almeno penso che tu sia Marta". La donna mi rispose:" Si, si sono Marta. Ma a quali cose ti riferivi? E ne sai tante anche di me?" io mi limitai a chiedere di parlare un attimo in privato col Dottore. Cosi lui convinse Marta a tornare alla loro vettura.
Cominciai a raccontargli cose del suo passato dato che non volevo che scoprisse che ero a conoscienza anche del suo futuro. Gli dissi parecchie cose che sapevo, ma non tutte: che era un signore del tempo e che proveniva da Gallifrey, nella costellazione del Kasterburi; che sapeva i nomi di tutte le stelle; che ebbe un'infanzia molto particolare e sopratutto infelice; che non aveva superato l'esame di guida per la sua macchina del tempo; che aveva una nave spaziale camuffata in una cabina telefonica blu degli anni 60/70 terresti e che questa si chiamava TARDIS (TimeAndRelativeDimentionInSpace); che viaggiava quasi sempre da solo o accompagnato da un umana; che aveva viaggiato per un po di tempo anche con k-9, un cane di latte come lo definiva Mickey. Avrei potuto contuinare per un bel po ma lui mi fermò, non bruscamente ma sembrava scombussolato. Gli dissi che sapevo del dottore che venna a meno del suo nome, e quando nominai Rose Tyler lui mi guardò con gli occhi un po lucidi ma in modo dolce e comprensivo. Aveva bisogno di un abbraccio e io lo abbracciai.
Mi portò al Tardis, fu un momento indimenticabile e mi disse che li eravamo al sicuro. Mi salì l'ansia e chiesi:" Al sicuro da cosa, Dottore?" lui mi rispose con voce tranquilla:" Al sicuro per te, per la tua conoscienza quasi totale della mia vita." Io mi sentii in colpa, non era giusto. Io sapevo tutto di lui e lui ora era diventato vulnerabile ai miei occhi." Qui sei al sicuro. Appena qualcuno scoprirà che tu hai cosi tante informazioni su di me potrebbero venire a cercarti. Mi preoccupo per la nostra incolumità.Potrebbero anche usarti contro di me,contro la tuà volontà." Allora io mi sentii in dovere di dirgli che non ero l'unica ad avere quelle informazioni, ma come facevo? Forse avrei dovuto aspettare il momento più opportuno. Per sdrammatizzare la situazione, disse con tono scherzoso:" Sei la prima che non dice che il Tardis è più grande all'interno che all'esterno. E' strano per me." Non era strano solo per il Dottore, lo era anche per me. Uno dei miei desideri più grandi si stava appena realizzando e io non me ne rendevo pienamente conto: ero nel Tardis con il Dottore.
Non sapevo cosa provassi:ero felice,preoccupata,entusiasta,un po’ anche inpaurita e stanca allo stesso tempo. Era un miscuglio di emozioni, penso di aver provato a grandi linee tutte le emozioni in una volta. Il dottore era appoggiato alla console di fronte a me che invece ero seduta sui dei “sedili” che a dir la verità non mi sono mai spiegata la posizione. Lui aveva uno sguardo perso e colsi anche un leggero velo di preoccupazione, ma non semplice preoccupazione che si ha anche quando si è impauriti. No, era preoccupazione ... curiosa direi. Si, curiosa. Forse era rimasto impressionato da me. Non volevo pensare cose che poi avrebbero potuto deludermi se avessi capito che erano false. Così pensai alla cosa migliore da dire. E mi balenò subito un pensiero: non potevo assolutamente fargli capire che era il mio “eroe” o che desideravo tantissimo incontrarlo, come se fossi una sua fan sfegatata. Correvo il rischio di essere vista come Marta, nel suo futuro ovviamene. Una cosa simile alla sua imminente “friendzone” e che magari si stufasse di me.
Dopo che mi chiarii i miei obbiettivi notaii che per tutto il tempo in cui io ero immersa nei miei pensieri nessuno aveva detto niente. Il silenzio era lì, immortale e io non sapevo cosa dire, ma ero decise a romperlo. “Hey, dov’è Martha ?” chiesi ad alta voce. Il dottore scosse la testa con piccoli movimenti rapidi come se si fosse appena svegliato dai suoi profondi pensieri e non fece passare più di un paio di secondi che accigliò la fronte e comiciò a guardarsi in giro per il Tardis. Corse verso la porta chiamando una volta Martha ad alta voce e io lo seguii a ruota. Aprì la porta con un gesto bruscò e veloce come fanno le persone che cercano una cosa disperatamente pensando già al peggio. Il dottore fa qualche passo intorno alla cabina in direzioni varie senza un senso preciso, una cosa che si può avvicinare ad una specie di zig-zag, ma molto lontanamente. Comunque il dottore si ferma e mi dice di rientrare nel Tradis. “Ho capito che c’è qualcosa che non sta andando secondo i tuoi piani”dissi io come per argomentare che invece è meglio che io stia con lui. E poi chissa quando sarebbe ritornato a prendermi? No, io dovevo seguirlo, era la cosa più intelligente da fare per me. Lui contrabbatè:”Ti prego, non voglio che ti succeda qualcosa. Troverò Martha e poi tornerò da te nel tardis.” Capisco che lui si potesse preoccupare per me ma io ribattei:”Lo so , però non penso sia un caso se tu sei atterato qui,sotto la mia finestra, in quest’ora precisa. O l’universo cerca di dirti qualcosa o di dirlo a me, o tu sei qui per un motivo ben più preciso di questo tuo apparente atterragio casuale qui.” Lui rimase in silenzio per qualche secondo. L’avevo spiazzato un pochino, o l’aveva fatto la mia testardaggine. Mi accorsi di essere stata forse troppo impulsiva a dire l’ultima frase. La mia espressione diventò da sicura a mortificata. Stavo per scusarmi, in fondo voleva solo che io fossi al sicuro, ma lui mi precedette. “Si, scusa, forse hai ragione o forse sto per fare una gran cavolata,ma vieni con me: andiamo a cercare Martha.” Io rimasi un po’ sorpresa. Davvero gli ho fatto cambiare idea così velocemente e con solo una frase? Chissa, fatto sta che io annui e gli accenai un sorriso debole debole di comprensione come per scusarmi anche della mia insistenza.
Lui tirò fuori dal suo taschino interno alla giacca un piccolo oggetto allungato: era sicuramente il suo cacciavite sonico. Lo accese e fece dei rumori insoliti non tipici del cacciavie che io mi aspettavo. Erano dei rumori... strani,non so come definirli. Ma sicuramente non assomigliavano a quelli che invece sono nella serie tv. Comunque lui fece un giro intorno a se stesso, cercando di captare qualche segno vitale di Martha e poi si fermò di fornte a me, alzò lo sguardo, mi guardò sgranando gli occhi e poi disse:”non è possibile!” Ripremette lo stesso bottone, rifece il giro in torno a se stesso e quando riguardò il cacciavite, esattamente di fronte a me come prima, rimase ancora più perplesso. Alzò di nuovo lo sguardo e mi guardò dritto in faccia, come se stese per dire qualcosa. Poi però si vede che ci ripensò e puntò il cacciavite verso di me, mi girò in tondo premendo di nuovo lo stesso pulsante per la terza volta e si fermò e fianco a me. Guardò il cacciavite come se aspettasse il risulato delle sue “analisi” e io cercai di sbirciare. Poi lui mi scrutò dal basso verso l’alto e si abbassò alla mia stessa altezza fissandomi dritto dritto negli occhi. Io ero scombussolata e lo guardai di conseguenza come per dire”che sta succedendo? Cos’ho che non va?” e sembrò che lui avesse sentito le domande che cominciavano a saltar fuori nella mia testa e mi rispose:”il cacciavite dice che sei tu Martha...” Io rimasi perplessa come non mai. Com’era possibile ? cosa c’entro io con Martha? Io sono Emy, non Martha. Rimasi in silenzio, una cosa che a quanto pare sarebbe accaduta spesso quella sera.
“non è possibile, proprio come hai detto tu. Io sono Emy e non Martha, davvero, devi credermi. Non ti sto mentendo. È mai successo che il tuo cacciavite abbia sbagliato in questo modo?””no, non l’ha mai fatto. E so che non è possibile. Ma devo capire perchè il mio cacciavite invece sembri convinto. Torniamo al tardis, presto. Li vedremo cosa fare, è meglio, fidati.” Disse lui. E io mi fidai, dal tronde, lui era il dottore!
Tornammo sui nostri passi e rientrammo nel Tardis e non appena guardammo verso la console rimasimo attoniti! Martha! Era lì in piedi, altrettanto attonita di vederci come se ci avesse cercato proprio come noi abbiamo fatto con lei. Martha corse verso il dottore e lo abbracciò. Comiciò:”dove siete spariti per tutto questo tempo! Stavo quasi per usci...” e cadde per terra, più che altro svenne per terra. Il dottore fortunatemnte l’aveva prese in tempo per evitare che si potesse fare male con la caduta e la poggiò sul pavimento, tirò fuori il cacciavite e glielo puntò proprio come aveva fatto prima. Questa volta però, vedevo bene la parte sulla quale da lì a poco sarebbero comparsi i risultati delle analisi. Comparve la scritta : Emy. Io presi il cacciavite e rifeci gli stessi movimenti e gesti che fece il dottore e aspettando i risultati notai per una frazione di secondo, con la coda dell’occhio, la faccia del dottore.Era confuso. Normale direi per quella situazione. La mia attenzione poi fu distolta dal dottore e tornò al cacciavite che aveva scritto sopra, nel riquadro dei risultati, il mio nome.Pian piano mi inginocchiai vicino a Martha, proprio come il dottore, e la guardai. Come poteva essere possibile? Il cacciavite ci ha scambiato. Strettì il cacciavite ancora più forte e decisa,decisa a non accetare la situazione assurda che si stava creando attorno a noi,puntai l’arnese contro il dottore, premendo il pulsante. Lui si alzò in piedi come se volesse prendere provvedimenti ma io feci un passo indietro. Quando lasciai andare il pulsante aspettando l’analisi sullo schermo, lui fece dei pessi altrettanto decisi verso di me, così io indiettreggiai ancora di più, fino a quando non feci una piccola corsa e mi posizionai proprio dietro alla console, all’opposto di dove stava lui. Il dottore cercò di prendere il cacciavite ma io non volevo che accadesse. Volevo vedere quelle analisi ad ogni costo! Che c’era di male? Non sembrava un comportamento da lui. Ed ecco le analisi: zygon 7165. Alzai subito lo sguardo verso di lui, e lo fulminai, come per rimproverarlo. Ora ho capito cosa non andava! Quello non era il dottore ovviamente, perciò dovevo fare anche qualcosa, e in fretta, molta molta fretta. Ripuntai il cacciavite contro lo zygon7165 e premetti tutti i pulsantini a caso in cerca di qualche riscontro, quando ad un tratto, il cacciavite emmette il suo strano suono e lo zygon si tappò le orecchie. Si vede che gli dava fastidio così io cercai di prolungare quel suono più che potevo e scappai da lì. Dovetti lasciare Martha e rifugiarmi al più presto da qualche parte,qualsiasi parte nel tardis. Cosi scesi le scalette e vidi una specie di porticina che non sapevo nemmeno esistesse e la aprii. Tenni il cacciavite in mano normalmente e il suono cessò. Penso che lo zygon fosse rimasto per 5 buoni minuti scombussolato,il che cascava a fagiolo nella mia situazione. Grazie a questo piccolo vantaggio cercai di andare lontanto dall’alieno. Una domanda continuava a tormentarmi sin dal primo istante in cui vidi sullo schermo del cacciavite il nome zygon7165 : dov’è il dottore? Corsi lungo un corridoio e vidi diverse porte, tutte simili e comiciai a provare ad aprirle. Nessuno si stava aprendo e l’ansia continuava a salire sempre di più.
Improvvisamente mi sentii prendere per le braccia e tirarmi indietro. Chiunque fosse mi aveva presa alla sprovvista e da dietro le spalle cosìcchè io non potessi vederlo. Mentre persi l’equilibrio dovuto alla strattonata, le braccia si mossero intorno a me: il braccio sinitro della persone, o almeno pensavo fosse una persona dato che erano mani umane, si era allungato fino a fare un giro completo all’altezza della mia pancia e la mano destra andò a tapparmi la bocca in modo da impedirmi di gridare eventualmente. Io non emisi alcun suono perchè non sapevo a che punto fosse lo zygon con il mio inseguimento. Poi questa “persona” cadde per terra, con me sopra e diede un calcio alla porta in modo che si chiudesse. La mano sinistra mollò la presa intorno al mio busto per andar a prendere qualcosa probabilmente poi sentii un rumore,ma non capivo bene siccome tutto stava accadendo troppo in fretta. La porta si chiuse a chiave da sola. Ora ero al buio, aggredita da qualcuno, senza nemmno poter chiedere aiuto. Continuai a fissare l’uscio della porta,l’unica fonte di luce che avevo in quel buio pesto totale. Vidi un’ombra che interrompeva la luce da sotto la porta e pensai subito allo zygon. In quel momento trettenni il respiro e cercai di diventare invisibile all’alieno. Non so per quanto tempo fossimo rimasti lì, forse un paio di minuti, o forse una decina. Stavo cercando di rielaborare il tutto. Chiunque mi avesse aggredita, in quel momento inconsciamente mi aveva dato una mano. Fissai l’ombra terrorizzata e sperando con tutte le mie forze che se ne andasse via. E così fu. La luce tornò ad essere continua e ancora fievole. La persona sembrò rilassarsi come me capendo che lo zygon non ci avesse notato. Mi lasciò andare. E indiettreggiò per darmi un po’ di spazio vitale,cosa di cui mi aveva privato prima. Io rimasi ferma. Non mi mossi. Avevo ancora paura che lo zygon fosse nei paraggi perciò rimasi immobile per un’altro paio di minuti.
Provai a guardarmi intorno ma invana dato che era buio pesto e non si poteva appunto vedere nulla. Cosi mi girai di 180° im modo da essere più o meno difronte alla persona.Cercai testardemente di vederci qualcosa ma niente.”chi sei?”sussurai piano piano cosi che solo la persona potesse sentirmi, e lo feci con una voce debole cercando però di nascondere la paura. Sentivo il cuore battere all’impazzata nel petto. Non potevo usare il cacciavite sonico per vedere le analsi e quindi l’identità della persona, dato che il rumore avrebbe attirato l’attenzione del mio nemico. Si,lo zygon divenne mio nemico suppongo, dato che sembrava volesse farmi del male. La persona non disse nulla, forse non poteva, forse era muta, ma mi mise il dito vicino alla faccia,e con esso mi sfiorò le labbra come per dire”ssssssshhhhh” in modo silenzioso. Forse lo zygon poteva ancora sentirci e quindi forse era meglio se io stavo zitta, pensai tra me e me.poi la persona mi prese la mano e me la girò mettendo il palmo verso l’alto. Mi passò qualcosa nella mano e me la chiuse.
Era un oggetto allungato, proprio come quello che tenevo nell’altra mano. Era il cacciavite sonico, quello vero suppongo! Questo significava però che la persona aveva incontrato il dottore o che invece era il dottore. Presi la mano della persona e le ridiedi il suo cacciavite. Poi feci la stessa cosa che aveva fatto lui con me, mettendogli tra le mani il cacciavite falso dello zygon. La persona sembrava stesse esaminando l’oggetto, in cerca di qualche imperfezzione o incorrezzione. Forse anche trovandola,non me ne intendo di cacciaviti proprio, però era difficile stabilirlo.
La persona mi ridiede di cacciavite e io lo tenni stretto in mano dato che non avevo nemmeno le tasche. Mi ricordai che ero in piagiama, sul tardis, chiusa a chiave per chissa quanto tempo ancora con qualcuno di assolutamente sconosciuto,e con un alieno alle calcagna. Bella situazione pensai. Rimanemmo in silenzio uno di fronte all’altro, fino a quando non sentii delle dita sulle mie tempie, probabilmente della persona dato che non erano le mie. Mi venne in mente che il dottore usava il contatto telepatico, o almeno poteva entrare nella mia testa, e non so se sapeva che anche io avrei potuto farlo, se la persona era il dottore. Lasciai fare e imagginai un palazzo pieno di porte,alcune aperte,alcune chiuse e alcune sbarrate.
penso di essere entrata nella testa della persona e cercai in contemporanea di sbarrare tutte le porte nel mio palazzo, nel caso la persona fosse il dottore volevo che non scoprisse che io lo conoscievo. Penso anche di esserci riuscita e mi concentrai sulle porte del palazzo della persona. Aprii la prima che vidi socchiusa ed entrai nella stanza, rimanendo vicina di un passo all’uscio della porta. Vidi una specie di bolla gigante, come una sfera di cristallo e al suo interno una specie di scenetta che si ripeteva all’inifito. Una persona di sembianze umane penso, che nel tardis,o quel che sembrava uno dei primi tardis, sfiora la console in modo delicato e gentile dicendo qualcosa, che non capii subito dato che non si sentiva il volume. Allora provai a leggere il labbiale,cosa che avevo fatto poche volte, e quelle poche volte erano durante un gioco che ho fatto con delle mie amiche e non ero nemmeno troppo brava. Fatto sta che ci provai, e capii:”sei..sei la cosa più bella che io abbia mai conosciuto”. Doveva essere il dottore alla sua prima rigenerazione,non l’avevo riconosciuto però. Non avevo mai visto il primo dottore. Forse in alcune foto ma non ero sicura, per niente.cosi uscii dalla porta e la socchiusi esattamente come la trovai e mi chiesi cosa facesse la persona. Stava forse passeggiando per la mia testa? Ci era riuscita? Booooh, io continuai per la mia strada nel suo palazzo.
Accanto c’era una porta chiusa, ma non sembrava a chiave. Cosi provai ad aprirla e ... bingo! Ci riuscii ed entrai esattamente come feci con la prima porta. Dentro c’era di nuovo la sfera con un scenetta senza audio che si ripeteva all’infinito. Vidi una donna, vestita in modo particolare,molto particolare. Sembrava umana ed aveva addosso un lunga e larga tunica rosso fuoco, legata leggermente in vita con un morbido filo dorato. la donna non era molto alta, ed aveva un viso non più molto giovane, sembrava sulla cinquantina di anni ma era strano come guardandola negli occhi,nei suoi occhi marroni come la terra, si percepisse che doveva essere molto più anziana. Come se l’anima e il copro avessero due età differenti. La donna aveva anche una specie di copricapo dorato molto grande e ingombrante a parer mio, che poggiava sulle spalle e le dava un aria sontuosa. Qualche ciocca di capelli,castani, le scendeve lungo il viso adornato da qualche ruga. Poi la donna portò le mani fino all’altezza dei suoi occhi e li coprì delicatamente come per non vedermi. Poi d’un tratto vidi tutto buio, il buio pesto della stanza in cui mi trovavo prima con la persona. O meglio dire il buio pesto della stanza dentro alla quale mi trovavo con il dottore. Non avevo dubbi. Era lui. Non dissi nulla e mi venne in mente lo zygon, così mi girai di scatto a vedere l’uscio della porta. Era ancora chiusa a chiave e la luce era la stessa di prima. Chissa se il dottore fosse riuscito ad aprire le mie porte.chissa se si è reso conto di quello che io invece sono riuscita.
Non sapevo cosa fare,davvero. “Ora che faccio?” pensai. mi alzai in piedi e andai verso il dottore, aggirandolo però, per sua sorpresa, in modo che potessi vedere quanto era grande la stanza. Camminai lentamente e con le braccia a tastoni fino a quando non toccai qualcosa di morbido. Trascinai le mani a destra e a sinistra cercando di capire quant’era grande ma doveva essere abbastanza lunga perchè non ci riuscii. Cosi cercai di capire invece cos’era la cosa morbida: era una maglia. Si,una maglia. Continuando ad andare verso destra capii che doveva essere una specie di grande cabina armadio,la stanza in cui eravamo. C’erano molti indumenti e di vario genere e misura. Trovai una maglietta a maniche corte,dei pantaloncini corti di jeans e una giacchetta leggera. Trovai anche una specie di tenda li vicino, così tornai dal dottore, mi posizionai di fronte a lui e gli feci capire che avevo in braccio dei vestiti. Poi cercai di fargli capire che mi andavo a cambiare e penso di esserci riuscita dato che lui mi prese la mano e se la mise sulla testa, muovendola su e giù come se stesse annuendo. Tornai a tastoni alla mia tenda che fungeva da camerino e mi cambiai il più in fretta possibile.quando ritornai più o meno al punto in cui lui era prima seduto, non c’era. Perfetto. Che bella cosa.
Mi sedetti di nuovo, la dov’ero io prima seduta e aspettai.tutto l’entusiasmo e la paura mi avevano stancato e l’adrenalina non mi face accorgere di questo prima.
Da seduta a gambe incrociate, distesi le gambe.pensai a come in quel momento dovessi trovarmi nel mio letto a dormire dato che era notte fonda oramai.
Dopo poco,allungai le braccia all’idietro,poggiando solo sui gomiti. Pensai a come avevo incontrato il dottore, o almeno a come prima avessi incontrato lo zygon e martha,se anche quella era la vera martha.
Da quella posizione mi sdraiai usando le braccia come cuscino. Cos’ era successo a martha? Cosa era successo nella realtà?
Mi girai sul fianco destro come faccio di solito per addormentarmi più comodamente.come faremo ad uscire da questa situazione sani e salvi? Continuai a fissare l’uscio della porta, ma le palpebre si facevano sempre più pesanti e io mi stavo immergendo sempre più profondamente nei miei pensieri.
Ormai chiusi gli occhi, notando che non ci fosse nessuna differenza tra aperti e chiusi, tranne la scomparsa della luce sotto l’ uscio della porta. Mi lasciai cadere nel sonno, sentendomi nonostante tutto un po’ più al sicuro pensando che il dottore fosse lì con me,quello vero intendo ovviamente.
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Doctor Who~Il primo incontro con il dottore non si scorda mai 💙💙
FanficSe sei un/una whovian,questa può essere la storia che fa per te.Questa è la prima storia che io abbia mai scritto e pubblicato, spero ti possa piacere!!! "Emy è un ragazza quasi quindicenne che incuriosita una notte, va a vedere alla finestra chi er...