Capitolo quattro: Come potevo rinunciare?

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>>N/A: Salve di nuovo a tutti! Stavolta faccio un doveroso intervento prima del capitolo, per una breve informazione: come avete capito nei capitoli precedenti, essendo i nostri protagonisti italiani e le star della WWE straniere, li ho fatti comunicare nella lingua internazionale per eccellenza: l'inglese. Essendo pochi i dialoghi tra loro fino ad ora, è stato facile mantenere questa linea, ma da qui in poi, TUTTI i personaggi parleranno tra loro in italiano per agevolare la fluidità della narrazione. Bene, detto questo, vi auguro buona lettura! :)

Nell'esatto momento in cui AJ stava entrando in macchina per andarsene, e ci stava salutando, la porta 35 si aprì di nuovo. 

Neanche fossi stata tirata con una fionda, mi catapultai immediatamente dietro una colonna lì a fianco, temendo che fosse la sicurezza e ci scoprissero. Martina corse anch'essa dietro un pilastro del palazzetto; i ragazzi, invece, che a quanto pare dormivano in piedi, rimasero immobili esattamente dove si trovavano, come dei pesci lessi. 

"E come sempre, gli amici svegli e reattivi ce li troviamo la prossima volta..." mi lasciai uscire con un sospiro frustrato.

Fortunatamente dalla porta uscì solo Finn, così mi scostai dal mio nascondiglio e lo raggiunsi, diventando immediatamente rossa in viso, e mormorando un "Ciao" appena percettibile.  

Lui sorrise "Allora sei venuta davvero..." "Beh, si, come potevo rinunciare ad incontrarti di nuovo?" ricambiai il sorriso imbarazzata. 

"Scusami se sono sembrato così diretto ed imbarazzante prima, quando ti ho proposto di incontrarci qui, ma lo show era finito e mi stavano dicendo di andare, e non ho trovato un modo più carino per dirtelo..." disse, grattandosi la nuca. "Ma figurati, non preoccuparti..."-anche se sì, mi aveva lasciato alquanto di stucco, con quell'uscita di un'ora prima- mi scostai una ciocca di capelli e la spinsi dentro il cappuccio, per evitare che si bagnassero, stava ancora diluviando. 

"Dannazione, sta scendendo giù un gran bel temporale!" guardò verso il cielo, che era nero come la pece. "Muovetevi, saltate su!" aprì lo sportello della macchina, per farci salire. Ma cosa diavolo stava succedendo?! 

Quasi fosse la cosa più naturale del mondo, salimmo sul suv del wrestler in men che non si dica, ed i miei amici si disposero tutti davanti, quindi il sesto e settimo posto, sul retro della macchina, toccavano rispettivamente a me e a Fergal. 'Grazie per le situazioni imbarazzanti che riuscite a creare, ragazzi, grazie davvero...'  li maledissi mentalmente. Seduta, scrollai dalla pelle del giacchetto un po' d'acqua e tolsi il cappuccio dal capo: realizzai di essere bagnata come un pulcino, e potevo farci ben poco in quel momento. Finn salì e si sedette sul seggiolino accanto al mio, e mi guardò tentare di rimuovere l'acqua dal giacchetto: "Sarà bene che vi dia della roba asciutta, in albergo...". Un "Dove?!" strozzato mi uscì dalla bocca, paralizzando i miei arti e cambiando la mia espressione in una di vivo stupore: tentai pure di darmi un pizzicotto, ma sì, faceva male, non stavo sognando! 

"I...In albergo...Tutto ok?" si avvicinò lui, preoccupato per la mia reazione. "Sì, solo che... è una situazione un po' surreale e quindi stento ancora a crederci, ecco..." mi ricomposi e gli rivolsi un piccolo sorriso, per scusarmi in un certo modo della brutta figura che avevo appena fatto. Lui ricambiò il mio sorriso, e nei successivi dieci minuti calò un silenzio di tomba, che sarebbe diventato insostenibile se Finn non lo avesse rotto dicendo che eravamo arrivati al suo albergo e dovevamo scendere. 

Appena fuori dalla macchina, corsi all'asciutto insieme agli altri, e Finn ci guidò al corridoio che l'albergo aveva riservato ai wrestlers per quella notte. Prese la carta della sua camera e la strisciò nella fessura accanto alla porta. "Prego" ci fece passare. 

Mi ritrovai davanti una suite che mai mi sarei potuta né permettere né immaginare, con ogni comfort immaginabile e non, ma soprattutto un ambiente caldo, dove poter asciugarmi e sedermi tranquilla. Finn prestò delle felpe asciutte a tutti e ci offrì delle bevande calde. 

Uscita per ultima dal bagno, quindi, ritrovai tutti seduti sui divani e le poltrone antistanti la camera da letto, che si erano già accomodati senza far minimamente caso all'assurdità della situazione ed alla sua unicità, mentre io ancora stentavo a credere che mi trovassi davvero lì, e guardavo il mio nuovo abbigliamento con una faccia stranita. "Ti...sta bene, no?" mi domandò Finn. "Sì, è un po' grande per me, ma per lo meno sto veramente comoda!" gli sorrisi. 

Mi sistemai su un divano a due posti, guarda caso accanto a Fergal, che mi porse una tazza con dentro del tè caldo. "Grazie di nuovo" gli sorrisi, prendendola dalle sue mani. Ci sfiorammo, ed ovviamente diventai rossa come un pomodoro maturo, abbassando lo sguardo sulla bevanda. Far finta di soffiare sopra la tazza per raffreddare il tè è una buona strategia, giusto? 

"Figuratevi, alla fine mi avete aspettato per così tanto tempo sotto il diluvio, che era il minimo che potessi fare.." rispose con un sorriso, giocherellando timidamente con le dita. 

Mentre stava finendo la frase, sentimmo bussare alla porta con non poca insistenza, così Finn si alzò ad andare a vedere chi fosse.

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Ciao a tutti di nuovo, e bentornati!

Questo è un altro capitolo che alla prima stesura aveva diverse ripetizioni fastidiose e qualche errore qua e là, quindi ci sono stati diversi cambiamenti, e devo ammettere che adesso mi sembra molto più scorrevole.

Inoltre, questo capitolo ha guadagnato un centinaio di parole in più grazie alla revisione, che, ragionando da lettrice, è sempre cosa gradita, no? :)

Io spero che vi piaccia, e ci rileggiamo qui lunedì prossimo, come sempre!

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