#01: Story: Lui, Capitolo 01

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Avverto che la storia non sarà lunga.... Spero vi piaccia questa piccola e lunga storia sulla Klance.  OMG ESCE LA TERZA STAGIONE

Era troppo presto per dirlo, ma accadde in quel istante. Basta poco per capirlo: sudore, ritmi accelerati, respiro irregolare... Tutto può significare di essersi innamorati, eppure, non conoscevo neppure il suo nome.
Una foglia che cade, una rosa che nasce, la pioggia che scende, il sole che tramonta, il rumore degli uccelli... Tutto può essere l'amore. Ne esistono tanti di modi per innamorarsi... Magari si conosce una persona fin dall'infanzia o hanno frequentato la scuola insieme... Qui era diverso.

Questa é la storia di come mi sono innamorato.

Attenzione, ultima chiamata per Diase.
Ripeto, ultima chiamata per Diase.”

Avevo ormai raggiunto la quota dei diciassette anni, ormai potevo già considerarmi un adulto.
La città in cui vivevo era strabiliante, certe volte mi incantavo per la meraviglia del paesaggio, certe volte pensavo di sognare: enormi alberi di ciliegi nascevano e crescevano in tutta la città, enormi grattacieli, talmente alti che certi non vedevi neanche la punta! Bambini che correvano e ridevano felici e gli anziani orgogliosi di questa città, pure mia nonna, Clara.
Aspettavo seduto nell'area d'attesa della stazione di Diase. Attendevo il treno che mi avrebbe portato a Ogar dove avrei continuato i miei studi all'interno del Liceo. Non mi consideravo un ragazzo ne popolare ne il più sfigato della scuola, certo, i miei amici e compagni di classe Hunk e Pidge erano stati classificati sfigati... Di certo non credevo che, anche io, ero entrato in quella classifica.

In arrivo il treno per Ogar.
Ripeto, treno in arrivo per Ogar ”

Diedi un ultima occhiata alle persone in attesa per altri treni, erano sempre gli stessi ogni giorno. Tre ragazzini delle medie, una coppia di anziani e un vecchio barbone. Raggiunsi la linea gialla e rimasi in attesa che il treno si fermasse. L'odore di bruciato e il rumore della frenata erano cose che odiavo con tutto me stesso, molto presto, però, le avrei amate. Il treno di ferma e le porte automatiche si aprirono, entrai e mi sedetti nel mio solito posto, quello vicino al finestrino, ovvio. Il treno, sopratutto la mattina, era molto affollato e i posti a sedere erano sempre piú ridotti. Stranamente, nessuno si era mai seduto nel mio posto, era da tre anni che mi sedevo in quel punto. Magari era stregato e io non lo sapevo!
Il treno parte, mi infilai le cuffiette nell'orecchio, ed iniziai a guardare il solito panorama: infiniti edifici. Dovevo aspettare cinque fermate prima di scendere.
«Mi scusi lei... Hey!»
«Mh?»
Tolsi gli auricolari e volsi il volto in direzione della voce. Intravidi una donna e un ragazzo che bloccava un uomo dal sottobraccio.
«I genitori non te l'hanno insegnato? Non si rubano gli oggetti altrui, stronzo.»
Quest'ultimo ragazzo, prese la borsa da terra e la diede alla signora dove lei lo ringraziò. L'uomo in questione se ne andò tutt'altra parte con tutti i volti della gente addosso.
«Grazie mille giovanotto! Come ti chiami? Non mi pare di averla mai vista.. »
«Mh? Mi chiamo Keith... E sono nuovo in questa città. Sono arrivato giusto ieri sera.»
Ridete lui infilandosi una mano fra i lunghi capelli neri. Dopo qualche minuto, i due smise di parlare e questo 'Keith' si avvio verso la mia parte. Si fermò e mi guardò con aria gentile, indicò il posto affianco a me e lo feci sedere volentieri.
«Cavoli, sei stato molto eroico prima.»
«Grazie, ho fatto solo il dovere.»
«Lance McClain, piacere.»
Continuai porgendoli la mano destra.
«Keith Kogane, piacere mio, Lance.»

«Cosí... Vieni dalla campagna.»
«Si, sono arrivato ieri sera, mio fratello é rimasto nel nostro paese.»
«Capisco... — Sorrisi nel guardarlo — dove stai andando? Insomma.. Perché sei su questo treno?»
La stazione successiva era per me. Da un lato, mi dispiaceva abbandonare Keith, perché era un ragazzo veramente simpatico. Keith Kogane veniva dalla campagna, nato in Texas e aveva un fratello. Stufo della campagna e del caldo, decise di traferirsi nella mia stessa città.
«Sto raggiungendo un bar... Dove da oggi lavorerò. Si trova a Ogar ed é molto popolato dagli studenti del Liceo.»
«La caffetteria? Quella caffetteria?! — Sbalancai gli occhi nel guardarlo — allora ci vedremo molto spesso, Keith!»

“ Ogar, ripeto, siamo arrivati a Ogar.
Prossima fermata Silernay...”

Scendemmo dal treno e ci guardammo prima di separarci. I suoi lunghi capelli ondeggiavano in direzione del vento, i suoi affilati occhi erano fissi su di me.
«Allora ci vediamo domani, giusto?»
«É-É si! A domani Keith!»
Sembravo un robot in quel momento nel parlare... Rise e, infine, si volse di schiena. Lo salutai con il braccio, dove lui ricambiò. Rimasi a guardarlo, nel mentre si allontanava da me e rimasi immobile. Quel ragazzo mi aveva colpito...
Mi avviai per la mia strada, il Liceo non era tanto distante, però, notai un cambiamento in me stesso. Ogni qualche secondo, mi voltavo per vedere se era ancora lí, ma lui, purtroppo, se ne era già andato.

«Lance!»
Gridò Pidge a squarcia gola.
Pidge, Hunk ed io. Che trio... Il nostro primo incontro era stato due anni prima, in questo stesso Liceo. Pidge, una ragazza amante della tecnologia, stava distribuendo volantini per invitare i suoi primi membri nel suo Club: Voltron. In questo Club, si discuteva della serie animata, appunto, Voltron: Cinque paladini nello spazio, cinque leoni spaziali e un robot, Voltron. È difficile da spiegare la serie.. Magari più avanti, continuiamo.
Vidi questo volantino appeso sulla bacheca dell'ingresso e, da buon fan di Voltron, corsi in questo Club, che si trovava nel secondo piano il primo a destra. Spalancai la porta con il fiatone e due ragazzi, i miei futuri amici, erano lí.
«Benvenuto in questo Club! Io sono Pidge il capitano e questo è Hunk un membro appena arrivato... E tu saresti, ragazzo?»

«Lance!»
«Buongiorno ragazzi. Prima ora cosa abbiamo?»
«Letteratura — Sorrise Hunk alzandosi dalla panchina, che si trova poco più avanti del cancello — dovrebbe interrogare.»
«Interrogare?! Non so nulla!»
«Lo sappiamo, Lance. Buona fortuna per l'interrogazione... Ah, no... Prenderai un altro tre.»
Ghignò Pidge guardandomi convinta delle sue parole. Aveva ragione, a scuola facevo schifo. Pidge era un genio e Hunk se la cavava con dei cinque o dei sei.

Mi sedetti sulla sedia del mio banco ed ascoltai Pidge e Hunk discutere che presto uscirà la terza stagione di Voltron. Ovvio, anche io ero eccitato per questa strabiliante notizia.. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, prendeva il primo posto nei miei pensieri: Keith Kogane.
Quel ragazzo del Texas mi aveva colpito molto e non riuscivo a capirne il motivo. A prima vista, potrebbe assomigliare ad un emo senza emozioni.. Invece, credo che abbia un cuor d'oro. E quando ha fermato quel tizio e ridato la borsa poteva solo confermare!

«Allora... Quanto hai preso?»
«Pidge... Mi hai portato sfiga. Ho preso due!»
«Repellente.»
Infine, entrambi scoppiano a ridere per il mio voto molto basso. Sta volta, avevo una scusa... Quel ragazzo... Pensavo a lui.
Era ormai l'ora di pranzo e Pidge, Hunk ed io ci sedemmo nel nostro solito tavolo posto all'esterno dell'edificio.
«Sono cosí emozionato! — Gridò Hunk dopo aver ingoiato un pezzo di pane — molto presto uscirà la terza stagione! Non siete emozionati?!»
«Molto emozionati. Il Paladino Verde resterà sempre nel mio cuore!»
Rispose lei facendo finta di piangere per l'emozione.
«Per me il Paladino Giallo! E tu, Lance?»
«É? Ovviamente il Paladino Blu.»
«Lance... Va tutto bene? — Chiese Pidge vedendomi disattento — di solito sei il primo che sclera su queste cose.»
«Lo so... Scusate, ma oggi ho la testa altrove — Sospirai — continuo a pensare a una cosa...»
«Che cosa?»
Domandarono in coro.

Fu in quel momento.. Che capí di essermi innamorato di lui.

 Che capí di essermi innamorato di lui

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