Capitolo 1

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Incidente


Sento come entro in profondità, non riesco a muovermi, il corpo non risponde alle mie richieste. Trattengo il respiro, chiudo gli occhi e mi lascio in preda alla morte. L'acqua mi ricopre tutto il corpo, mi immergo lentamente e sento come rimango senza ossigeno. Provo a respirare, ma l'acqua mi entra in bocca.

Non ho paura della morte, ma del modo in cui verrà. Vengo tirata fuori e presa in braccio, ma non riesco a vedere la faccia del mio eroe. Vengo posata sulla sabbia bollente poi noto l'uomo alto che mi ha appena salvato la vita, allontanarsi.

Chi è?

Mi sveglio respirando difficilmente, faccio sempre lo stesso sogno. Inizia con un incubo e si finisce con questo uomo  che mi salva la vita. Mi asciugo le goccioline di sudore dalla fronte e cerco di far rallentare il battito del mio cuore.

D'un tratto squilla il telefono, ed io guardo persa tra la camera. Il tutto è in un disordine assurdo, il telefono probabilmente è buttato da qualche parte a terra, sotto i vestiti sparsi. Sospiro e ributto la testa sul cuscino.

Tendo la mano ed apro il cassetto dove ho ciò di cui ho bisogno in questo momento. Getto una pastiglia in bocca e la ingoio senza acqua. Tra non molto il disastro della mia vita finirà, almeno per il momento.

I battiti alla porta mi fanno sobbalzare. Chi sarà a quest'ora? O qualunque ora sia.

«Maaaarleyyy, apri!» La voce di Jonathan mi fa alzare bruscamente a sedere.

Al diavolo! Al diavolo! Forse se non rispondo penserà che non sono a casa.

Mi mordo il labbro e cerco di non fare rumore.

«So che sei lì e voglio i miei soldi, Marley.» dice e colpisce di nuovo.

Apro la porta dell'appartamento, trovando un Jonathan furioso.

«Ti darò quei cazzo di soldi, ma lasciami stare.» dico e mi passo la mano tra i capelli annodati e sporchi.

«Sei più drogata di Alex nella sera del diploma» dice lui  accigliandosi.

«Voglio i miei soldi, Marleeeyy!»

«Ti darò i soldi, ma ho bisogno di ancora due giorni.» gli dico poggiandomi sulla porta.

La droga iniziava a fare effetto e rido quando me ne rendo conto. Galleggio su una nuvoletta, e Jonathan è appeso ad una fune vestito da Cupido.

Fanculo! Proprio ora doveva fare effetto.

«Non due giorni, venti giorni e quattro ore» dice, ma giuro che non so di che cazzo parla.

«Va bene!»

«Sei distrutta, fanne qualcosa della tua vita!» mi guarda disgustosamente, ed io gli sbatto la porta in faccia.

Mi pulisco le mani con uno straccio sporco e il sudore dalla fronte con il dorso del palmo. Il lavoro al service mi esausta, ma non posso dire che non mi piaccia quello che faccio. Questo è l'unico modo in cui posso guadagnare soldi per l'affitto ed il cibo.

GILDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora