Capitolo 9

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Capitolo 9:

Maka correva veloce nella foresta, cercando di non pensare al bruciore dei polmoni. Non poteva fermarsi, i Demoni erano ovunque e sembravano instancabili. Quanto Enapay era venuto a salvare lei ed Aponi, aveva provato a seguirli, ma la strada le era subito stata sbarrata da quelle creature orribili. Era convinta di non avere più scampo. Si stava chiedendo ancora adesso come avesse fatto a trovare un varco e scappare nel querceto. Mapiya lanciò l'ennesimo grido. La ragazza alzò gli occhi al cielo e tra i disegni dei rami, riuscì a vedere la sagoma del suo totem che non l'aveva lasciata sola nemmeno un momento e continuava a seguirla, fiduciosa. Mentre teneva gli occhi verso la sua aquila non si accorse di un dislivello del terreno e perse l'equilibrio. Si ritrovò a rotolare per una breve discesa. Quando si fermò piantò i palmi nella neve e sentì subito il freddo penetrarle nella pelle, data l'assenza delle sue manopole, lasciate nel suo tepee. Le venne quasi da piangere al pensiero della sua confortevole abitazione. Chissà se ci sarebbe mai tornata. Non aveva nemmeno abbracciato i suoi genitori o detto loro che gli voleva bene. Alzò la testa e si trovo di fronte un fiume, che la separava dal resto del querceto. Lo conosceva. Era lo stesso da dove prendeva l'acqua per le riserve della sua famiglia e sapeva anche che era molto profondo e la corrente era terribilmente forte. Un urlo raccapricciante le arrivò alle orecchie. Si voltò di scatto mentre cercava di alzarsi. Era circondata. Davanti era pieno di Demoni e dietro di lei il fiume. Indietreggiò piano, per quanto le fosse permesso. Con il petto che si alzava su e giù velocemente Maka prese una decisione talmente assurda che per un secondo le sembrò plausibile. Senza aspettare repliche dal suo cervello, che magari l'avrebbe indotta a cercare un'altra soluzione, meno pericolosa, Maka si voltò di scatto e si tuffò nel fiume. Il gelo la raggiunse subito. Fu come se mille spilli le si conficcassero dolorosamente in tutto il corpo. Fu talmente doloroso che perse tutta l'aria che aveva preso. Cercò di tornare in superficie. Una volta a galla, prese un bel respiro e con stupore si accorse che i Demoni non si accingevano ad entrare in acqua, anzi non si avvicinavano nemmeno alla sponda.
"Magari hanno paura dell'acqua." pensò. E per un attimo gioì. Ma durò poco, questo piccolo attimo di felicità. Come aveva sospettato la corrente era davvero forte e restare a galla era davvero difficile. Prima che potesse rendersene conto si trovava sott'acqua e poi di nuovo sopra. Questi intervalli così irregolari rendevano difficile per lei prendere aria quando ne aveva bisogno. Si sentiva sballottata da una parte all'altra come un bambola di pezza e nel frattempo aveva cominciato a perdere sensibilità nelle mani e nei piedi. Cercò disperatamente di aggrapparsi ad un masso che sorgeva in mezzo al fiume, ma appena provò a toccarlo le mani bruciarono e quello era così scivoloso che perse subito la presa. Finì di nuovo sott'acqua e con la schiena urtò qualcosa di dolosamente duro. Cercò con tutte le sue forze di tornare in superficie, ma ormai braccia e gambe risultavano stanche e per lei era sempre più difficile rimanere a galla. Con il petto oppresso da un ormai costante senso di paura e morte, decise di usare le sue ultime risorse per risalire su una della due sponde. Non fu facile, la corrente la portava dove voleva, ma finalmente Maka riuscì ad aggrapparsi ad un ramo di un piccolo albero. Stringendo i denti e contando su tutte quelle forze che la paura le stava dando, riuscì a tirarsi fuori dal fiume. Fece due o tre passi barcollanti e poi si lasciò cadere indietro, nella neve. In quel momento scoppiò a ridere e piangere contemporaneamente. Mapiya che non l'aveva persa di vista nemmeno un attimo, planò dolcemente e si sistemò su un ramo di un albero poco distante dalla sua padrona. Dopo quel momento di completa confusione mentale Maka, che si sentiva completamente vuota, si mise a sedere indecisa sul da farsi. L'alba era vicina e lei si sentiva così stanca. Stava quasi pensando di lasciarsi andare al sonno che la chiamava sempre più prepotentemente quando uno scricchiolio di rami spezzati la fece saltare in piedi. Si guardò intorno, con occhi dilatati dal terrore. Non ne poteva più di sentirsi così, tesa come una pelle da lavorare. Prese un bastone da terra e si avvicinò ad una serie di arbusti da dove pensava arrivasse il rumore. Mapiya gridò e sbatté le ali. Proprio quando mancavano due passi, da quel groviglio di cespugli una sagoma si alzò.
-Ti prego non uccidermi!- gridò quello che si rivelò essere un ragazzo. Maka rimase con il bastone a mezz'ria, piuttosto stupita.
-Cosa?- riuscì solo a dire. Analizzò il giovane davanti a lei, con le mani alzate. Era più grande di lei, ma non di molto. Aveva i capelli scuri, ma non così tanto da essere neri e gli occhi color miele. Era la prima volta che vedeva degli occhi del genere e ne fu rapita per qualche secondo. Aveva il fiso affilato, come se non mangiasse da molto e delle profonde occhiate. La sua veste era ridotta ad uno straccio e per riscaldarsi aveva solo una mantella sudicia, ma sembrava molto calda.
-Chi sei?- chiese senza abbassare la sua arma di fortuna, che stava brandendo con una forza feroce. Per un attimo pensò di non aspettare la sua risposta e ucciderlo, poteva benissimo essere una trappola creata dagli Stregoni. Era un'ipotesi molto azzardata, ma Maka era davvero terrorizzata. Però il ragazzo aveva un aspetto tanto miserevole che le fece pena. Così fece scendere lentamente il bastone, allungò l'altro braccio e Mapiya, volò veloce e ubbidiente verso di lei, aggrappandosi al suo avambraccio. Il giovane sgranò gli occhi.
-Cosa sei?- le chiese. La domanda colse la ragazza alla sprovvista. Poi si rese conto di tutto in un colpo solo. I suoi capelli anche se bagnati erano palesemente ricci e aveva appena richiamano un'aquila a lei e questa appoggiata sul suo braccio e non la stava ferendo nemmeno un po'. Decise di non dare risposte per il momento e rimanere dura come la roccia, finché ci ne aveva la possibilità. Così strinse gli occhi e la presa sul bastone.
-Ti ho fatto una domanda.- disse quindi. Il ragazzo impallidì.
-M-Mi chiamo Alo. Vengo da un accampamento dalla tribù degli Hidatsa.- proferì tremante. Quella tribù non suonò nuova a Maka. Il suo accampamento si trovava al margine dei territori dei Siux, non era il primo che incontrava apparente a quel clan.
-Ora però dimmi cosa sei?- le chiese di nuovo Alo. Maka alzò le spalle.
-Sono una ragazza.- rispose. Il giovane rimase un attimo interdetto.
-Se non sei uno Spirito allora sei una maga. Come fa quell'aquila stare sul tuo braccio senza ferirti e i tuoi capelli...-
-È una lunga storia.- tagliò corto Maka che nel frattempo aveva cominciato a tremare violentemente dal freddo. I suoi vestiti erano tutti bagnati e si era alzato anche un vento gelido.
-Ma i tuoi vestiti sono fradici! Tieni questa e toglieteli o morirai congelata.- disse Alo porgendogli la mantella.
-Come scusa?- chiese Maka indignata coprendosi il petto con le braccia. Il ragazzo arrossì violentemente.
-Ah... Emm... tranquilla io non guardo.- Maka prese la mantella ancora un diffidente, lasciando andare il bastone e, dopo essersi assicurata che il ragazzo le avesse voltato le spalle cominciò a spogliarsi. Quando si coprì si sentì immediatamente meglio.
-Ho finito, puoi girarti.- disse lei. Alo si voltò, ma tenne gli occhi fissi al suolo, palesemente in imbarazzo.
-Ora però devo chiederti alcune cose.- dichiarò Maka. Fece volare Mapiya su un albero e guardò il ragazzo dritto negli occhi. Lui annuì piano.
-Accendo un fuoco allora.-

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