Capitolo diciannove: OGBC

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Durante i giorni successivi ci fu un silenzio unanime: io decisi di non scrivere né chiamare nessuno per potermi tranquillizzare e permettere a me stessa di riflettere, soprattutto riguardo i brutti pensieri avuti tempo addietro; Martina, inaspettatamente, non sollevò nuovamente l'argomento con il quale ci eravamo lasciate alla stazione degli autobus, e le cose tra noi proseguirono come se quel discorso non fosse mai stato toccato; Fergal ed Allen probabilmente tacquero perché erano davvero aberrati dal lavoro –sapevo bene che anche Rami lo fosse, date le lamentele della mia migliore amica su quanto poco si sentissero e su quante volte le loro chiamate finissero per essere bruscamente interrotte dagli impegni del ragazzo. 

In effetti, considerando l'imminente arrivo del pay-per-view, oltre agli impegni settimanali che i due show si portavano appresso, il loro era un silenzio effettivamente ragionevole, non potevo farne loro una colpa. 

Fatto stava che la nostra lontananza reciproca non aveva favorito la sottoscritta nel risolvere i suoi dissidi interni, anzi, se possibile questi si facevano ancor più spazio nella la mia mente già abbastanza gremita di pensieri e preoccupazioni, torturandomi lentamente, un poco alla volta. 

Il silenzio fu rotto solo il lunedì successivo: ci accordammo per fare una videochiamata via Skype con tutto il club al completo una volta conclusa la puntata di Raw. Martina e Rami non avrebbero preso parte alla chiacchierata, dichiarando di avere un sacco di cose da raccontarsi e di dover parlare di faccende privatetradotto: se ne sarebbero stati per conto loro a fare i piccioncini asociali. 

Imprecai mentalmente contro la mia amica: era a conoscenza della mia difficoltà di fronte a due dei quattro lottatori con cui avrei svolto la chiamata, avrebbe potuto accantonare le conversazioni amorose per una sera e darmi una mano a gestire la situazione, invece di pensare unicamente a sé ed al suo piccolo Rami! 

Adoravo la mia migliore amica, questo era poco ma sicuro, ma talvolta riusciva veramente a tirare fuori delle uscite a dir poco infelici, sfoderando dell'egoismo che non riconoscevo nella sua persona. 

Ad ogni modo, guardai la puntata di Raw in solitudine e con l'ansia in corpo, aspettando con impazienza la sua conclusione per poter finalmente rivedere –almeno via internet- tutto il club. 

Sciaguratamente, però, fui testimone di qualcosa che mi lasciò a dir poco perplessa: il match che Finn avrebbe dovuto disputare quella sera era niente po' po' di meno che contro Karl Anderson! Insomma, non vedevo la logica di collocare in scaletta come avversari proprio Fergal e Chad, visto che anche i muri sapevano benissimo dove avessero lavorato in passato e di che stable avessero fatto parte in Giappone. Inoltre, non vedevo come potesse giovare alla storyline dei ragazzi, pareva un match messo lì per caso, come se non sapessero con che altro riempire la scaletta per lo spettacolo di quella sera. 

Ad ogni modo, dopo una notevole manovra aerea di Finn, che stese sia Karl che Luke –venuto per assistere al match del tag team partner da bordo ring- al suolo, il match poteva dirsi concluso, dato che l'irlandese riportò sul ring Anderson ed eseguì un Coup de Grâce, decretando la sua vittoria per schienamento pochi secondi dopo. 

Feci una smorfia a metà tra il perplesso ed il contrariato, arricciando il naso: il match era andato bene per Finn, ed ero effettivamente contenta per lui, considerando la sconfitta della settimana precedente, ma allo stesso tempo non potevo ritenermi pienamente soddisfatta se consideravo contro chi aveva disputato l'incontro, per di più non scorgendovi dietro alcuna motivazione. 

Non sapevo neanche se fosse opportuno chiedere spiegazioni ai ragazzi, insomma, si trattava del loro lavoro, ed io non ero nessuno per poter ficcare il naso nei loro affari, soprattutto considerando che avrebbero potuto interpretare le mie domande come il capriccio di una fan che non aveva visto ciò che desiderava. Di conseguenza, no, era meglio non fiatare. 

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