Capitolo venti: Novità.

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Immancabilmente, il pomeriggio successivo mi trovavo al solito bar del centro: un libro di letteratura aperto sul tavolino davanti a me, con sopra sparse alcune briciole di un tramezzino che avevo appena finito, un bicchiere di succo di frutta di fianco all'oggetto, e Martina seduta di fronte a me, lo stesso libro aperto davanti a sé, si stava portando una tazza di cappuccino alle labbra. 

Ovviamente, il nostro buon proposito di studiare insieme per prepararci all'interrogazione di letteratura italiana che si sarebbe tenuta l'indomani era durato all'incirca una ventina di minuti, non di più: la mia migliore amica aveva sbottato, battendo una mano sul tavolino e dichiarando che non poteva aspettare un minuto di più, doveva sapere com'era andata la famosa videochiamata. Quindi, dopo un lungo sospiro, avevo iniziato a raccontarle i momenti più interessanti della conversazione tra me ed il club. 

Inutile dire che, arrivate alla parte riguardante ciò che avevo visto e sentito senza che loro potessero saperlo, lei aveva praticamente rischiato di soffocare con la bevanda che stava sorseggiando: "C...Come, e me...me lo dici...così?!" rantolò, tra un colpo di tosse e l'altro. "Intanto pensa a respirare per bene, poi potrai dirmi in che altro modo dovevo dirtelo, se non così. Che dovevo fare, mandarti un telegramma?!" scossi la testa, più propensa a chiamare un'ambulanza che a continuare la conversazione. 

"Ma che ne so, non così! Ale, ma ti rendi conto?! È una notizia meravigliosa! Ti ama, ti ama!" iniziò a gesticolare e saltellare sulla sedia, senz'altro più euforica di me. "Hey, Cupido, frena l'entusiasmo: niente è ancora sicuro. Non mi ha detto 'ti amo', ha solo ammesso ad Andrew che gli piaccio. Tra questo e l'amarmi perdutamente, od il metterci insieme, c'è di mezzo un abisso." Misi le mani avanti, sfoggiando una calma soltanto apparente e sorseggiando con nonchalance il mio succo di frutta: dentro di me, in realtà, dalla sera precedente regnava il più completo caos. 

Convivevano, tutte nel mio cuore, una miriade emozioni contrastanti tra loro, che mi avevano tenuta sveglia per quasi tutta la notte, e non mi facevano pensare ad altro se non alle parole di Fergal ad Andrew della sera precedente. 

Ero felice, felice da pazzi al pensiero di poter avere davvero una chance con Fergal –cosa che, per altro, fino alla sera precedente mettevo totalmente in dubbio. Ero euforica, in subbuglio, e la consapevolezza di essere in qualche modo ricambiata spingeva il mio cuore ad ardere ancor di più per Fergal. 

Ma allo stesso tempo ero tormentata dalle paure e dalle paranoie: la convinzione di Martina che io piacessi anche ad Allen, la lontananza che ci avrebbe diviso spesso se davvero avessimo voluto provare a stare insieme, il fatto che vivessimo due vite completamente diverse, la differenza di età. 

Perché, parliamoci chiaro, nonostante Fergal avesse un bel faccino e dimostrasse molti meno anni di quelli che in realtà aveva, era nato il 25 Luglio 1981, c'era poco da fare. Io stessa ero rimasta sconvolta della mia scoperta, quando al suo debutto in WWE dell'anno precedente mi ero fiondata immediatamente sulla sua pagina Wikipedia ed avevo letto la data della sua nascita: e pensare che gli avevo attribuito ad occhio e croce venticinque anni. 

L'età era una cosa che fin dall'inizio, seppure non avessi rivelato le mie preoccupazioni a nessuno, mi dava problemi nell'immaginare un probabile futuro insieme a Fergal: come avrei potuto presentare alla mia famiglia un ragazzo più grande di me di così tanti anni? E soprattutto non credevo che i suoi cari avrebbero fatto i salti di gioia se lui avesse detto loro la sua intenzione di frequentarsi con –praticamente- una ragazzina. 

Senza contare tutto il polverone mediatico che la notizia della frequentazione di Fergal, per di più con una ragazza così giovane, si sarebbe portata dietro: i giornalisti sapevano essere estremamente insistenti, irritanti, ma soprattutto maligni, e non avevo idea di cosa si sarebbero potuti inventare per gridare finalmente allo scandalo, dato che Fergal era uno dei pochi wrestler di successo che ancora non ne aveva sollevato uno. 

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