Le gambe erano pesanti contro il pavimento freddo, la testa girava, le urla uscivano dalla gola sempre più stonate e deboli, la pelle più pallida, le pupille più dilatate e, il vuoto. Vuoto totale.
Quando Victoria si svegliò, si trovava ancora nel bagno, ma non era sola, delle braccia la tenevano dalla schiena, la testa era appoggiata ad un corpo caldo che profumava di sale e fragola. Mike. La ragazza prima di dire qualcosa, fece girare gli occhi per la stanza e notò che la porta era letteralmente a terra. <Mike, da quanto sono svenuta?> chiese Victoria, aveva la voce calma stranamente. <Non lo so, io ti ho sentita urlare e sono venuto correndo, ma la porta era chiusa, poi ...> si bloccò. Le stava nascondendo qualcosa. <Dimmi cos'è successo.> disse lei decisa. Si era staccata dal ragazzo e si era seduta difronte per guardarlo negli occhi.
<Tuo padre è scomparso.> rispose Mike, c'era qualcosa di strano nella sua voce, come se stesse vedendo un film e sapesse già la fine.
Victoria si era preparata a tutto tranne che a quello. <come ..?> chiese con un filo di voce. <io stavo correndo da te, e mentre venivo, ho notato che la camera di tuo padre era aperta, mi sono affacciato e, era vuota..> raccontò lui. Lei disse cos'era successo in bagno e poi di essere svenuta. <Mike, dov'è la tua maschera ora?>
<io l'avevo lasciata vicino all'entrata.>rispose. Tutti e due si guardarono, fecero un cenno della testa e come se fossero coordinati si alzarono e corsero verso l'ingresso, la maschera era ancora lì, ma attaccata ad essa c'era un ciocca di capelli neri. <Ora che farai?> le chiese ad un certo punto Mike. La ragazza aveva capito già da tempo che quello non era più un gioco <ora chiamo la polizia> quest'ultima ci mise circa dieci minuti ad arrivare, e in quell'asso di tempo Mike era andato via dicendo di aver un impegno. A Victoria fecero alcune domande, non furono di molto aiuto quei poliziotti. Avevano preso la ciocca di capelli neri rimasta attaccata alla maschera, appena portata al laboratorio per esaminarla avevano detto che era finta, di una parrucca; avevano chiamato la madre di Victoria che ora si trovava su un aereo per venire a vivere con la figlia fin quando non avrebbe trovato un'altra sistemazione. Poi se n'erano andati, non erano riusciti a trovare nemmeno un indizio che riguardasse la scomparsa del padre o il mittente del cartone di ossa.
Ora la ragazza si era stesa sul pavimento, il padre era scomparso, non sapeva se avrebbe rivisto mai più i suoi occhi celesti o ascoltato la sua voce nei pochi momenti di quando era sobrio. Prima era un uomo di onore, lavorava sempre e portava soldi a casa, in famiglia erano quattro. C'era Victoria, Anna che era sua madre, Francesco il padre e ... aveva anche un fratellino, si chiamava Jorden: aveva gli occhi celesti come il padre, anche se più chiari, i capelli rosso sangue della madre, anche se quelli di quest'ultima andavano sull'arancione. Tutti dicevano che, crescendo sarebbe diventato un uomo bellissimo, parlavano tutti di lui, tutti li volevano bene, tutti lo adoravano, anche Victoria li voleva bene, più di quanto ne volesse al padre o alla madre. Jorden era l'unico che la accettava in famiglia, nonostante avesse solo dieci anni, capiva che, non era stata una sua scelta entrare in quella famiglia, bensì un errore della madre ... ormai sono passati due anni da quando il piccolo Jorden è scomparso. Da quell'evento mamma se ne andata di casa, facendosi un'altra famiglia ma papà la ama ancora, e soffre.
L'aria intorno alla ragazza è pesante, il pavimento si è riscaldato sotto di lei e la casa è vuota. Chiuse gli occhi per provare a rilassarsi, ma tutti i nevi erano sugli attenti. Si mise a sedere ignorando i giramenti di testa, e guardò verso la finestra che quella mattina aveva chiuso pensando che Mike fosse un mostro. Come aveva potuto pensare ad una cosa tanto brutta? Come poteva quel ragazzo essere un mostro? Poi sentì la risata cattiva risuonarle nella mente, ricordò quando era svenuta e la l'unica cosa che ricordava era il sorriso inquietante e la risata perfida del ragazzo. Quel ricordo le fece venire in mente anche quell' incantevole giardino. L'adrenalina iniziò a scorrerle nelle vene come fuoco e, senza nemmeno accorgersene aveva preso la felpa e stava correndo giù dalle scale. Doveva ammettere che non sapeva la strada, quando c'era andata avevano corso e lei continuava a guardare Mike.
Correre. Iniziò a correre e ridere, come quella volta, non sapeva dove stava andando, ma rideva. Cosa aveva da perdere? Poteva trovare quel giardino se voleva , e lei lo voleva. Corse fino allo sfinimento, non si fermò nemmeno una volta, ma ora eccola lì. Si trovava dietro gli alberi, doveva solo oltrepassarli e avrebbe trovato il giardino. Si fermò per respirare e continuò la strada camminando. Era arrivata ma ... non era sola. Si fermò di scatto e sentì il cuore fare un salto indietro quasi a volersi fermare anche lui. C'era una persona di spalle, aveva il cappuccio tirato sopra la testa e ... stava scavando una fossa accanto ad un'altra. Victoria si avvicinò piano per non farsi sentire, quando li stette alle spalle, li saltò addosso. Caddero tutti e due rotolando nell'erba ma ad atterrare male fu lei. Ora stava sotto a ... Mike? Il ragazzo li stava a cavalcioni sui fianchi, il viso era sporco di terra e la faccia arrabbiata, stava per tirarle un pugno ma quando la vide si fermò. <Victoria?1> disse stupito. <Mike!>ribatté anche lei confusa< Ma cosa diavolo stai facendo?!> chiese sbigottita. Il ragazzo guardandola scoppiò a ridere, una risata divertita e anche ... Cattiva. Il ragazzo si girò a guardare le fosse e dopo alcuni attimi rispose < sai quando ero bambino, facevo delle fosse in questo giardino e ci sotterravo delle cose, non ricordo cosa e ho iniziato a scavare> poi abbassò la testa di lato appoggiando la guancia destra alla spalla
< sono solo curioso> aggiunse sorridendo, un sorriso dolce ma anche ... Cattivo...
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La finestra nell'ombra
Mystery / ThrillerC'è una stalker, un suicida, un gatto e una finestra.