#01: Story: Lui, Capitolo 02

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«A cosa pensi, Lance?»
Mi domandò Pidge incuriosita.
Potevo tranquillamente dirle che avevo conosciuto un ragazzo sul treno... Potevo dirle di aver incontrato una persona veramente fantastica, invece, dissi, dopo qualche esitazione:
«Dopo il Club andiamo alla Caffetteria?»
«Caffetteria? Quella poco distante dalla scuola?»
«Si, l'anno scorso ci andavamo sempre, ricordate? Che ne dite di ritornarci?»
«Certo che mi va - Annuì Hunk - le ciambelle erano così buone... Quelle ricoperte di cioccolato e pezzi di nocciola...»
«Basta immaginare ad occhi aperti! - Rise la ragazza - va bene, andiamoci oggi pomeriggio. Speriamo che ci siano ancora i vecchi camerieri, erano così gentili e intelligenti!»
Spalancai gli occhi non rendendomi conto di quel che avevo detto. Andare in quella caffetteria... Voleva dire incontrare Keith e, a quel punto, Pidge e Hunk avrebbero scoperto la verità.

«Certo che non è cambiata molto la Caffetteria, gli interni sono sempre gli stessi.»
Dopo la nostra ora di Club, avevamo raggiunto la caffetteria, che si trova a pochi passi dalla scuola. Ci eravamo seduti in un angolo della stanza ed io, in ansia per la situazione, continuavo a scrutare in ogni dove alla ricerca del ragazzo.
«Allora... Io prendo un cappuccio.»
«Io quattro ciambelle al cioccolato!»
«Caffè, grazie.»
Una giovane cameriera venne a prendere le ordinazioni. Alta e dai lunghi capelli bianchi, occhi azzurri e un corpo da modella, veramente una bella ragazza, pensavo. Aveva la pelle leggermente scura, non era delle nostre parti. Il suo accento, come quello di Keith, erano molto particolari.
«Dobbiamo scrivere una specie di libro per la scuola... Vi rendete conto?»
«Lo so Pidge... Non ho molta fantasia - Sospirò Hunk - magari una storia che parla di ciambelle!»
«Sei... Serio Hunk?»
Dissi io scoppiando in una breve risata.
Non appena volsi il volto, in direzione del banco, ecco che lo vidi. Indossava un grembiule nero, che copriva tutto il davanti, e aveva raccolto i capelli in una piccola coda bassa... Cavolo se stava bene. Era impegnato a lavare le tazzine e, molto probabilmente, non so era accorto di me. Magari non si ricorda ne anche come sono...
«Lance? Cosa stai guardando?»
«Non dirmi che ti sei innamorato della cameriera... Fai proprio pena.»
«Non mi sono innamorato della cameriera! Fate silenzio...»
Sapevo che discutere con le due persone davanti a me era del tutto inutile, sopratutto con Pidge che era una gran ficcanaso. Hunk, al contrario, era una persona molto gentile.
«Ecco qui le vostre ordinazioni.. Mh? Ma tu non sei quello del treno?»
Spalancai gli occhi nel guardarlo, era bastata una minima distrazione... Era davanti a me. Sentii il mio viso andare al fuoco dalla vergogna e sentivo le gambe tremare... Che mi prendeva? Era solo un ragazzo conosciuto sul treno!
Notai I miei due amici guardarmi storto e vidi Keith sorridente nel darci i nostri ordini, infine, lo dissi:
«Si sono io! Lance, tu Keith Kogane.»
«Bingo, Lance.»
Dopo questa risposta, se ne andò dietro al bancone con un sorriso a trentaduedenti.
«Lance... Chi é lui?»

«Buongiorno, Lance.»
Guardai in direzione della voce e, non appena mi accorsi chi era, sorrisi e lo invitai a sedersi accanto a me, dove lui accetto volentieri.
«Come è andato ieri il tuo primo giorno di lavoro nella caffetteria?»
«Benino, pensavo peggio. Le mie colleghe sono molto gentili con me... E poi ti ho incontrato - Rise nel guardarmi - erano tuoi compagni di classe quelli seduti con te?»
«Si. Pidge e Hunk sono miei amici e compagni di classe. Sono davvero simpatici, dovrai conoscerli assolutamente... Keith posso farti una domanda? Quanti anni hai?»
«Diciotto tu?»
«Diciassette. Come mai hai smesso la scuola?»
«Non fa per me, ho preferito il mondo del lavoro. Comunque, come te la passi a scuola?»
«Faccio schifo e ho voti bassi, i miei amici sono stati classificati 'gli sfigati della scuola' - Sospirai - che tipo eri a scuola?»
«Ero uno dei più bravi, i miei voti erano eccellenti. Bravo nello sport e ragazze che mi giravano attorno, una meraviglia insomma.»
Questo ragazzo era davvero sfortunato, perché? Dopo un mese che ci vedevamo, sia sul treno che alla caffetteria, mi raccontò della sua famiglia: sua madre era morta poco dopo la sua nascita e suo padre non era mai a casa per badare a lui o a suo fratello, Takashi, conosciuto come Shiro. Keith e Shiro si sono dovuto aiutare l'un l'altro per tutti questi anni, al contrario, io avevo avuto molta fortuna. I miei genitori erano stati sempre disponibili con me e i miei genitori mi hanno permesso di farmi una vita, sarò stato viziato.
«Allora... Ci vediamo alla Caffetteria?»
«Si!»

In tutto questo, Pidge ricordò sia a me che a Hunk il libro per la scuola, che a breve dovevamo consegnare alla professoressa di Italiano. Dopo aver discusso con l'intera classe, decise di iscrivere la nostra classe, più altre due, al concorso:
'Scrivi il tuo libro, scrivi la tua vita.'
Lo scopo? Scrivere una storia romantica, azione, fantasy o molto altro, doveva essere tutto frutto della nostra immaginazione. Il vincitore? Ovviamente vi erano soldi, ma non solo, anche la possibilità che il proprio libro venga pubblicato in tutte le librerie del paese.
Personalmente, non sono bravo a scrivere e non avevo assolutamente idea da come iniziare questa storia.
Che genere volevo?
Il protagonista dovevo essere io?
«La mia storia sarà sui robot!»
Urlò Pidge piena di energia, come il suo solito.
«Sui robot? - Domandai io - non è un po' banale?»
«Nulla è banale se sei te l'autrice. Comunque, Hunk scriverà il suo amore per il cibo... Originale...»

«Un caffè, grazie.»
«Sei un cliente abituale ormai, siamo felici che ti piaccia la nostra Caffetteria.»
La cameriera dai lunghi capelli bianchi si chinò con il capo, in segno di rispetto.
«Già, è tutto buonissimo qui è Fra poco arriveranno pure i miei amici.»
«Vuole che chiami Keith? Ho visto che siete amici e che si ferma sempre a parlare.»
«S-Se è possibile... Grazie!»
Poco dopo, vidi Keith avvicinarsi al mio tavolo e sedersi nella sedia davanti a me, sorrise nel vedermi.
«Sono molto fortunato che la mia capa sia molto gentile.»
«La tua capa?»
«Si, la cameriera con cui stavi parlando, si chiama Allura ed è la proprietaria della Caffetteria.»
Rimasi sconvolto in quel momento, non mi ero mai posto che quella cameriera fosse la capa di Keith. Keith mi aveva raccontato che Allura non era di questa paese, ma anzi, veniva da molto lontano. Era stata costretta a scappare con la sua famiglia dalla guerra, così, suo padre raggiunse questa città, costruì questa Caffetteria e diede possibilità alla sua famiglia di vivere.
«I tuoi amici?»
«Arriveranno. Keith... Che genere useresti per scrivere una storia?»
«Mh - Rimase in silenzio per qualche secondo - romantico.»
«Come mai?»
«Vedi, fantasia, fantascienza, storie sulla magia e altro sono storie non realistiche. Molta gente adulta, ma anche a molti adolescenti, preferiscono classiche storie d'amore o un qualsiasi cosa che possa accadere realmente nella vita. Possedere poteri è impossibile, al contrario, trovare l'amore é possibile. Non sono molto fan della fantasia, preferisco il realistico. Mi piace immergermi nella lettura e sperare che possa avverare veramente un giorno. Da poco sto leggendo un libro dove parla dei problemi famigliari... La storia è simile alla mia. Certo, è triste, ma è tutto vero ed è accaduto. Tu cosa preferisci? Mi dai l'aria di un fan della fantasia.»
Rimasi colpito dalle sue parole, dopo aver bevuto tutto d'un sorso il caffè, gli risposi.
«Hai indovinato, io sono un fan della fantasia. Mi piace poter credere di possedere o avere una vita o poter essere qualcuno di importante. Adoro poter inventare e costruire un mio mondo, lasciare questo mondo. Anche se... Forse hai ragione tu.»
«Di cosa parli? Perché ho ragione?»
«Keith, da quanto tempo ci conosciamo?»
«Non saprei, forse un mese o più?»
«Ora so cosa scrivere... Keith, farò una pazzia.»

Spazio personale

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Ciao a tutti fan di Klance!
Spero che questo capitolo vi piaccia, anche se dovrò sistemarlo in seguito.
Secondo voi, che cosa ha in mente Lance?
Ci vediamo al capitolo tre!

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