Capitolo quattordici: La sensazione migliore del mondo.

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Mi ripresi dallo shock grazie alle urla di Martina a Rami, che sosteneva di non essere ubriaca e di aver bevuto solo un paio di bicchieri mentre aspettava che loro due ci raggiungessero. 

Come?! 

Martina aspettava Rami e Fergal proprio a Pisa quella sera ed io non ne sapevo nulla?! 

Non avevo ricevuto nessun messaggio da nessuno riguardante ciò, non avevo captato nessuna informazione, e non avevo assolutamente nessun sospetto che la mia amica avesse anche solo pensato ad escogitare un tale piano. 

"Scusa un attimo, frena." la presi per un braccio. "Rami, ciao! Sono taaaanto felice di vederti. Puoi scusarci solo un secondo? Ecco, grazie!" neanche aspettai la sua risposta e trascinai via Martina con un sorriso isterico sul volto, presa com'ero dal panico totale. 

"Quando avevi intenzione di dirmi che stavi tentando di fare il cupido in maniera così estrema?!" sputai fuori con l'ansia già intenta a divorarmi lo stomaco. 

"Estrema, adesso esageri! Dai, che l'amore sbocci nell'aria!" quella se la rideva e gesticolava in maniera a dir poco teatrale. Avevo appena appreso che non era la serata esatta per cercare di ragionare con la mia migliore amica, dato che sembrava tutto tranne che sobria e non aveva neanche un briciolo di voglia di provare anche solo a mettere insieme un paio di frasi coerenti e serie. 

La lasciai perdere e decisi che sarebbe stato il suo amato Rami a prendersi cura di lei in quello stato, io avevo già i miei grilli per la testa in quel momento. 

Cercai di ritrovare Fergal con lo sguardo, ma tutto sembrava inutile: l'avevo perso. Setacciai il locale un'altra volta rapidamente con un'occhiata, ma non scorsi neanche l'ombra del castano. 

Cercai allora il mio cellulare nella pochette, e fu allora che lo ritrovai fra la folla, intento a digitare qualcosa sul suo telefono. 

Nel medesimo istante in cui lui alzò la testa dal dispositivo, lo schermo del mio si illuminò: aveva risposto al mio messaggio, quello con allegata la foto mia e di Martina di poche ore prima:

 "Sei semplicemente bellissima, ma gradirei vederti dal vivo per poterlo stabilire con certezza." 

Un sorriso imbarazzato si formò sulle mie labbra, ed in men che non si dica, il tempo per me di rialzare il capo, e lui era già davanti a me, distante solo un paio di metri. 

Non sapevo più come sentirmi: avevo un caldo pazzesco, quasi da non respirare, ma allo stesso tempo sentivo scosse di brividi percorrermi l'intera spina dorsale ad una velocità disumana. 

Fergal venne più vicino, incredibilmente vicino. Eravamo a pochi centimetri di distanza ormai, ed io non riuscivo neanche a sostenere il suo sguardo, che invece era puntato fermamente sul mio viso, alla ricerca dei miei occhi. 

Sollevò il mio mento, così da poter riuscire a puntare i suoi occhi nei miei: "Confermo, sei bella da togliere il fiato." Ed il mio cervello non fu più in grado di elaborare niente di accettabile per potergli rispondere, ero letteralmente partita per la tangente. 

Sentirgli dire quelle parole e ritrovarmelo così vicino e così inaspettatamente, dopo un saluto come quello nel parcheggio del palazzetto a Bologna, e dopo giorni di silenzio assoluto nei miei confronti, rovesciava in modo inaspettato tutte le carte che fino a quel momento avevo posto sul tavolo immaginario della mia mente nella mia partita con lui: era come se adesso lui avesse avanzato un all-in con in mano neanche una coppia

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