Chapter 4

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Come Stephanie mi aveva detto Ryan prima di salutarmi mi ha chiesto se stessi uscendo con qualcuno. Non mi ha preso alla sprovvista, mi ha solo messo a disagio. Ho detto che qualche giorno fa ero uscita con Michael, come mi ha consigliato Steph e grazie al cielo abbiamo fatto cadere il discorso nel momento in cui il mio tempo a disposizione è finito.

Ora, stesa sul letto, non riesco ad addormentarmi sapendo che da domani dovrò iniziare a farmi vedere con Michael.
Semplicemente non voglio che il nostro rapporto si rovini e continuo a non capire perché lui ci tenesse tanto che accettassi.
Cosa ci guadagna? Niente se non possibili problemi e fraintendimenti tra noi due.
Non mi preoccupano le sue fan o le loro reazioni, anche perché so già che in molte ci vogliono insieme da tanto e ad altre sto simpatica.
Ho letto anche diversi commenti poco amichevoli nei miei riguardi, di ragazze che pensano d'avere il diritto di dire la loro sulla vita privata e amorosa del proprio idolo quando non ne hanno alcun motivo.
Va bene avere una propria opinione o convinzione ma non sta bene dare contro pesantemente ad altre persone solo perché la pensano diversamente.
Vorrei solo sapere cosa passasse per la testa a Michael quando mi ha praticamente supplicato con lo sguardo di accettare.

Continuo a rigirarmi tra le lenzuola rimuginando su tutta questa storia fino a quando un leggero bussare alla porta d'ingresso non mi fa accigliare. Pensando di essermelo immaginato resto ferma, in ascolto, ma quando lo sento di nuovo più forte decido d'alzarmi. Chi diamine può essere a quest'ora? Cammino velocemente al buio sperando di non sbattere contro qualche mobile mentre raggiungo l'ingresso.

"Chi è?" chiedo accostandomi alla porta con l'orecchio.
"Io Bea."
Preoccupata apro velocemente la porta e mi scosto per farlo entrare, per poi richiuderla.
"Harry che ci fai qui alle due del mattino?" chiedo accendendo la luce. Appena essa gli illumina il volto sgrano gli occhi nel vedere come è ridotto.
Le gote e gli occhi arrossati dal pianto, il verde smeraldo che domina quasi sempre sulle altre sfumature che possono assumere, ora è di una tonalità più scura, con i pantaloni della tuta e una maglietta bianca e i capelli spettinati.
"Io e Louis abbiamo avuto una discussione, posso stare da te per qualche giorno?" la voce bassa e tremante mi sprona a circondargli d'istinto il collo con le braccia alzandomi sulle punte e stringerlo a me.
Sento il borsone che si è portato appresso cadere e le sue braccia circondarmi forte la vita, come se fossi l'unica ragione per cui al momento resta in piedi.
"Ne vuoi parlare?" sussurro contro l'incavo del suo collo.
"No, non subito. Magari domani mattina" dice singhiozzando. Mi allontano quando sono sicura che se la sente e prendendo il borsone, con l'altra mano afferro la sua stringendola leggermente.

Lo porto in camera e dopo aver lasciato il bagaglio sulla poltrona lo faccio sedere sul letto. Come se fosse un bambino gli tolgo le scarpe per poi farlo stendere e coprirlo.
So quanto può diventare fragile e indifeso in queste occasioni e vederlo così impotente fa sentire impotente anche me. Faccio il giro del letto e mi corico al suo fianco dandogli le spalle, sapendo che poi mi circonderà la vita come ogni volta che dormiamo insieme.
E così fa, appoggiando la testa sul mio stesso cuscino facendomi sentire il suo respiro caldo regolarsi lentamente.
Mi addormento poco dopo anche io sperando che domani sia una giornata migliore per entrambi.

°°°

Sei ore dopo ho già fatto la doccia, mi sono vestita e truccata. Al momento sto litigando con i pancakes che continuano a metterci una vita a cuocersi. Sono davanti ai fornelli con la spatola in mano e la tazza di caffè appoggiata alle labbra quando finalmente finisco l'ultimo. Soddisfatta mi giro e appoggio il piatto sull'isola per poi avviarmi verso camera per svegliare Harry che ancora non si è deciso ad alzarsi.
"Harry" sussurro scuotendogli la spalla inutilmente. Lascio la tazza sul comodino e con una mano gli accarezzo i capelli mentre con l'altra continuo a scuoterlo e chiamarlo.
Finalmente apre gli occhi e dopo essersi abituato alla luce si guarda attorno.
"Che ore sono?" chiede con la voce roca mentre si strofina gli occhi.
"Otto e mezza passate" rispondo riprendendo a sorseggiare il caffè.
"Ne hai fatto altro?" chiede riferendosi a ciò che sto bevendo.
"No, vado. Intanto tu fatti una doccia" dico uscendo dalla stanza.
Quando il rumore dell'acqua che scorre proveniente dal bagno smette, ho finito di versare il caffè nella tazza che usa di solito Harry.

La lascio sul bancone, afferro i pancakes e lo sciroppo per poi incamminarmi ancora scalza in sala.
Mi siedo sul divano dove poco dopo mi raggiunge Harry ancora con i capelli umidi che si siede al mio fianco e mi ruba silenziosamente la forchetta infilandosi un intero pancake in bocca.
"Grazie" sorride mettendo in mostra le fossette e io ricambio felice che stia meglio di ieri sera.
"Allora?" aspetto una sua risposta che non tarda ad arrivare. Lascio la tazza e il piatto ormai vuoto sul tavolino in vetro. Mi giro a gambe incrociate e lui piega la gamba sinistra sotto il sedere in modo da essere girato verso di me.
"Pensavamo che ce lo avrebbero detto tra qualche giorno, ma ci hanno convocato ieri" subito capisco a cosa si riferisce e inizio già ad arrivare alle conclusioni "Io per ora non devo farmi vedere con nessuna, mentre... mentre Louis deve ricominciare a farsi vedere con Eleanor" sospira pesantemente e prende un sorso dalla tazza.
"Lo sai che mi sta simpatica, ma il suo rapporto con Louis porta sempre a me e lui a vederci poco, davvero poco. Sarò costretto a passare meno tempo con lui e ci sto una merda. Quindi quando siamo tornati a casa gliene ho parlato e lui ha detto che non importava, che tanto l'avremmo potuto sopportare anche sta volta. Bea, diamine, ha detto che non gli importa. Come se ormai fossi qualcosa di cui si può fare anche a meno o che da per scontato. Stiamo insieme da quanto? Sei anni? Con tanti tira e molla, sì é vero, ma sono sempre sei fottuti anni. Lo so che mi ama ma è difficile, tanto. Ed è sempre tutto così complicato. Lo è sempre stato, ma ora lo è di più. Ho preso le mie cose e sono venuto da te. Sono rimasto in macchina a piangere per circa dieci minuti prima di suonare. Mi dispiace essere piombato qui in quel modo ma non sapevo dove andare" conclude il suo lento sproloquio tornando a guardarmi negli occhi. Li noto lucidi e subito lo abbraccio dandogli un bacio sulla guancia quando mi allontano tornando composta.
"Sei sempre il benvenuto lo sai. Anche io sono stata da te per un po' non riuscendo a stare da sola qualche mese fa, stai tranquillo" gli sorrido e noto come si rilassa a quelle parole.
"Harry da quello che mi hai detto l'hai presa troppo seriamente secondo me. Con quel 'non importa' intendeva il fatto che dovesse uscire per l'ennesima volta con Eleanor, non che non gli importasse della situazione. È difficile sia per te che per lui, non dimenticarlo, siete in due in questa merda. Lui si deve preoccupare della sua carriera, di Freddie, ha perso da nemmeno un'anno Jay, vede poco la sua famiglia e ha solo te che lo sostieni e gli stai accanto sempre. È ovvio che gli importa di te. Non farti prendere dal panico per certe piccolezze. L'hai detto tu stesso che sai che ti ama, quindi? Qual è il problema?" si spiego gesticolando e lui mi ascolta attentamente annuendo impercettibilmente quando finisco.
"Ho comunque bisogno di un po' tempo, lo chiamerò più tardi, ma nel frattempo va bene se sto qui?" chiede passandosi una mano tra i capelli.
"Certamente" sorrido e sto per alzarmi quando lui mi ferma.

"Grazie per esserci sempre Bea" mi dice sorridendo.
"Non ringraziarmi, non ce n'é alcun bisogno"
"Tu non hai niente da raccontarmi?" chiede curioso e forse cercando anche di pensare ad altro.
"Ehm, sì avrei qualcosa" abbasso lo sguardo cercando di non incrociare il suo.
"Beh?" chiede impaziente.
"Stephanie e David hanno deciso di farmi uscire con Michael. Iniziamo a farci vedere insieme da oggi" dico trovando all'improvviso lo schermo spento della tv molto interessante.
Sento le guance riscaldarsi quando lo sento ridacchiare.
"E quale sarebbe il problema? Vi comportate già come coppia in pratica" mi volto di scatto con gli occhi sgranati verso di lui.
"Eh no, non anche tu, non è vero. Mi comporto con lui come mi comporto con te" dico velocemente, lui sorride e mi guarda dolcemente.
"È diverso, lo sai anche tu" dice semplicemente e io mi chiedo se non si fosse già messo d'accordo con gli altri.
Sbuffo esasperata e cerco di cambiare discorso.

Paper Doll || Michael Clifford (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora