Capitolo 1:
Il silenzio regnava sovrano in quel mattino d'inverno, rotto soltanto dal rumoreggiare di un piccolo ruscello. Un vento gelido giocava con i fili dell'erba alta abbastanza da nascondere una ragazza accucciata. Le gote erano arrossate a causa del freddo e alcune ciocche dei suoi capelli nero corvino svolazzarono via dalla sua treccia solleticandole il naso, mentre i suoi occhi castani perlustrano la riva opposta del fiumiciattolo. Dal boschetto sbucò un piccolo coniglio e un sorriso si dipinse sul volto della giovane. Proprio quello che stava aspettando. Strinse l'arco nella mano destra, cercando di riprendere sensibilità nelle dita e silenziosamente prese una freccia dalla faretra. Prima di incoccarla strinse con la mano sinistra il suo ciondolo a forma di lupo, il suo totem, rivolgendogli una preghiera perché gli desse fortuna nella caccia, stando attenta a non infilarsi la freccia nell'occhio. Poi si preparò al tiro. Sentì la corda tendersi mentre prendeva la mira e infine lanciò. La freccia volò veloce e inafferrabile colpendo il bersaglio desiderato. Il coniglio cadde sul suolo gelato, muovendo ogni tanto le zampette come per scappare mentre l'asta della freccia si stagliava dal suo fianco, contornata dal pelo candido. Respirava in modo anomalo, troppo accelerato. Aponi si alzò dal suo nascondiglio e superò il gorgogliante ruscello, nonostante l'acqua gelata. Si avvicinò al corpo ancora caldo dell'animaletto e si affrettò a finirlo con il coltello.
-Grazie per aver donato il tuo spirito per questa buona causa.- disse carezzando il suo manto morbido, dopo aver tolto la freccia per rimetterla tra le altre. Poi lo avvolse una pezza sporca di sangue rappreso e lo mise nella sacca che portava a tracolla. Per la festa di quella sera sarebbe stato perfetto, senza contare che il totem che doveva essere assegnato alla cerimonia alla figlia del capo era quasi sicuramente il coniglio. Il suo dono sarebbe stato molto gradito. Se non fosse stato quello la carne era comunque un buon regalo. Cominciò a tornare versò l'accampamento. Aveva i piedi intirizziti dal freddo a causa dell'acqua che aveva dovuto attraversare per riprendersi la preda. Gli stivaletti e la veste erano bagnati e la giovane credeva che avrebbero potuto ghiacciarsi prima di essere arrivata al calduccio del suo tepee. Entrò come una furia nella sua tenda, facendo sobbalzare leggermente suo padre.
-Aponi.- salutò quello. Lei chinò leggermente il capo, segno di rispetto nella tribù dei Siux e ricambiò.
-Buonasera padre.-
-Sei stata fuori molto, dove sei andata?- domandò. Aponi lo osservò prima di rispondere. Aveva i capelli molto lunghi e leggermente brizzolati con qualche ruga che ne evidenziava l'età. Vivevano soli, loro due. Sua madre era morta alla nascita della ragazza. La sua scomparsa era dubbia, non sapeva cosa esattamente fosse successo. Nella tribù non si parlava volentieri dei morti, si aveva paura che il loro spirito venisse poi a tormentarli. Le ipotesi erano due: Era morta di parto, cosa probabile o era volata via trasformatasi in farfalla, quale era il suo totem. Non ci credeva molto nella seconda storia.
-A cacciare.- mostrò a suo padre il coniglio. Era molto orgogliosa. -È per la cerimonia di stasera, probabilmente il totem di Kateri sarà il coniglio.- L'uomo annuì, solenne. Poi si alzò.
-Vado vedere se Kangee ha bisogno per i preparativi della festa di sua figlia.- senza aggiungere altro uscì dal tepee. Aponi, rimasta sola, cominciò a riordinare la sua roba. Mise i suoi utensili vicino all'entrata, poi si sedette sul suo sacco per dormire e cominciò a rovistare nella sua cesta dei vestiti per trovarsi qualcosa da mettersi. Sollevò davanti a sé una tunica lunga, non troppo elaborata, con qualche frangia qua e là. Decisamente poco elegante.
-Aponi!- la chiamò qualcuno. Volse la testa verso l'apertura della sua abitazione e vide una giovane dai capelli castani, ricci e due occhi nocciola molto vivaci.
-Maka!- esclamò la ragazza. Aveva riconosciuto la sua grande amica che conosceva fin da quando poteva ricordare. Abbassò la veste che teneva sollevata invitando la nuova arrivata ad entrare. Maka si sedette accanto ad Aponi.
-Che hai lì?- chiese indicando con la testa la tunica.
-Un vestito.- Maka storse il naso.
-Non vorrai mettere quello per stasera, vero? Persino le pelli di scarto di mia madre sono più belle.- disse con un piccolo sorriso.
-Ovvio che no! Stavo solo cercando...-
-Quello cos'è?- la interruppe l'amica con la sua solita esuberanza che la contraddistingueva fin da quando era piccola. Tirò fuori dalla cesta una bella veste, molto decorata con perline e tessuti di colori diversi che formavano vari disegni geometrici. Le maniche e i fianchi erano pieni di frange. Alla sola vista Aponi sbiancò. Fin da piccole, le bambine, venivano istruite dalle madri per fare in modo che sapessero muoversi con le frange per sedurre gli uomini. Non avendo avuto la madre, la ragazza, non sapeva muoversi benissimo in abiti così riccamente addobbati.
-Maka... io...-
-Ancora con questa storia?! Aponi te l'ho già detto come devi fare.- Cominciò a spostarsi avanti e indietro per la tenda, per quanto il piccolo spazio lo permettesse. Si muoveva in modo leggero, muovendo i fianchi così da far muovere ogni singola frangia del suo abito già pronto per la serata, le braccia si spostavano in modo sinuoso e non una decorazione stava ferma al suo posto. Sembrava che la veste avesse vita propria. Come al solito Maka era perfetta dove lei peccava e viceversa. Infatti per quanto la giovane fosse brava con il tiro con l'arco la prima era quasi del tutto negata. Aponi aveva cercato di spiegarle come fare, ma la giovane sembrava non capire.
-Sai che puoi farmi vedere come cammini per tutta la sera che tanto il mio livello resterà uguale, vero?- La ragazza riccia si sedette sbuffando.
-Quest'abito è perfetto. Tu lo indosserai, che sappia come muoverti o meno.-
-Ma...-
-Niente "ma", non ti permetterò di uscire da qui finché non lo avrai indosso. Ora provalo.- le porse la veste e la ragazza non poté fare a meno di indossarlo. La tunica era comoda e si fermava al ginocchio, le cadeva deliziosamente grazie al suo fisico perfetto. Maka applaudì entusiasta.
-Ti sta magnificamente!-
-Sì, ma...- la riccia portò una mano davanti a sé per fermare qualsiasi obiezione.
-Passiamo ai capelli.- rassegnata, Aponi, si sedette dato che si era alzata per provare il vestito e volse la schiena all'amica. Sentì Maka intrecciarle i capelli in un'unica lunga treccia che le arrivava fino alla fine della schiena e infilarci alcune decorazioni come nastri e perline.
-Fatto!- esclamò orgogliosa.
-Mi fiderò di te.- sorrise Aponi, fissandola da sopra una spalla. Maka era bellissima anche senza quel trattamento. I suoi capelli ricci erano troppo ribelli per essere infilati in qualche normale acconciatura e poi, comunque, le cadevano perfettamente contornandole il viso. Nel lobo dell'orecchio aveva infilato una piuma d'aquila, il suo totem. Il suo fisico perfetto le faceva stare bene tutte le tuniche che possedeva. Una tirata di capelli piuttosto violenta la riportò alla realtà.
-Ahio!- si lamentò.
-Mi hai sentito?- chiese la ragazza.
-No, cosa hai detto?-
-Che magari questa sera troverai il tuo compagno.- Aponi alzò gli occhi al cielo.
-Ogni volta che c'è una festa, parti subito con questo presupposto.-
-Perché è così, Aponi, oramai hai...- Una voce proveniente dall'esterno la interruppe bruscamente.
-È ora di andare, la festa comincia!- la padrona del tepee uscì seguita dall'amica. Era buio e le stelle brillavano luminose nel cielo. Il freddo era molto intenso e le due ragazze rabbrividirono. Nonostante la tunica avesse le maniche lunghe le gambe erano scoperte. Si affrettarono verso il grande falò acceso al centro dell'accampamento dove il resto della tribù era riunita. Si sedettero in mezzo ad altri ragazzi, proprio davanti alla famiglia a capo del gruppo. Vi erano Kangee, il capo famiglia, Ehawee, la moglie, Enapay, il figlio maggiore di diciannove anni e la piccola Kateri di sei. La festeggiata aveva i capelli raccolti in due belle trecce decorate con piume e perline, le guance erano dipinte con cerchi di un delicato celeste e la sua veste, riccamente ornata era piena di frange, conterie verdi e azzurre e nastri. Il fratello, invece, era vestito in modo piuttosto semplice. La tunica che portava non era molto elegante, ma rispecchiava il suo modo di essere. Era un persona semplice, piuttosto seria che sorrideva di rado e parlava ancora di meno. Le uniche volte che Aponi lo aveva visto ridere era stato con sua sorella, alla quale era molto affezionato. La ragazza aveva subito pensato che avesse un bel sorriso ed era un peccato non lo sfoggiasse un po' di più. Aveva occhi neri come le ali di un corvo, molto profondi e i capelli del medesimo colore. Enapay alzò un sopracciglio quando si accorse di essere fissato da Aponi, che distolse lo sguardo imbarazzata, non prima di aver notato le sue belle decorazioni blu sulle guance: una serie di spirale fatte a puntini. Il vociare si spense non appena Kangee alzò la mano per parlare.
-Siamo qui riuniti, attorno a questo falò, per celebrare l'affidamento dello spirito di mia figlia Kateri ad un altro spirito di natura animale, suo totem.- tacque un attimo ma nessuno parlò. -Il nostro Sciamano, servitore degli Spiriti del Mondo, ha conversato a lungo con i nostri antenati e compiuto molti viaggi per sapere quale animale avrebbe guidato mia figlia nella sua vita e questa sera ci verrà svelato quale.- Sapere quale totem sarebbe stato affidato a Kateri non era una segreto per molti. La tradizione voleva nessuno sapesse quale fosse lo spirito scelto, ma in qualche modo, già da molti anni, la notizia trapelava sempre. Un vecchio si alzò lentamente e tutti i presenti puntarono i loro occhi su di lui.
-Gli spiriti sono stati molto chiari. Kateri ti prego, avvicinati.- la bimba si alzò e si diresse verso lo Sciamano. Aponi notò, con invidia, che si muoveva in modo perfetto con le frange. La piccola si mise di fronte all'anziano (dando il profilo destro dal punto di vista delle due ragazze) e quello prese un po' di ocra rossa dal suo sacchetto appeso alla cintura della tunica. Sputò sul proprio palmo e ci mischiò la terra, rendendola una pasta morbida.
-Kateri, lo spirito che ha deciso di accompagnarti è...- tracciò due linee parallele con l'ocra sulla fronte della bambina unite da un piccolo trattino in fondo, verso il naso. -... il coniglio.- tutti presenti gridarono in segno di approvazione con un pugno alzato verso il cielo come da tradizione. La bambina sorrise radiosa.
-Questo spirito di permetterà di mettere al mondo una prole generosa, mettere in risalto la tua femminilità e tenere conto dei pericoli in modo più prudente rispetto agli altri. Attenta, però, a non farti prendere troppo dalle emozioni, un condizionamento troppo forte, potrebbe destabilizzarti e portarti fuori dal Sentiero che tutti noi dobbiamo seguire.- sempre dalla sua cintura tirò fuori una collanina fatta di semplice pelle di bisonte conciata e come ciondolino c'era un coniglietto rudemente intagliato nella pietra. Era sempre lo Sciamano a preparare i ciondoli dei totem che possedeva ogni individuò della tribù. Lo infilò con delicatezza quasi innaturale al collo della bambina che chinò leggermente il capo per facilitare lo Sciamano. Poi Kateri tornò dai propri genitori, mentre l'uomo si sedeva con un po' di fatica. L'attenzione tornò allora al capo tribù. Kangee aspettò qualche secondo, come se stesse pensando ad aggiungere qualcosa. Infine fissò tutto il gruppo di persone e annunciò la fine della cerimonia e l'inizio del banchetto per la festa. Alcune donne si allontanarono in fretta per prendere la cena che avevano preparato; nel frattempo le altre persone si erano riunite a chiacchierare o a portare doni alla festeggiata.
-Devo andare a prendere il regalo per Kateri.- disse Aponi e Maka annuì.
-Vado a prendere anche il mio, così poi andiamo insieme a mangiare.- ognuna si diresse verso il suo tepee. La ragazza entrò nella sue tenda e cercò il coniglio che aveva preso qualche ora prima. Vide la sua sacca poggiata sopra le sue pellicce da notte. Senza esitare prese la preda per le orecchie e la tirò fuori dalla sacca. Fece per portarla fuori, ma una macchiolina di sangue sul fianco del candito animaletto la fece esitare. Non poteva portarla a Kateri così, non sarebbe stato carino. Cercò velocemente l'otre dell'acqua per cercare di pulire la pelliccia del coniglio. Lo trovò poco lontano e, bagnandosi le mani, strofinò con foga il fianco dell'animale cercando di togliere quella macchia, ma riuscì solo a far sbiadire un po' il colore che si faceva prepotentemente vivo sul pelo bianco neve del coniglio. Rassegnata si decise a portarlo così. Quando uscì dalla sua abitazione vide Maka chinare leggermente la testa in segno di rispetto al capo per congedarsi. Spostandolo sguardo, Aponi, vide Kateri saltellare felice con in mano una veste appena confezionata. Probabilmente quello era il regalo di Maka. La ragazza si avvicinò alla famiglia della festeggiata dopo aver aspettato che la sua amica si allontanasse.
-Ho un regalo per Kateri.- disse rivolgendosi al capo, abbassando un po' la testa e porgendo il coniglio bianco. Quando Kangee le fece un segno con la mano, lei capì che poteva alzare il capo. La bimba si avvicinò per vedere il suo nuovo dono.
-Avevo trovato le sue tracce oggi mentre ero in cerca d alcune erbe aromatiche. Ho pensato che la sua carne potesse essere gradita. Però, ora che sappiamo che il totem di Kateri è il coniglio, un bel copricapo con suo pelo, piccole manopole o anche solo una coperta sarà sicuramente gradita al suo spirito.- spiegò. Non disse che sapeva già che lo spirito della bambina sarebbe stato il coniglio. Generalmente doveva essere un segreto. Preferiva far sembrare tutto una coincidenza. La bimba allungò una mano e accarezzò il pelo dall'animaletto.
-È morbidissimo!- Kateri spalancò gli occhi sorpresa. Ehawee ringraziò vivamente Aponi, ma prima che lei potesse congedarsi la piccola festeggiata la abbracciò.
-Grazie!- disse stringendola forte. La ragazza guardò il padre della bambina che annuì e allora Aponi ricambiò. Non si potevano dare dimostrazioni d'affetto a meno che non si conoscesse quella persona da molto tempo, altrimenti ci voleva il suo consenso o quello dei genitori se il figlio o la figlia erano piccoli. Dopo che Kateri l'ebbe lasciata, la ragazza, si diresse verso Maka, non prima di aver salutato con il giusto rispetto, che l'attendeva vicino al falò. Si sorrisero e si diressero insieme al banchetto. Camminare vicino alla sua amica fece sentire Aponi un po' a disagio. Maka si muoveva senza problemi nella veste che indossava mentre lei risultava più impacciata. Si sedettero accanto ad altri ragazzi. Afferrarono qualche pezzo di carne di bisonte arrosto, il principale piatto di portata, e lo misero nelle ciotole a disposizione. Presero qualche verdura stufata e frutta secca e cominciarono a mangiare. Per tutto il pasto chiacchierarono allegramente. Poi, una donna, chiamò tutte le ragazze a raccolta. Era ora del ballo tradizionale. Tutte le ragazze che avevano già sanguinato per la prima volta, contrassegnate da un polsino macchiato di ocra rossa, avrebbero dovuto ballare intorno al fuoco, con dei passi che venivano insegnati loro fin da bambine. Quella particolare danza serviva non solo ad onorare gli Spiriti per la festa e la loro protezione, ma anche per trovare un compagno. Infatti il particolare modo di muovere il corpo, come specifici salti, il battito ritmico delle mani, a passo con il suono dei tamburi e le mosse del bacino, con l'apposito movimento delle frange stimolavano i ragazzi che dopo un segnale potevano scegliere una ragazza dal gruppo e ballarci insieme. Ovviamente quella poteva rifiutare o meno. Avendo sia Maka che Aponi diciassette anni erano tenute a partecipare. Anche le bambine potevano ballare. Dopotutto imparavano i passi per imitazione, ma potevano andarsene come e quando volevano a contrario delle ragazze già sviluppate, che era bene ballassero fino alla fine. Aponi vide radunarsi, oltre ad altre ragazze, anche un gran numero di bambine tra cui Kateri, che chiacchierava con delle amichette della sua età. Il tamburo cominciò a suonare e le ragazze cominciarono a girare e ballare in cerchio attorno al falò, acceso per l'occasione. Maka era davanti alla sua amica che non poté fare a meno di notare con la quale grazia ballava. I ragazzi non tardarono ad riunirsi per vederle sfilare. Aponi li notò darsi gomitate enigmatiche e sogghignare, facendo commenti. La ragazza alzò gli occhi al cielo. Non sopportava quando i giovani facevano scene di questo genere. Fece scorrere lo sguardo su tutti i partecipanti maschili e, circondato da alcuni suoi amici, vide Enapay, che partecipava alla cerimonia in maniera piuttosto distaccata, come suo solito. I loro occhi si incrociarono un momento e la giovane fu svelta a cambiare la direzione del proprio sguardo. Quando al primo strumento si unì un flauto e un tamburello i ragazzi cominciarono ad avvicinarsi. Prendevano le ragazze che avevano scelto per mano, se loro li seguivano avrebbero ballato un po' insieme, ovvero: la ragazza avrebbe mosso per un po' il bacino, come solito, muovendo le frange, poi il ragazzo le avrebbe cinto il fianco con un braccio e le avrebbe girato intorno un paio di volte. A quel punto la ragazza gli avrebbe preso la mano e avrebbero girato in tondo per tre volte. Se alla fine la giovane era convinta si sarebbero ritirati in disparte per conoscersi meglio, altrimenti sarebbe tornata a ballare con le altre. Se poi, lei, non voleva seguire il ragazzo fuori dal cerchio per ballare con un giovane, non poteva essere forzata in alcun modo. Maka non tardò ad essere scelta, ma tornò a ballare poco dopo. Aponi sentì qualcuno prenderle la mano e alzando lo sguardo vide un giovane della sua età, ma con un cenno del capo fece intendere di non essere interessata e anche se con un po' di dispiacere lui la lasciò. Ritornando a volgere la testa verso l'amica la vide fissarla con rimprovero. Sapeva cosa intendeva... Verso la fine della danza Aponi si accorse che Enapay non aveva scelto alcuna ragazza, se ne era rimasto tutta la sera con le braccia incrociate al petto a studiare tutte le ragazze senza sceglierne alcuna. All'inizio aveva pensato stesse sorvegliando la sorellina, ma Kateri se ne era andata da tempo a giocare con altri bambini. La ragazza si trovò a domandarsi il perché fosse tanto serio. Perché non sorrideva quasi mai? Non era un brutto ragazzo, aveva un fisico scolpito e i suoi tratti, anche se decisi, erano tutt'altro che spiacevoli. Se solo non fosse stato così serio. Aveva sentito dire che non aveva ancora una compagna, ma dopotutto era il figlio del capo e poteva aspettare anche se aveva diciannove anni. I loro sguardi tornarono ad incrociarsi, ma stavolta Aponi mantenne fissi gli occhi nei suoi e, come poche ore prima, il ragazzo inarcò un sopracciglio. Poi senza dire una parola si girò e se ne andò.
"Forse non gli piace essere fissato..." penso la giovane. Eppure doveva esserci abituato, era il figlio del capo, era sempre sotto lo sguardo di tutti. Prima della fine del ballo, la ragazza, ricevette altre proposte, ma le rifiutò tutte. Quando poi la danza finì, lei, Maka e altre ragazze si sedettero intorno al fuoco per chiacchierare finché le due amiche non rimasero sole.
-Non capisco perché hai rifiutato tutti i ragazzi di questa sera.- disse la riccia, mentre il suo fiato si trasformava in piacevoli nuvolette di vapore. Aponi scrollò le spalle.
-Non erano quelli giusti.-
-Hai scartato tutti i ragazzi più belli della tribù, quale sarebbe quello giusto?-
-Mi pare che anche tu abbia avuto l'imbarazzo della scelta eppure sei ancora qui, senza un compagno come prima.- ribatté seccata l'altra ragazza.
-Ne abbiamo già parlato...- cominciò Maka.
-Ma non è giusto!- insorse Aponi.
-Pensi che per me sia facile?!- si indicò i capelli. -Lo sai che avere i capelli ricci è simbolo di sacralità. I ragazzi mi scelgono solo perché sono importante. A loro io non interesso. Tu sei una ragazza perfettamente normale, di diciassette anni per di più! Dovresti già avere un figlio.-
-E tu? Anche tu hai la mia stessa età! Anche tu dovresti avere già un figlio.-
-Io posso aspettare.-
-Già, i tuoi capelli.- replicò Aponi sprezzante. Odiava dover discutere con quello con Maka. Sapeva bene di essere indietro con i tempi rispetto alle altre ragazze, ma lei voleva solo il compagno giusto. In più non riteneva giusto che la sua amica potesse aspettare per via dei suoi ricci. Si ricordava che quando i capelli avevano cominciato a crescerle tutti si erano sorpresi. Avevano già sentito parlare di quella strana forma di capelli e poiché i ricci formavano quasi un cerchio, e per loro il cerchio era sacro, la bambina era stata chiamata Maka, in onore dello Spirito della Terra.
-Se è per questo neanche Enapay ha una compagna.- disse poi, sempre Aponi.
-Questo non vuol dire nulla. Lui è il figlio del capo.-
-Sì, ma ha diciannove anni. Quasi tutti i ragazzi della sua età hanno messo su famiglia.- l'amica non rispose e nessuna delle due parlò. Pochi secondi dopo, un fiocco di neve volteggiò di fronte ad Aponi e poi un altro e un altro ancora. Guardò Maka che le sorrise. La prima nevicata dell'anno. Rabbrividirono insieme e si resero conto che oramai il falò era ridotto solo ad un cumolo di braci. La riccia provò ad afferrare un cristallo con la lingua e l'altra ragazza rise al suo tentativo fallito. Con quella dimostrazione bambinesca di Maka, Aponi, capì che la discussione era conclusa. Giocarono ancora un po'. Rincorrendosi come quando erano bambine sotto la neve, cercando di afferrare più fiocchi di neve possibili con lingua finché non fu troppo freddo per continuare. Si sedettero un attimo sul suolo oramai ricoperto da un filo di neve con il fiatone. Si guardarono e si sorrisero.
-Sarà meglio andare a dormire. Domani ci aspetta la caccia tradizionale.- disse Aponi. Maka storse il naso.
-Non capisco perché dopo ogni festa dobbiamo andare a caccia.- rise.
-Non lo so...- rispose l'altra. Dopo qualche secondo si alzarono insieme e con un abbraccio si salutarono. Aponi tornò al teppee e cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare il padre, si preparò per dormire.
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Under World- The Eagle
FantasyLe porte del Mondo di Sotto sono state aperte e creature orribili chiamati Demoni vagano liberi nel Mondo di Sopra, infestando le vaste pianure del Nord America, dove le tribù indiane vivevano nella pace e nella tranquillità. Tre ragazzi, le così de...