Capitolo 09: Le regole le faccio io

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Justin cammina a passo lento verso il ragazzo rivolgendogli uno sguardo che mi fa venire i brividi. «Io.» Sibila semplicemente. «Hai qualcosa in contrario, Somers?»

Guardo Christian supplicandolo con gli occhi di lasciar perdere, di non sfidare Justin e di rimanere al suo posto. Justin sembra notare questo nostro complice sguardo e senza indugiare neanche per un secondo, colpisce Christian in pieno viso.

I ragazzi rimangono immobili nei loro posti, mentre Justin e Christian si colpiscono a vicenda, ma Justin sembra senz'altro avere la meglio. «Basta, vi prego!» Imploro quando il pugno di Justin colpisce nuovamente la faccia di Chris.

Non capisco perché gli altri rimangano a guardare senza fare nulla. «Jason, ti prego, basta!» Al suono di quelle mie parole, Justin si allontana di qualche centimetro, mentre Christian si regge la mascella con la mano destra. «Jason!» Lo richiamo vedendo che cerca di farsi sotto di nuovo.

Mi metto davanti a lui e gli appoggio una mano sul petto. «Per favore» Dico solamente e premo il palmo sul suo petto in uno sforzo supremo di allontanarlo da Christian. Lo guardo negli occhi e lui sembra calmarsi un attimo, finché non sentiamo Christian parlare.

«Che cazzo di problema hai, eh?» Urla alle mie spalle.

Justin mi fa voltare e mi spinge con cautela dietro di sé. «Che problema ho?» Sbraita.«Che cazzo di problema hai tu?»

«Io?» Sibila Christian. «Mi hai assalito senza motivo!»

«Hai cercato di reclamare qualcosa di mio, cazzo!» Ruggisce Justin, e io salto in aria per lo spavento. «Sai che qui le regole le faccio io!»

«Le regole le faceva tuo padre, tu sei solo il burattino di-» Venne interrotto da Ryan.

«Calma, fratelli. State esagerando.» Si posiziona tra loro due. «State litigando per una ragazzina.»

«Una ragazzina che mi appartiene.» Ribadisce Justin.

«Non stiamo parlando di un giocattolo, Jason. Lei non ti appartiene.» Risponde Christian in tono solenne. Ogni secondo che passa lo apprezzo sempre di più.

Non posso credere che Justin abbia fatto a botte con lui e, tanto per peggiorare la situazione, a causa mia.

Vedo Justin irrigidirsi e tornare a guardare Christian di sbieco. «Potrebbe anche non appartenermi, ma ti avverto: sfiorala con un dito e ti ammazzo. Parlale di nuovo e ti ammazzo. Se solo ti azzardi a guardarla di nuovo ti ammazzo, cazzo. Capito, amico?»

Christian scuote la testa. «'Fanculo, come vuoi, amico», Dice alzando le mani in segno di resa e non posso evitare di sentirmi delusa dal fatto che abbia rinunciato così facilmente ad avere qualsiasi tipo di rapporto con me. Mi sento subito stupida a tale pensiero.

Justin si gira verso di me e prendendomi per le spalle, mi sussurra all'orecchio: «Dietrofront e cammina, dobbiamo parlare, piccola.»

Inizio a camminare verso il piano di sopra fin quando non raggiungo la camera di Justin, con lui alla mie spalle. Una volta entrata, mi siedo sul letto e rimango in silenzio, mentre Justin cammina avanti e indietro per la camera.

«Non puoi fare così, cazzo!» Mi urla contro. «Non puoi mescolarti con loro, Alison.» Questa volta sussurra, ma ha la stessa intensità di prima.

«Loro, al contrario di te, sono gentili.» Rispondo sprezzante.

«Sto solo cercando di proteggerti!» Mi afferra per le spalle e mi guarda negli occhi.

«Se vuoi proteggermi, liberami.» Gli dico seria. «Andiamocene via, Justin. Tutta questa storia è una pazzia!»

«Non posso, Alison.» Risponde, per poi lasciarmi e voltarsi, dandomi le spalle. «Non voglio che parli con i ragazzi, specialmente con Christian.»

«Non puoi impedirmi di parlare con loro.» Incrocio le braccia al petto.

«Non voglio trattarti come le altre, Alison.» Si volta a guardarmi. Lo sguardo glaciale. «E ti assicuro che non lo vuoi neanche tu.»

«Allora è vero che ce ne sono altre...» Deglutisco. «Dove sono?»

«Non ci sono al momento, ma ci sono state e ce ne saranno ancora.» Risponde.

«Voglio andare via.» Dico cercando di sembrare sicura, ma sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. «Lasciami andare.»

«Perché diavolo non capisci che ti sto proteggendo?» Sibila. «Tuo padre non è chi tu credi che sia... e in questo momento, non c'è posto in cui saresti al sicuro se non al mio fianco.» Mi prende il viso tra le mani. «Quindi, piccola, che tu lo voglia o no, starai insieme a me.»

Chiudo gli occhi e respiro profondamente. «Cosa sai su mio padre?»

«Non è il momento di parlarne.» Sospira e mi da un bacio sulla fronte. «Devo occuparmi degli affari.»

«Smettila.»

«Di fare cosa?» Inarca un sopracciglio.

«Di essere evasivo, di tagliarmi fuori, gridarmi contro e poi baciarmi o stringermi.» Mi libero dalla sua presa. «Non vuoi dirmi niente? Va bene. Non vuoi lasciarmi andare via? Va bene. Starò al mio posto, ma ti prego, non toccarmi, non parlarmi, fa' finta che io sia la vittima del tuo fottuto sequestro e basta.»

«Perché devi rendere tutto così dannatamente difficile?» Sbuffa stringendo i pugni.

«Dimmi di mio padre.» Sussurro scandendo le parole.

«Ti ho detto che non è il momento.» Risponde nello stesso modo.

«Vai a occuparti dei tuoi affari, McCann.» Mi allontano avvicinandomi alla finestra.

«Alison...» Mi chiama ed io mi volto a guardarlo. I suoi occhi mi implorano di non avercela con lui, ma io sono inflessibile.

«Non ho niente da dirti.» Rispondo e lui, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, esce dalla stanza.

Non ho idea di cosa sappia su mio padre o cosa volesse dire con quella stupida frase, ma di una cosa sono sicura: lo scoprirò.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 27, 2018 ⏰

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