capitolo 3. un nuovo inizio (pt.2)

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Nella vita bisogna essere coerenti lo so, ma non credo bastino due parti per descrivere questa parola .
Questa parola è difficile per me usarla , lo so, sono 8 lettere, ma sono 8 lettere difficili.
Allora, eravamo rimasti al punto in cui io ed i miei compagni ci stringevamo in cerchio con la prof al centro.
Tutti, dal primo all' ultimo si erano presentati ,avevano detto età, nome e cognome, quello che volavano fare da grande, le loro passioni, se facevano sport, e quale materia preferivano.
Ovviamente mancancavo io..
Arrivò il mio turno, le gambe tremavano e i miei pensieri erano altrove, avevo paura mi giudicassero, erano quasi tutti figli di papà e avevano tutti vestiti firmati, ero l'unico che non aveva vestiti firmati od altro.

Presi coraggio e andai.

Dissi il mio nome, il mio cognome, dissi che avevo 14 anni, che facevo calcio, che mi ispiravo a Ronaldo, la mia passione oltre al calcio era la musica, suonavo il pianoforte, la mia materia preferita era la psicologia, dissi che mio padre faceva il fabbro, mia madre l'infermiera.

Dopo questo, ci fu' un silenzio tombale, solo silenzio, parte una risata, quella del cazzo di pulcino davanti a me, arrivando poi alla fine del cerchio, tutti ridevano ma io non capivo, e forse non capirò mai.
Ma alla fine non è stato il fatto che tutti si erano messi a ridere, il fatti è che tutti durante la ricreazione mi evitavano, neppure il pulcino mi considerava, e io continuavo a non capire.

Cosí inizia ad informarmi su quello che stava succedendo,  e tenetevi pronti per quello che avevo scoperto.
Il pulcino durante il tempo in cui la prof doveva ancora entrare aveva detto a tutti i nostri segreti, tutti.
Che mi tagliavo, ma che ero uscito fuori da quel tunnel di merda, ma questo lui non lo aveva detto, aveva detto che io ero uni sfigato e che cercavo riparo su di lui per questo.

Che poi era falso anche questo.
Insomma mi aveva descritto come un poveraccio, uno che era sfigato dalla nascita.

Allora mi sono arrangiato.

Mi alzavo, mettevo le cuffie quando prendevo il tram, le mettevo a ricreazione e le mettevo quando tornavo.
Insomma , monotona come situazione.

Cosi continuarono tutti i giorni fino a dicembre.

quel periodo credo non lo dimenticherò mai. C'erano 4 tipi fuori da scuola che mi aspettavano.
Tra i 4 tipi c'era anche il pulcino.
Credevo volesse fare pace e scusarsi, credevo che volesse ridiventare mio amico.
Ma come al solito, mi ero sbagliato.
Quel giorno incassai più colpi di un pungiball . incassai calci, pugni , insulti, tutto .

Ma indovinate?
Continuavo a non capire il perché.
Perché tutto questo.

Ovvio non potevo tornare a casa messo così.

Presi il tram, nessuno se ne accorgeva che avevo del sangue sulla fronte e sul labbro.

Nessuno, ero invisibile , e io facevo l'invisibile.

Solo l'autista mi chiese se stetti bene, ma ovvio la mia risposta era un si.

Scesi al capolinea, avevo detto a mamma che avevo una ricerca da fare di storia, e che dormivo da un'amico,
Ovvio lei ci credette.
Vagai in giro tutta la notte a cercare risposte, avevo fatto 8 volte l'argine avanti e indietro.

Era stato uno sfogo per me.

E da quel punto inizia a fumare, a rendermi sempre più invisibile.

E rendendomi sempre più invisibile anche i professori mi avevano dimenticato.
Ero sull'ultimo banco in fondo a destra.
Mi chiesero solo come mi avevo procurato quei tagli sulla faccia, ma io dissi che ero caduto in bici.
Ero un casino in tutto.
E a scuola iniziavo ad andare male, a fregarmene di tutto, e di tutti.
Non volevo nessuno. E nessuno voleva me.

Inizia a taglirmi fino a quasi beccarmi la vena.
ero arrivato quasi a cencellarmi.

Ero arrivato all'ultimo giorno di scuola.

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