Capitolo 4

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Capitolo 4:
Gli occhi di Maka si spalancarono sconvolti, mentre il suo corpo si paralizzava dal terrore. Quel suono era qualcosa che il suo cervello non riusciva a registrare. Acuto, atroce, terrificante. Qualcosa di non umano. Si sentì afferrare per un braccio e vide il viso di Aponi deformato dalla paura.
-Corri! Corri!- gridò. Allora lei si riscosse e seguì la sua amica mentre il cuore batteva all'impazzata. Si voltò indietro per un attimo e vide un mostro. Una creatura orribile. Come quella che Aponi aveva visto il giorno prima. Fae seguiva la sua padrona fedelmente, nonostante avesse potuto benissimo attaccare quelle cose. Aponi si maledisse per non essere stata più prudente e non aver portato con sé il suo arco e la faretra. Poi ebbe una terrificante rivelazione: non poteva portare quell'essere all'accampamento. Si fermò e prese Maka per le spalle spingendola davanti a sé.
-Vai all'accampamento!- le gridò, mentre si affrettava a fare dietro-front.
-Cosa?! E tu?!- ragionò velocemente. Voleva rassicurare la sua amica.
-Io ho Fae.- e detto questo Aponi si girò e tornò indietro, verso il querceto. Maka non sapeva che fare, poi raccolse tutto il coraggio che aveva. Corse il più velocemente che poteva verso il campo. Senza dire una parola entrò nel suo tepee, afferrò il suo arco e la sua faretra, abbandonando malamente la sacca colma di erbe aromatiche. Non salutò nessuno. Si accomodò tutto sulle spalle e poi, decisa, tornò indietro. Non aveva un piano preciso, sapeva solo che Aponi da sola non ce la poteva fare. Non contro quei mostri. Anche con Fae. Corse e corse, senza fermarsi, anche se i polmoni cominciavano a farle male. Sentì un grido, che senza dubbio apparteneva alla sua amica. Strinse i denti e pregò il suo Spirito di vegliare su Aponi, fino al suo arrivo.

Fae teneva le orecchie abbassate e mostrava i denti bianchi e scintillanti. Il pelo nero, irto e i muscoli tesi, pronti a balzare. Aponi non credeva che il suo totem potesse mai avere un aspetto così minaccioso. Il Demone, però, aveva un aspetto ancora più bieco. Una bava viscosa gli colava, ciondolante, dalla bocca e le sue doppie file di denti sembravano più appuntite di una freccia.Istintivamente Aponi allungò una mano sulla schiena, trovando solo il tessuto liscio della sua veste. Niente faretra, niente arco.
"Almeno Maka è al sicuro." cercò di tenere vivo il morale. Indietreggiò lentamente, poi improvvisamente il mostro si lanciò contro Fae, ma il lupo non si lanciò intimorire e rispose all'attacco. Ringhi terrificanti provenivano da quella fitta lotta. Quello che la ragazza non sapeva era che un secondo Demone stava uscendo dall'erba alta alla sua sinistra. Con un grido acuto l'essere si lanciò contro la giovane. Aponi si spostò per non essere assalita, ma inciampò e cadde. Si sollevò sui gomiti e quando il Demone stava per lanciarsi su di lei una freccia si conficcò nel terreno davanti agli arti anteriori del mostro. Sul masso dove erano sedute poco prima c'era Maka, in piedi, fiera, con l'arco in mano che stava già cercando una seconda freccia da incoccare. Prima che potesse fare qualsiasi cosa però, l'essere le si lanciò addosso, senza che prima ne avesse dato alcun preavviso. Le fu addosso e la ragazza cadde dalla roccia, con il mostro sopra che cercava di azzannarla, mentre lei lo teneva lontano con l'arco, proteggendosi come poteva.
-Maka!- urlò Aponi alzandosi più velocemente che poteva per soccorrere la sua amica. Prima che potesse muovere un passo, però, dal cuore della giovane in difficoltà si diffuse una potente luce e subito dopo, una maestosa aquila scese dal cielo con un grido e, sprigionando i suoi letali artigli, attaccò il Demone. La creatura lanciò un grido lacerante, cercando di proteggersi come poteva.Provò a fuggire verso il bosco, ma l'animale non le diede il tempo di rifugiarsi nel querceto e scese di nuovo in picchiata, attaccandola con il becco e con gli artigli, accumunati e mortali. Aponi osservò ammirata quel enorme uccello. Così aggraziato e così bello, con la testa di un bianco simile alla neve e il corpo ricoperto di piume marroni e lucenti. Quando il Demone non si mosse più, affogato nel suo stesso sangue e con le viscere sparse nell'erba vicino al ruscello, Maka, quasi in uno stato di trans, allungò un braccio e l'aquila vi si appoggiò. I suoi artigli appuntiti non le affondarono nella carne, non un rivolo di sangue le colorò la pelle. Sembrava che l'uccello non fosse in grado di farle alcun male. Fae si avvicinò alla sua padrona e guardò l'aquila piegando la testa. Poi con cautela si avvicinò e il volatile gli rivolse uno sguardo penetrante, ma allo stesso tempo, curioso.
-Mapiya...- sussurrò di punto in bianco la ragazza, tornando pian piano in sé.
-Cosa?- chiese Aponi, facendosi vicina.
-Mapiya...- ripeté. –Vuol dire "cielo".-
-Aponi... questo è...?-
-Il tuo totem? Sì.- non trovava altre spiegazioni per l'accaduto altrimenti. Nessun'aquila avrebbe attaccato un Demone in quel modo e, cosa ancora più importante, non si sarebbe mai appoggiata al braccio di un essere umano senza ferirlo. Maka sorrise alla sua amica, nonostante i graffi e tagli sanguinanti lungo tutto il corpo.
-Il mio totem!- disse poi felice, con gli occhi che brillavano.
-Eccole!- esultò un voce in lontananza. Le due ragazze si voltarono, più o meno in direzione del loro accampamento e videro una serie di persone venire loro incontro. Tra di loro vi erano anche il padre di Aponi, i genitori di Maka e lo Sciamano. Gran parte della comitiva rimase stupita nel vedere l'uccello,maestosamente posato sul braccio di Maka e presero a confabulare tra di loro.Lo Stregone invece si fece cupo, cosa che le due ragazze notarono perfettamente. Si lanciarono un'occhiata complice.
-Maka.- asserì lo Sciamano. –Il tuo totem è uscito dal tuo cuore per proteggerti. Dovrete prendervi cura l'uno dell'altra e...- una serie di grida scioccate lo interruppero. La gente stava indicando, rivoltata e sconvolta, le due carcasse degli esseri a terra, brutalmente dilaniati. Resti di cervello e interiora erano abbandonati lungo tutto il campo di battaglia. I due totem erano entrambi sporchi di sangue. Lo Sciamano non tradì alcuna emozione, anche se sembrò mostrare tutta la sua vecchiaia in un solo corpo. Si rivolse alla donna più vicina.
-Vai ad avvisare il Capo tribù che devo parargli assolutamente.- Poi guardò ledue ragazza con attenzione, al che si volse verso i genitori delle due.
-Fate in modo che loro e i loro spiriti non lascino l'accampamento.- Quelli si guardarono incerti. Non era mai stato dato un ordine così strano, ma non osarono obbiettare. Dopo qualche secondo di smarrimento annuirono, decisi. Così tutto il gruppo, meno la donna che era corsa dal Capo tribù, insieme alle due ragazze e i loro totem, tornarono all'accampamento. Aponi fu confinata nel suo tepee con la sola compagnia di Fae che non capiva lo strano comportamento della gente e la tensione che galleggiava nell'aria.

La sera, quando ormai il campo era immerso nel sonno Enapay, sentendo che stava per accadere qualcosa, si vestì pesante e sgattaiolò fuori dalla sua abitazione,cercando di non fare rumore. Si diresse velocemente alla tende della ragazza con il totem lupo e senza troppi complimenti scostò il panno e sbirciò dentro.Intravide subito la ragazza addormenta e rannicchiata nel suo sacco per dormire. Raccolse un sassolino da terra e glielo lanciò per svegliarla. Quella emise un piccolo lamento e si voltò verso l'entrata con gli occhi gonfi per il sonno. Non appena vide lo vide, però, Aponi fu perfettamente sveglia. Enapay,le fece segno con una mano di seguirla fuori. Più in fretta che poté la ragazza, raccattò la sua mantella di pelle di bisonte, riccamente adornata con una morbida pelle di ermellino bianco per renderla più calda. Poi si mise gli stivaletti e, scavalcando Fae che continuava a dormire, uscì. Subito rabbrividì alla differenza di temperatura che il suo corpo percepì e si strinse di più nella mantella.
-Vieni con me.- le disse solo il ragazzo. Aponi, non ebbe nemmeno il tempo di chiedere che cosa stesse succedendo che il giovane aveva cominciato a muoversi come un'ombra per l'accampamento, così lei fu costretta a seguirlo per sapere cosa voleva da lei. Lo raggiunse e si acquattò vicino a lui, rendendosi inseguito conto di trovarsi vicino all'abitazione dello Sciamano.
-Che ci facciamo qui?- bisbigliò.
-Ssshhh!- le fece il ragazzo. La giovane la prese piuttosto male.
-Non zittirmi in questo modo!- ribeccò, alzando un po' la voce.
-Ma vuoi chiudere quella bocca?! Sono certo che se stai in silenzio, riuscirai a capire tutto.- mormorò tutto conciato e seccato Enapay. Aponi stava per ribattere quando udì degli stralci della conversazione che si stava svolgendo all'interno. Parlavano di lei e Maka.
-Non resta molto tempo.- stava dicendo lo Sciamano. –Ne manca solo uno... e ho il sospetto appartenga a questa tribù.-
-Cosa devo fare?- domandò Kangee con una nota di preoccupazione nella voce.
-Per ora nulla se non proibire alle due ragazze segnate di lasciare l'accampamento. Sappiamo che ce l'hanno con loro, non possiamo rischiare che si facciano del male o peggio.-
-Sei quindi certo che ormai la profezia si sia avverata.- il Capo tribù aveva un tono sconfitto.
-Kengee...- in genere persone di rango alto non potevano essere chiamati con il loro nome, solo una grande amicizia o una lunga conoscenza poteva permetterlo.
-Lo sapevi dal giorno in cui nacque Enapay che questa generazione sarebbe stata coinvolta.-
-Lo so... ma un padre cerca sempre di proteggere il proprio figlio.-
-Credi che il prossimo possa essere lui?- seguì un lungo silenzio. Aponi guardò il ragazzo. Stringeva forte la collanina del suo totem e tratteneva il respiro. Senza pensarci gli strinse la mano destra, libera e abbandonata per terra. Enapay sobbalzò e fissò la ragazza stupito. Aponi gli rivolse un piccolo sorriso che il ragazzo non ricambiò, ma nemmeno sciolse l'abbraccio delle loro mani.
-Sì.- disse infine il Capo tribù. –A sentire il discorso della ragazza, che tu mi hai riferito, anche lui è stato attaccato dai Demoni e la profezia dice che nessuno a parte le tre luci all'inizio sarà toccato da quelle bestie.- La ragazza sentì il giovane irrigidirsi a quella confessione.
-Loro li vogliono morti così da non intralciarli.- Stavolta fu Aponi a smettere di respirare. Cosa?! Qualcuno voleva ucciderli?! Ma che...
Enapay si alzò e fece per allontanarsi. Aponi lo imitò subito. Stare fuori dal tepee dello Sciamano da sola non le sembrava una cosa molto conveniente, soprattutto per il fatto che rischiava di essere scoperta. Seguì il ragazzo, che sul momento, le sembrava la cosa più sensata da fare. Quando fu certa di essere abbastanza lontana da poter parlare si rivolse al giovane.
-Perché mi hai portato con te ad ascoltare quella conversazione?- Enapay si fermò, ma non si voltò.
-Mi pare che tu sia la diretta interessata, no?-
-Ma perché di nascosto. Ne saremmo state...- la sua voce calò poco a poco.Nessuno aveva intenzione di dire loro nulla.
-Non vogliono metterci al corrente.- l'idea le sembrò tanto assurda quanto plausibile.
-Ma perché? Se qualcuno vuole uccidere me, Make e... e forse anche te, perché non dirci nulla? Cosa sono le tre luci?Chi vuole ammazzarci?-
-Senti.- Enapay, si era voltato e la stava guardando in faccia. I suoi occhi erano tanto cupi che non si riusciva a distinguere la pupilla dall'iride. – Ne so quanto te e, soprattutto, non voglio centrare niente con questa storia dei totem. Forse tu e l'altra ragazza potete essere contente di avere i vostri spiriti tra i piedi, ma io non ci tengo.-
-Non sei tu che deciderai cosa lo Spirito del Mondo ha in serbo per te.-obbiettò Aponi.
-Lo so.- la voce era dura, ma i suoi occhi ora, erano fissi a terra. Aponi si strinse nella mantella, rabbrividendo. Nessuno dei due parlava più e i loro respiri formavano nuvolette di vapore nella notte scura.
-Forse è meglio rientrare.- disse poi il giovane. Le diede le spalle e si incamminò verso la sua abitazione. Aponi , però, non si mosse. Rimase immobile,fissando il ragazzo che si allontanava. Perché era così restio a vedere il suo totem in forma fisica? Cosa lo spaventava tanto? Un grido lacerò la notte. Era lontano, ma Aponi lo riconobbe subito. Demoni. Le sembrò provenisse più o meno in direzione del querceto. Cercò di convincersi che era lontano e che all'interno dell'accampamento sarebbe stata al sicuro. Un enorme gufo reale le volò sopra, a pochi centimetri dalla testa e la ragazza sobbalzò. Planò con grazia per poi riprendere quota e sparire nella notte. A quel punto Aponi decise di rientrare. Non appena voltò la schiena, però, sentì come mille occhi arrampicarsi sulla sua schiena. Si voltò leggermente. Solo due abitazioni la separavano dalla vastità della prateria e se aguzzava bene la vista riusciva a scorgere, in lontananza, il grande querceto. Con un nodo di paura allo stomaco pensò a quanti Demoni brulicassero in quel luogo. Come fossero formiche sul il cadavere di un verme. Considerò che quel paragone fosse ripugnante, ma azzeccato. Infine si diresse verso la sua tenda. Rientrò cercando essere delicata come una farfalla. Si sedette pesantemente sul suo sacco per dormire.Si tolse gli stivaletti e li ripose ordinatamente all'entrata. Poi mise la mantella nella cesta. Nulla era successo quella notte. Niente era stato spostato e suo padre non avrebbe sospettato alcunché. Si rannicchiò nel suo sacco per dormire, ma il sonno non sarebbe arrivato o sarebbe giunto tra un bel po'. Quella conversazione le ronzava ancora in testa. Strizzò gli occhi. Forse capiva perché Enapay non voleva un totem tra i piedi. Non voleva centrare con la profezia e con i Demoni. Sollevò le palpebre e guardò Fae. Quell'enorme lupo nero. Per quanto fosse poco allettante la prospettiva di lottare contro creature del Mondo di Sotto e aver scoperto di essere braccata non riusciva a desiderare di tornare alla sua vecchia vita. Un frullo di ali e un cupo uh-ohh strappò Aponi dalle sue congetture. Un altro gufo reale, se non lo stesso di prima, era appena passato sopra la sua tenda. Non poté pensare che si trattasse di un segno, di certo non buono. I gufi erano spesso messaggio di morte o sventura.Il fatto di averne visto uno e sentito un altro aveva un messaggio sicuramente funesto. Ora era certa che il sonno non sarebbe mai venuto a prenderla.

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