Capitolo 06 - Tu non sei tutti

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«Ti sbagli, io sono esattamente così.» Mi prende per un braccio e mi avvicina a sé. «Questo è Jason McCann, fattene una ragione, piccola.»

Inarco le sopracciglia e mi libero dalla sua stretta. «Allora puoi riportare indietro Justin? Con Jason non voglio averci niente a che fare.»

Alza gli occhi al cielo e si avvicina, ma io indietreggio fino a finire contro la parete.
«Justin non esiste più, pulce.» Sussurra a pochi centimetri dal mio viso.

«Se non esistesse più, non mi avresti chiamata 'pulce'.» Sottolineo soddisfatta e lo spingo più in là. «Smettila di avvicinarti così tanto, mi fai venire la tachicardia.» Lo rimprovero e lui inizia a ridere.

«Mi sei mancata.» Ripete.

«Me lo hai già detto.» Rispondo fredda.
Mi è mancato anche lui da morire ma sono troppo ferita e orgogliosa per ammetterlo.

«Lo ripeterò fin quando non mi dirai che ti sono mancato anch'io.» Mi guarda. I suoi occhi che qualche anno prima erano sempre così allegri e luminosi, adesso sono solo tristi e spenti.

«Dovrai ripetermelo all'infinito, McCann.» Dico il 'suo' cognome come se fosse qualcosa di velenoso, e lui contrae la mascella.

«Non chiamarmi così.» Sancisce a denti stretti.

«Tutti ti chiamano così.» Rispondo semplicemente.

«Tu non sei tutti

[•••]

La camera di Justin è grande e ben ordinata. Strano, il ragazzo che conoscevo odiava pulire.
Dev'essere proprio cambiato.
Lo vedo da come mi parla, da come mi guarda, da come mi sfiora. Il mio Justin è sempre lì, ma Jason sta cercando in tutti i modi di soffocarlo.

Sono distesa sul suo letto a fissare il soffitto, finché non sento dei passi e mi ricordo che Justin mi ha detto che 'devo stare per terra'.
Sbuffo e mi siedo per terra, aspettando che qualcuno spalanchi la porta.

Tre.

Due.

Uno.

Ed ecco che un ragazzo di colore, che si dovrebbe chiamare Tyson, entra schiamazzando per via delle spinte di un biondino alle sue spalle.

«Bro, stai fermo. Dobbiamo sembrare minacciosi.» Sussurra il primo.

Sono davvero questi i criminali di oggi? Ma dove andremo a finire?

Si schierano l'uno accanto all'altro, davanti alla porta, con le braccia incrociate al petto.
Li guardo interrogativamente.

«Cosa vuoi per cena?» Chiede Tyson ricevendo uno scappellotto da parte del ragazzo dai capelli biondi.

«Hai davvero chiesto alla nostra vittima cosa vuole per cena?»
Alzo gli occhi al cielo alla parola 'vittima'.

Loro dovrebbero essere i componenti della banda più pericolosa dello Stato?
Quasi quasi mi metto a ridere.

«Devi uscire a mangiare.» Sbotta il biondo.

«Subito.» Dice con fare autoritario, Tyson.

Sul serio. Sto per mettermi a ridere.
Mi alzo dal letto e cammino, superandoli e uscendo dalla porta.

«Dov'è Ju-Jason?» Mi correggo.

Il biondino ridacchia e mi guarda maliziosamente. «Ti sei già affezionata a Jason?»

«Perché parli sempre di me, Christian?» Justin spalanca la porta della cucina con in mano due sacchetti pieni di fili. «Perché non sei in camera mia?» Mi chiede, rivolgendomi uno sguardo allarmato.

«È ora di pranzo.» Rispondo semplicemente.

«Pensi che questo sia un'albergo?» Ridacchia amaramente.
Sta recitando.

«Sono stati i tuoi scagnozzi a farmi uscire, McCann. Prenditela con loro.» Lo fulmino con lo sguardo. Non sopporto questa situazione.

«Che temperamento.» Christian fa dei gesti con le mani facendo ridere Tyson.
Justin si volta verso i suoi due 'amici' con fare minaccioso.

«Torna in camera tua.» Sbotta verso di me. «E voi non vi rischiate ad entrare.»

Perfetto, rinchiusa nella camera di un apparente psicopatico, senza cibo né acqua.
Sembra quasi un vero rapimento.

Il destino (Slow updates)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora