Aprii gli occhi, ma il buio continuava a regnare sovrano e totalmente indisturbato. Non c’era nessun filo di luce, nessuno,nemmeno da sotto l’uscio dell porta. Avevo sognato lo zygon, più che altro ne avevo fatto un incubo, anche se io non ne ho mai visto le vere sembianze dal vivo. Si, le avevo viste nella serie tv, o meglio nel film”il giorno del dottore” in onore del cinquantesimo anniversario, però quelle usate sul set per le riprese erano solo maschere,travestimenti e persone truccate molto bene, ma chissa com’è fatto veramente uno zygon? Beh,probabilmente il dottore lo sa.
"ora che ci penso, dov’è? Si è addormentato pure lui?”pensai tra me e me. Decisi di alzarmi dopo essermi svegliata in quel modo poco piacevole. Il pavimento non era stato comodo per il riposo, ma era il meglio che avevo a disposizione. Forse avrei potuto usare dei vestiti come materasso ma sarebbero serviti a poco e niete. Ora quel che era fatto, era fatto. Mi misi seduta con una gamba piegata e l’altra distesa, e le mani lasciate cadere in avanti. Cercai di stiracchiarmi il più silenziosamente possibile, per non farmi sentire da nessuno. Mi guardai intorno per capire la posizione del dottore nella stanza ma sembrava che non ci fosse. Un brivido mi corse lungo tutta la schiena per poi diffodersi in ogni cellula del mio corpo e una domanda mi assalì. E se io avessi solamente sognato il dottore?
Decisi di constatare di persona, così mi alzai in piedi e sempre a tastoni andai verso la porta,o quella che credevo fosse la porta. Camminai lungo le pareti della stanza cercando di coprire più area possibile coi miei passi, quando all’improvviso urtai un piede. Mi fermai sul colpo. Chi era adesso? Speravo fosse il dottore ma capii che il piede indossava una scarpa a tacco pieno, non molto alto. Doveva essere per forza una donna, e anche umana,perchè il dottore di sicuro non le avrebbe indossate quel genere di cose! Il piedi non si mosse comunque. Allora mi abbassai. La donna doveva essere sdraiata per terra, o almeno appoggiata con la schiena al muro. Allungai la mano sinistra e mi appoggia al muro con essa. La mano destra invece la indirizzai verso la donna. Le sfiorai i capelli, per prima cosa. Erano lunghi fino a poco più in giù delle spalle e morbidi. Cercai il suo braccio, e le stretti il polso. Odiavo farlo in quel momento, ma dovevo vedere se fosse viva o... o meno.
Non lo avevo fatto mai prima d’ora perciò prima di tutto era una sfida capire le pulsazioni. Premetti contro quella che credevo la vena e appena sentii la prima pulsazione, tirai un gran sospiro di sollievo. Era viva, chiunque lei fosse. Dovevo svegliarla o no? Optai per svegliarla.
La presi per le spalle e la scrollai pian piano,in modo da non scioccarla troppo.lei, però, non dette nessun segno di risveglio. Allora aumentai la forza, ma nulla. In tv avevo visto di solito che se la persona in questione non si svegliava ,le si tirava uno schiaffo. Non ero sicura di volerlo fare, ma era per il suo bene.
Quando mi preparai per sferrarle lo schiaffo, lei si mosse, di poco, ma si mosse. Fiuuuuuuu, niente schiaffo!”stai bene?” le bisbiglai. lei emmise un piccolo gemito e poi mi disse debolmente di si.”io sono Martha,Martha Jones. Come ci sei finita qui?ti sei ferita?tutto apposto?””si si, sto bene, non ti preoccupare. Io sono Emy.”risposi. e prima che potessi dire qualunque altra cosa, disse preoccupata:”dov’è il dottore? L’hai visto? Sta bene?”cosa le dovevo rispondere!non ne ho idea dato che prima di addormentarmi pensavo che fosse con me nella stanza e poi invece, al mio risveglio non c’era più.
Non so se l’abbia sognato o meno. Ma per non farmi prendere per scema le disse di non saperlo,per tutta la confusione che avevo in testa.”mi sono svegliata qui,ma non ricordo di esserci entrata proprio in questa stanza. E come se avessi un vuoto di memoria.””forse ti ci ha portato questo dottore?” aggiunsi, cercando di sviare ogni sospetto da me. Non doveva intuire che io conoscessi apparentemente il dottore, e nemmeno lui doveva farlo, questo mi era più che chiaro. In realtà era l’unica cosa di cui ero sicura al cento per cento.”si, può darsi. Ma allora dov’è lui? Non è solito a lasciare cosi le persone, praticamente in balia di loro stesse!””qui lo zygon non è entrato”dissi.”forse ci ha messo al sicuro. Pero non ho idea di dove possa essere.””hai ragione, dev’essere cosi!””se è così, allora perche tu sei svenuta mentre io mi ricordo di essere stata trascinata qui? O almeno credo di essere entrata così qui.”chiesi logicamente.”forse lo zygon mi ha fatto qualcosa mentre il dottore è riuscito a salvarti in tempo. Farò delle analisi improvvisate.”disse lei. Non capivo in che modo le avrebbe fatte ma la appoggiai nell’intento.
si tolse l’orologio dal polso e mi chiese di aprire la finestrella che c’era dietro. Lo feci e ci trovai una specie di mini capsula con un lungo ago sottile per una delle due estremità.”ok,ora passami la siringa” era una siringa? Quella roba era una siringa? Non mi sembrava proprio così ma in fondo era lei che se ne intendeva di più in questo campo.
Quando gliela diedi, si conficcò l’ago sottile nell’indice della mano destra e si prese un campione del suo sangue. Poi rimise il tutto nella finestrella dietro a quall’orologio e fissò lo schermo. Almeno penso che abbia fatto queste cose, dato che al buio non si poteva capire molto. Dopo neanche una decina di secondi avemmo i risultati. C’erano diversi valori,sostanze varie e cose del genere. Sembrava stesse piottosto bene ai miei occhi,ma lei mi disse di aver pochissimo ferro nel suo sangue. Il che suonava una brutta cosa.”come posso aiutarti?”le chiesi un po’ preoccupata. Lei non mi rispose. Notai che non si reggeva a nulla. Doveva essere svenuta di nuovo. Fantastico! Stavolta decisi di lasciarla in pace, probabilmente la causa era la carenza di ferro e la sua stanchezza.
Ora,ero sola. Dovevo arraggiarmi come meglio potevo e pensare il più lucidamente possibile.
Rielaborai tutto quello che era successo , in modo abbastanza rapido. Se lo zygon7165 aveva le sembianze del dottore e la finta martha,che penso sia un’altro zygon, era svenuta significava che una volta trasformati, continuavano ad essere collegati ai parametri vitali della persona originale. Il che significa che il dottore era sveglio e anche in forze. Bene, trovai una spiegazione logica,si ok, ma a cosa poteva servirmi se ero chiusa in quella stanza? Dovevo uscire da lì e cercare il dottore.
Provai ad aprire la porta, il più silenziosamente possibile, ma era chiusa a chiave appunto. Perciò forse l’unica maniera per aprirla era il cacciavite sonico, ma avrebbe attirato gli zygon con il suo rumore strano. Beh,per lo meno sapevo come stordirli. Decisi.
Puntai il cacciavite verso la porta e premetti i pulsanti a caso, come sempre. Sentii il meccanismo della porta sblocarsi e capii di avercela fatta!bene.Uscii e richiusi la porta a chiave per mantenere Martha al sicuro. Non sentii nessuno segno di vita sospetto. Così camminai lungo il corridoio arrivando verso la porticina di cui non sapevo l’esistenza. Quella che usai per scappare dallo zygon. Strinsi il cacciavite come mai prima d’ora, allungai la mano verso la maniglia e aprii la porta normalmente,senza difficoltà.
Non sentivo nulla. Nulla di nulla.risalii le scalette pian piano, guardando se c’era qualcuno nei pressi della console. Nessuno. Non sapevo se essere felice o preoccupata. Comunque, mi avviai verso la porta d’uscita del tardis e la aprii lentamente. Sbircai fuori e dei deboli raggi di sole colpirono il suo pavimento. Era l’alba. Il giorno stava sorgendo e la notte ormai era giusta al suo termine. Fuori,c’era il giardino del mio palazzo, esattamente dove eravamo prima. Non ci siamo spostati,ok. Bene. Non riuscivo a credere che fossero passate delle ore da quando incontrai i due viaggiatori, o quelli che sembravano loro. Dovevo fare qualcosa. Dovevo cercare il dottore, ma chissa dov’era.E gli zygon probabilmente, molto probabilmente erano usciti da qui. Così mi ricordai che il cacciavite di cui mi ero impossessata era il gemello di quello che doveva possedere il dottore. Doveva esserci anche qualche collegamento tra di loro. E ora che faccio?dove vado?dove lo cerco?lascio martha? Avviso i miei? Decisi di sedermi e calmarmi.non capivo. Se il primo dottore e la prima martha erano delle false copie, come mai avevano il loro tipico comportamento? La domanda risuonava più intelligente nella mia testa all’inizio,ora sembrava stupida. Sono delle copie,prendono tutto dall’originale, ma hanno delle imperfezioni. Ok, ma allora ho incontrato o no il vero dottore? Perchè da sola di sicuro non mi ero salvata, e qualcuno invece lo aveva fatto. Ma chi? E come? Avevo così tante domande per la testa che non mi accorsi di essere uscita dal tardis passeggiando verso il mio cancello e cominciando a gironzolare per la mia città.
Camminai così, a caso, dove mi portava l’istinto. Non c’era nessuno per i marciapiedi e fin’ora era passata solamente un’auto. La mattina è sempre freschetto fuori, perciò comiciavo anche a sentire un po’ di freddo. Meno male che era giugno! Altrimenti, se fosse stato un freddo giorno di inverno sarei morta di ipotermia, di sicuro.
Mi stavo dirigendo verso il centro della città,la piazza principale.fin a quel momento avevo visto solamente un gatto,nero che mi passava la strada. Ecco,appunto. Quando anche i gatti si mettono contro di te. Il gatto si fermò in mezzo alla piazza e mi fissò, seduto e immobile. Io lo trovai carino,nonostante tutto e non resistetti al suo musetto. Così lo accarezzai un pochino e lui mi lecco la mano,insalivandola proprio per benino. Ecco, questa era già una cosa meno carina. Poi si mise tipo a giocherellare con i miei capelli,mangiando qualche piccola ciocca.
Du’un tratto corse via, forse spaventato o forse annoiato. Insomma, i gatti fanno sempre ciò che vogliono! Mi sedetti su una delle panchine e comiciai a guardarmi intorno. Neanche i bar o i pub avevano ancora aperto. Poi vidi su un orologio,esposto in vetrina che erano le cinque del mattino. Da lì a qualche ora le strade si sarebbero popolate e gli zygon sarebbero fuggiti facilmente. Senza contare che non avevo ancora nessuno segno del dottore.
Avevo un leggero appetito, dato che non riuscivo più a pensare ad altro che a ciò che mi serviva in quel momento e che non potevo avere! Uffffffff. La cosa era stressante. Decisi di alzarmi e di andare da qualche parte,qualsiasi parte,purchè io faccia qualcosa di utile e non me ne stia con le mani in mano. Ad un certo punto, vidi un uomo correre verso di me,con la coda dell’occhio e non riuscii ad indentificarlo. comiciai a camminare con un passo più spedito e a correre, dato che l’uomo ben presto si trovò a tipo dieci metri da me. Corsi lungo stradine più piccole, in modo da poter zigzagare tra le case e provare a disseminare l’uomo. Prima però,avrei almeno dovuto vederlo in faccia! Così che se lo avessi rivisto di nuovo potevo sapere le sue intenzioni.
Ero arrivata nel giardino di una casa e carcai di ritornare ad una strada, ad uno spazio più ampio e con più possibilità di fuga. Seguii il marciapiede fino a riconosciere l’ambiente in cui ero arrivata. Dovevo aver fatto un giro completo della piazza almeno, dato che la stradina che seguivo si riversò nel centro della città. Non avevo molte altre possibilità.
Invece di fuggire, adesso, dovevo trovare un nascondiglio,o un luogo perlomeno al sicuro. Mi diressi verso un negozio, una boutique che si trovava li,all’angolo e mentre mi avvicinavo sempre di più alla porta,tirai fuori il cacciavite e lo puntai verso di essa. Diversi pulsanti furono premuti a caso prima che io trovassi quello giusto una volta per tutte e lo memorizzassi, in modo da poterlo usare anche in futuro. La porta,che era chiusa a chiave,si sbloccò e feci appena in tempo per entrare e chiuderla a chiave di nuovo. Allora corsi verso la cassa e mi nascosi lì dietro, in modo da non esere visibile all’uomo. Non ero ancora riuscita a capire chi fosse,forse uno zygon con sembianze di un perfetto sconosciuto. Non sentii nessun rumore,nemmeno di passi. Dove era finito l’uomo? Non era possibile che fosse già andato via, perchè l’ultima volta che ero lì fuori mi trovavo a un paio di metri da lui,perciò doveva essere ancora lì,lì vicino.
Aspettava probabilmente che io uscissi fuori. Io ero seduta per terra,accoccolata, buona buona,senza fare nessuno rumore. Non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo perchè tutto quel silenzio non poteva essere una cosa buona.di sicuro.Strinsi il cacciavite ancora una volta come non mai e decisi che forse la cosa migliore e che io spuntassi da dietro il balcone con il cacciavite in mano,pronta anche a stordire lo zygon, se fosse stato necessario. Sapevo cosa e come fare, rimaneva solamente l’obbiettivo di raccogliere tutto il coraggio che avevo e di fare quello che avevo in piano momentaneamente.
Saltai fuori fissando con uno sguardo aggressivo l’uomo e cercando di apparire sin da subito determinata e senza paura. Almeno dovevo riuscire a nascondere bene bene tutta la paura che in quel momento avevo!
Quando, in una frazione di secondo, capii chi era,aprii gli occhi ancora di più e da un’espressione aggressiva uscì fuori lo stupore. Sentivo le gambe cominciare a tremera e forse avrebbero anche ceduto. Rimasi immobile a fissare l’uomo. quando io ero sbucata dal nulla, lui fu sorpreso. Era girato proprio verso di me, con un cacciavite in mano. Ma era fermo davanti alla porta come se volesse farmi capire che non voleva entrare. Non so se il dottore si rese conto che io lo riconobbi. Speravo tanto di no, ma non ero del tutto sicura. Quello di fronte a me poteva anche essere zygon7165.
Lo zygon però sarebbe entrato subito o perlomeno ci avrebbe provato, mentre lui era lì,fermo,come se aspetasse una mia risposta. Rimanemmo cosi per un po’. Per una decina di secondi. Avevamo entrambi il fiatone, e respiravamo con affanno,per via della corsa. Ci stavamo fissando negli occhi a vicenda e io vidi,dentro quei occhi marroni come la terra,di nuovo, un velo di vecchiaia. Come se l’anima e il corpo avessere due età totalmente differenti. Lo guardai per intero e per la prima volta vidi esattamente con cos’era vestito. Un completo che gli uomini qui, usavano spesso per andare a lavoro. Era adatto sia alle occasioni più formali che alla vita quotidiana. Indossava delle convers rosse, un po’ sporche ma non troppo.Mi piacevano. Usate,erano usate,si. Come se ci avesse corso molto.
Il mio sguardò si posò fisso sul suo cacciavite, penso che lui lo notò e cominciò a muovere le dita come per accarezzarlo. Quando lo fece, il mio sguardo tornò subito sui suoi occhi,come avessi cercato di capire chi era realmente. L’uomo rimase immobile,e io non c’è la facei più. Le gambe sembrano dei legnetti sotto il peso di una pietra troppo grande. Comicai a barcollare,avanti,indietro,a destra,e a sinistra. non aveva senso quello che mi stava accadendo e io non capivo. Mi appoggia pesantemente con tutto il corpo al balcone della cassa e lo usai come sostegno. Intravidi, sul volto dell’uomo, un’improvvisa preoccupaione e mi chiesi il perchè non entrasse. Forse non poteva aprire la porta bloccata con il mio cacciavite,perche magari erano su due frequenze diverse. Non lo sapevo,davvero. Ma speravo che entrasse, perchè non c’è la facevo più. Non mi era mai successo.
Tutto incominciò a muoversi intorno a me,come se stesse per girare.Non ero mai svenuta prima d’ora.Non volevo che accadesse ora. Guardai l’uomo, non ancora convinta della sua reale identità e gli lancai uno sguardo. Uno sguardo che sembrava carico di tutto quello che stava succedendo dentro la mia testa. L’uomo sembrava volesse davvero aiutarmi. Alzai il braccio e lo allungai verso la porta,premetti il pulsante giusto del cacciavite ed aprii la porta. Quest’operazione però mi costò molta fatica in quel momento così le mie gambe cedettero,e io distesi le braccia per provare ad aggrapparmi a qualcosa. Ormai stavo per cadere contro il pavimento,che doveva essere parecchio duro. Quando non ebbi più le forze per continuare a provare ad invertire la situazione o a migliorarla,mi lasciai andare. Ero stanca,trroppo stanca. Mi aspettavo di sentire un duro colpo,dovuta alla caduta. Le palpebre si fecero così pesanti che sembrava mi stesse per addormentare molto profondamente.d’un tratto mi sentii avvolgere da un calore strano,da un calore umano. Due braccia si avvolsero intorno a me,proprio come avevano fatto quando mia avevano preso alla sprovvista da dietro mentre scappavo dallo zygon,la prima volta. Tutto il mio peso era sostenuto solidamente da un busto. Il dottore mi prese al volo,appena in tempo, tra le sue braccia e lui si sedette per terra. poi prese un cacciavite, non sapevo se il mio o il suo, e chiuse a chiave la porta. Eravamo dietro al balcone,là dove proprio qualche minuto prima io stavo pietrificata di fronte a quello che credevo una possibile minaccia.”hey,hey,hey,hey,hey,heey!non fare così. Rimani sveglia. Cerca di rimanere sveglia il più a lungo possibile”io annuii lentamente. Sentivo la testa pesante come un macigno.Sapevo che avrebbe reagito così,provando a salvarmi ad ogni costo.”parlami di qualcosa,cos’ ti tieni sveglia. Qualsiasi cosa andrà bene,devi tenerti occupata!”io annui di nuovo,come prima. Pensavo a cosa potergli dire, e decisi che era meglio parlare di qualcosa di utile.”ho visto Martha,non ti preoccupare,è al sicuro.Nel Tardis,là dove ci hai lasciato tu l’ultima volta.Quando mi sono accorta di lei,era svenuta per terra. La svegliai e lei comiciò subito a preoccuparsi per il nostro bene.Si è fatta delle analisi sul posto e mi ha detto di avere una carenza di ferro.Poi è svenuta di nuovo.Mi dispiace,ma non ho potuto fare molto altro.Ho cercato di aiutare.””ooooohh,lo so.Credimi,lo so.””Non volevo scappare da te prima,ma pensavo fossi uno zygon. Precisamente lo zygon7165.””lo so,lo so.Bevi questo. È una specie di antidoto a questi svenimenti.””Come hai fatto a prepararlo?”chiesi.”con delle erbe medicinali che crescevano qui vicino.””ma non...lasciamo perdere.ora che facciamo?””beh,ti teniamo sveglia,ecco cosa.l’antidoto allieva solamente o rimanda gli svenimenti,ancora non l’ho capito bene.Ma funziona.”disse. Avrei voluto puntargli il cacciavite addosso per vedere i risultati e capire finalmente chi era veramente, ma era come un atto di sfiducia. Il dottore sembra abbia percepito questa mia indecisione e prendendo il cacciavite cercò di dimostrarmelo. Se lo puntò adosso e premette un solo pulsante,quello piccolo verde sotto la squadratura. Quando sullo schermo stava per apparire il risultato, presi il cacciavite e annullai l’operazione. Questo era il momento che aspettavo,sin da quando l’avevo incontrato sotto la mia finsetra. Il momento di dirgli la verità.Non mi importava più delle paure che ne avevo a riguardo. Se lui mi avesse aprezzata,l’avrebbe fatto per chi sono realmente e non per chi dico di non essere.
Non parlai subito.Non sapevo nemeno cosa dirgli, in verità.Forse sono stata un’altra volta troppo impulsiva.poco dopo mi pentii dell’azione appena compiuta.Rimasi in silenzio.Lui non disse nulla,sembrava stesse cercando di monitorare la situazione. Mi accennò un sorriso, quasi paterno, come di comprensione e di gratitudine della fiducia. Dovevo fargli capire che so delle cose su di lui, come se gli fossi stata accanto durante le sue ultime rigenerazioni. Per lui io conoscevo solamente il suo nome, Martha,lo zygon,il cacciavite e il tardis.”avete gli stessi occhi, tu e la donna con la tunica rossa e il copricapo dorato sontuoso, seconda porta nel tuo palazzo.”
Lui mi guardò come per dire”ma che stai blaterando?” Sperai che capisse al primo volo,ma così non è stato.Provai a spiegare in un’altro modo.” Hai mai incontrato Madame De Pompadeau?”chiesi io.”Si”dissi annuendo con la testa.Io mi mossi dalle sue braccia. Lui seguì i miei movimenti e mi aiuto nell’intento di mettermi seduta con la schiena rivolta verso il balcone in modo da usarlo come appoggio, proprio come faceva il dottore.
Ci riuscii senza troppe difficoltà. Mi sentivo già lievemente meglio. “bene. Per scoprire cosa aveva lei di tanto speciale da attirare l’attenzione delle creature meccaniche, le hai messo le mani sulle tempie e sei entrato nella sua testa. Come disse lei però, una porta una volta aperte è percorribile in entrambi i sensi e...””...ed entrò nella mia testa,si. Fu la prima e l’unica a riuscirci. Era una gran donna. Nobile di cuore,forte come una leonessa e coraggiosa.”concluse lui accenanndo un sorriso malinconico in onore dei vecchi ricordi che a quanto pare gli stavano riaffiorando”beh si,fu la prima... ma non l’unica”finì io.
Lui mutò il sorriso in una smorfia neutra e abbassò lo sguardo su una cosa di fronte a lui. Dopo una frazione di secondo spostò lo sguardo su di me come per dire”non è possibile” o “e cos’hai visto?” “tranquillo non sono entrata solo nelle prime due porte che ho visto accessibili”aggiunsi io cercando di tranquillizzarlo.”in teoria nessuna porta sarebbe dovuta essere accessibile, dato che non dovevi trovarti nella mia testa.” Disse lui con un tono basso, ma percepii anche anche un tono lievemente sgarbato e irritato.
Io ci rimasi un po’ male non lo nascondo,ma cercai di rimanere il più neutrale possibile.”in teoria io non ci sarei nemmeno entrata nella tua testa se tu non avessi provato a fare lo stesso con me”replicai col suo stesso tono. Improvvisamente si sentirono suonare le campane del campanile e questo significava che erano le sei del mattino,dato che esse suonano solamente tre volte nell’arco di una giornata:alle sei di mattina, a mezzogiorno e alle sei di pomeriggio.
Si sentì una porta aprire e qualcuno entrare nella boutique,con passo calmo e lento.I passi erano seguiti dal rumore dei tacchi perciò doveva essere una donna,probabilmente la proprietaria, ma cosa ci faceva lei qui,a quest’ora? Era troppo presto per aprire il negozio, dato che la gente non era ancora sveglia probabilmente.Fatto sta che sia io che il dottore concordammo che la cosa migliore fosse tornare al tardis. Lui allungò il braccio sotto il mio in modo da potermi sostenere e accettai il suo aiuto. Mi aggrappai a lui e insieme andammo verso la porta.la apri e la richiuse.
Non camminavamo molto veloci, a causa mia. Penso preferisse non rischiare di affaticarmi, ma io lo notai e gli dissi:”Ora penso di potercela fare anche da sola, ma grazie dell’aiuto che mi hai dato fin’ora.”dissi cercando di trovare la mia autonomia”in realtà dovrei ringraziarti per avemi salvata all’inizio dallo zygon7165”aggiunsi facendo qualche passo totalmente sa sola ma con abbastanza fatica.”grazie di avremi anche dato il medicinale” dissi poi, mentre constatavo di non essere ancora nel pieno delle mie forze.Lui ascoltava e cercava di aiutarmi nel mio intento. Era cauto e attento e mi porse il suo avambraccio come appoggio. Io non potei riufiutare dato che mi era comodo. Camminammo per un minuto, avvolti nel silezio. Fino a quel mometo avevamo visto solo una persona, un vecchietto in bicicletta. Se c’era una cosa che non sopportavo era il silenzio. So che nessuno parlava per via del tono con qui ci eravamo detti le ultime cose,ma non si poteva andare avanti? O avremmo parlato pacificamente o avremmo litigato,ma avremmo parlato e tantato di communicare. Lui sembrava avesse il mio stesso intento e disse:”non devi ringraziarmi. Sono il dottore, è questo che faccio. Aiuto le persone...””... si lo so. Tu scegliesti questo nome come una promessa.”finii io la frase al posto suo.”ma forse loro non si ricordano di ringraziarti o di essere gentili il più delle volte,e se lo scordano anche troppo presto.”aggiunsi io.Lui alzò le spalle come per dire”ci sono abituato,lo fanno sempre gli umani”. Non dissi più nulla. Ma sentivo,dal tono con cui si ero espresso che forse era frustrato.
Insomma, nessuno gli riconosceva mai il merito e in più occasione anzi non ci pensarono troppo a passare contro di lui. Era una cosa che da sempre trovavo ingiusta e non capivo il perchè lo facessero. Eravamo arrivati a metà della strada per raggiungere il tardis, quando notai una cosa strana. Anche se erano le sei e qualcosa di mattina vidi spesso casualmente delle persone affacciate alla finestra che mi fissavano,o meglio ci fissavano. Erano tutte di età anche differenti fra loro ma il loro sguardo inquetante era una cosa che avevano in comune.
Dovevo comunicarlo al dottore senza far accorgere ai miei “fissatori” che lo facevo. Tirai con una piccola strattonata discreta il braccio del dottore e lui rivolse velocemente il capo verso di me. Io gli lanciai un occhiata seria e senza muovere troppo le labbra bisbiglia:” Quando ti dico questa cosa non ti girare in fretta e non fare movimenti bruschi. Continua a camminare come se nulla fosse.ok?””ok”mi sentii dire da lui in risposta.”ci sono delle persone che si affacciano alle loro finestre e ci fissano senza interruzione, come se ci stessero tenendo d’occhio constantemente. Credo che siano state influenzate dagli zygon”dissi io. Mentre gli dicevo queste cose aveva uno sguardo fisso in avanti come se non mi stesse ascoltando.lui aggiunse solamente due parole:”lo so”. Io divenni un pochino confusa.”se lo sapevi perchè non mi hai avvisata?”chiesi.”perchè c’è ne siamo accorti più o meno nello stesso tempo”rispose. “ok” infine conclusi io. Continuammo a camminare come se nulla fosse.Dopo circa 10 minuti, arrivammo a destinazione. Appena entrata andai a sedermi sui sedili mentre il dottore andò verso la stanza dove era chiusa al sicuro martha. Mi sentivo sempre meglio, il che mi consola. Ora ero in grado di aiutare meglio, perciò mi alzai e comiciai a passeggiare liberamente per il tardis. Salii delle scalette che si trovavano opposte alla porta d’ingresso e andai verso uno scaffale pieno di libri. Sfiorai le loro copertine solide e ancora in ottime condizioni fino a quando uno di loro non attirò la mia attenzione. Era rosso e per titolo aveva le scritte in gallifreyano. Ero molto curiosa e non resistetti,perciò lo aprii.
A prima vista le pagine erano piene di circuiti simili al titolo in copertina ma poi le figure si mutarono in lettere e divennero comprensibili. Si vede che il tardis era più potente di quello che immaginavo perchè sinceramente non mi aspettavo di veder apparire la traduzione in italiano. Cominciai a leggere delle pagine a caso, verso il centro del libro e mi rimase impressa una parola. Una parola che però, a prima vista non aveva senso. Mi rimase ben impressa, ma non mi diceva nulla. Quando sentii dei passi misi immediatamente via il libro al suo posto e scesi velocemente le scalette,rimanendo appoggiata alla ringhiera più vicina.
Vidi il dottore sostenere martha, come aveva fatto con me. Allora gli andai incontro e lo aiutai a farla accomodare sui sedili. Sono sicura non mi abbia vista dare un occhiata qua e là,tanto non facevo niente di male.
"ok,ora dobbiamo pensare ad un piano. Ci sono due zygon che vagano a piede libero in questa città e noi dobbiamo scoprire le loro intenzioni.Tu,ragazzina, stai bene?”mi chiese alla fine.”non ti ricordi il mio nome?”chiesi io con un tono sconvolto e confuso.”beh,a dir la verità non me l’hai nemmeno detto””ah è vero. Te l’avevo solo quando...”e lì mi fermai da sola.”ohhh no...” feci.”oh no?” chiese il dottore con un tono serio.”io ti ho detto il mio nome. Quando vi avevo fatto entrare in casa mia. Solo che non sapevo non foste voi e che invece fossero gli zygon””gli zygon sanno chi sei?”chiese lui sempre più allarmato.”beh, sanno solo che sono umana.che ho quasi 15 anni e che mi chiamo Emy. Basta. Altro non sanno.”dissi io.”ok,non sono informazioni molto rilevanti per loro. senza offesa. Sei ancora al sicuro.” Dissi lui tranquillizandosi. Poi io mi ricordai qualcosa. Qualcosa che non andava bene. D’improvviso mi portai la mano alla bocca e guardando per terra dissi un’altro “ohh no.” Il dottore mi chiese:”che c’è? Che succede?” io feci salire il mio sguardo al viso del dottore che aveva aggrottato la fronte. Lentamente feci scendere la mano dalla bocca e comincai a respirare profondamente. Stavo per entrare in panico. “dimmi cosa c’è che non va!” disse lui alzando la voce.”è colpa mia. È tutta colpa mia.” Dissi con la voce sempre più tremolante.”non sapevo non fossi tu quello che avevo incontrato ieri notte. Non avrei dovuto dire quelle cose.””dire cosa ?””sono stata così stupida e avventata””quali cose?” disse lui cominciando a perdere sempre di più la pazienza e afferrandomi per un braccio. Martha intervenne per la prima volta:”dottore adesso calmati.” Lui si fermò e mi lasciò andare.”gli ho detto...che...” cominciai io a dire con un nodo in gola.”...che sapevo delle cose su di te.molte cose.””quali cose?””che venivi da gallifrey,che eri l’ultimo signore del tempo,che hai viaggiato con rose,con k9, che non hai passato l’esame per il tardis, che hai avuto un infanzia difficile, che sai i nomi di tutte le stelle.” Guardai i suoi occhi e lessi un velo di delusione nei miei confronti.”ok. non hai detto altro,vero?””no”dissi io con gli occhi sempre più lucidi. “non è così grave, nemmeno queste sono informazioni poi così rilevanti.” Disse martha cercando di tranquillizarci. “non capisci” dissi io.”se li ho convinti che so delle cose sul dottore,molte cose,Verranno a cercarmi e vorranno prendermi con loro e farmi chissa che cosa” spiegai. “tranquilla Emy, prometto che ti proteggerò. Non piangere, andrà tutto bene.” Cercò di confortarmi il dottore. Allora non resistetti più. Scoppiai in lacrime sempre più preoccupata e in ansia. Sentivo il peso della copla su di me.”non capisci nemmeno tu, vero? Non ho paura che mi facciano qualcosa ma che mi usino contro di te. Potrebbero condizionarmi e farti male attraverso me.” Il dottore si fermò di colpo. Sembrava che avesse appena realizzato quanto ci tenessi a lui. Io lo vedevo come il perfetto miglior amico. Avevo imparato ad apprezzarlo con la serie tv che tanto amavo guardare. “lascia che ti dica una cosa, una cosa soltanto: tu, per questo poco tempo, mi hai fatto capire quanto tu valga, quasi come un signore del tempo oserei dire. Sei riuscita ad entrare nella mia testa,hai imparato ad utilizzare il mio cacciavite e ti sei pure arrangiata bene con gli zygon. Intravedo una leonessa in te, che però è ancora troppo nascosta. E poi mi conosci bene, cosa che non succede spesso.” Disse il dottore. Era quello che meno mi sarei aspetta di sentirmi dire. Pensavo che si sarebbe arrabbiato o che peggio sarebbe rimasto deluso da me. Avrei anche compreso la sua reazione, in fondo forse avrei reagitò così,non lo so. Invece mi disse quello di cui probabilmente avevo più bisogno di sentire. Questo mi fece sentire speciale ed unica. Proprio la carica che mi ci voleva!
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Doctor Who~Il primo incontro con il dottore non si scorda mai 💙💙
Fiksi PenggemarSe sei un/una whovian,questa può essere la storia che fa per te.Questa è la prima storia che io abbia mai scritto e pubblicato, spero ti possa piacere!!! "Emy è un ragazza quasi quindicenne che incuriosita una notte, va a vedere alla finestra chi er...