Capitolo 5

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Trevor's POV

Continuo la mia solita corsetta pomeridiana dopo aver scambiato qualche parola con lei, il mio chiodo fisso.

Sembra non ricordare chi io sia o forse fa solo finta per non avermi più tra i piedi.
Ma io non posso lasciarla andare. Dalla prima volta che l'ho rivista sull'autobus non sono riuscito ad eliminare dalla mia testa i suo profondi occhi verdi.

So che forse è la cosa più sbagliata quella di ripresentarmi nella sua vita come se niente fosse, ma magari questa potrebbe essere la volta buona per ricominciare, senza problemi, senza ostacoli.

Sono egoista lo so, ma non posso lasciarla andare così.

Mi fermo in un bar vicino per prendere qualcosa da bere.

"Hei Trevor" non vedevo David da quel giorno, quel fottutissimo giorno. So di aver deluso anche lui, e lui non lo ha dimenticato anzi il contrario.

"David!"

"Mi è giunta voce che hai deciso di tornare a scuola, tra l'altro nella sua classe" il suo sguardo ammonitore si punta su di me.

"Sì, ho deciso di voler riprendere in mano la mia vita".

" Sii solo prudente questa volta, i suoi vuoti di memoria non dureranno a lungo".

"Mi scusi barista! Due bicchierini di vodka per me e per il mio amico" lo ignoro.

"Certo signore, arrivano subito".

"Immagino che la voce che ti è giunta all'orecchio è quella di Vicky".

"Non importa chi sia stato, nonostante ciò che è successo sono pur sempre il tuo migliore amico e non vorrei vederti combinare altri guai" strofina la sua mano sulla fronte preoccupato.

"Ecco a voi" il barista ci consegna i nostri bicchierini che beviamo in un solo fiato.

Al collo porto la sua collanina con il ciondolo a mezza luna, un segno molto particolare che le appartiene.

È la forma del suo neo dietro l'orecchio destro.

Sembra stupido attaccarsi così fortemente a stupidi dettagli, ma se questi riguardano la persona che ami acquistano un valore inestimabile.

Ricordo ancora i suoi occhi vuoti, la maglietta strappata e i suoi shorts sporchi di terra.

Mi si stringe il cuore al solo pensare che è per colpa mia che non ricorda, e sarà per colpa mia che ricadrà di nuovo nello stesso abisso di un anno fa.

L'egoismo è una parte che odio del mio essere, ma quando si tratta di lei, non posso far altro che essere tale.
È stata la mia luce in fondo a un tunnel quando nessuno c'era e questa mia entrata potrebbe farla ricadere nel buio.

"Hei Trev" David mi passa la mano davanti al volto "a cosa stai pensando?"

"A nulla David, a nulla"

Mi alzo dallo sgabello lasciando i soldi per i drink, prendo un sigaretta mettendola tra le labbra, l'accendo, aspiro una profonda boccata di fumo e poi lo butto fuori.

Sento la nicotina rilassarmi i nervi tesi e assieme all'alcool dissipare per qualche secondo il mio senso di colpa, radicato ormai nella parte più profonda del mio essere.

Percorro a piedi gli ultimi metri che mi separano dalla mia casa. Una villa a due piani con piscina all'esterno.

Estraggo le chiavi dalla tasca, apro e mi ritrovo da solo in una casa vuota.

Forse è questo che merito la solitudine.

L'incontro tra due sguardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora