Capitolo 2

28 3 0
                                    

Trasloco

«Gilda! Scendi, le valige sono tutte qua.» grida la donna che odio, dalle scale del palazzo.

«Non vado da nessuna parte con te!» le grido guardandola da sopra.

«Se non ce ne andiamo adesso perderemo l'aereo.» dice lei ed io alzo gli occhi al cielo.

«Cosa non capisci di ''non vado da nessuna parte con te'' ?» dico esasperata.

«Il ''no'' e il ''da nessuna parte''» dice lei. «Adesso scendi o saremo in ritardo.»

«Non m'importa se farai ritardo, io non vado da nessuna parte. Questa è la mia casa, l'ultimo anno l'ho passato qua e qua continuerò a passare i prossimi.» lei sbuffa.

«Adesso, ti prego di andartene al diavolo via da qui e non farti rivedere mai più.» dico nervosa ed entro di nuovo nell'appartamento.

Spero di esser stata abbastanza carina e gentile e che mi abbia capita questa volta.

La porta dell'appartamento si apre ed entra lo stesso uomo che accompagna quella donna da quando è qua. Si avvicina e si abbassa, mi prende dai piedi e mi mette sulla sua spalla.

«Cosa cazzo pensi di fare? Lasciami andare!» grido tirandogli pugni nella schiena.

«Signorina, la prego di calmarsi!» dice lui con la sua voce spessa.

Ma sai una cosa, gorilla senza cervello? Non ho paura di te!

«Dove diavolo pensi di portarmi?» chiedo quando scende le scale con me sulla sua spalla.

Nonostante sappia già la risposta, voglio che questo animale mi confermi il piccolo, grande dubbio. 

«Il vostro linguaggio è vietato ai minori» dice ed io rido.

Come se m' importasse qualcosa. Crede per caso che tutti i bambini del giorno d'oggi hanno un linguaggio ed un comportamento corretto? Eh nonnino, non hai ancora incontrato i tizi del quartiere.

«Ho diciotto anni, credi che m'importa?» chiedo e arriccio il naso quando mi butta in macchina come un sacco di patate e poi mi sbatte la portiera in faccia.

«Bel comportamento da uomo educato» dico e spolvero i vestiti che non avevano neanche un grammo di polvere prima.

«Portaci all'aeroporto, Matt!» dice la donna che osservo dalla sedia del passeggero.

«Questo è un sequestro» lei mi guarda tra i sedili.

«Sei mia figlia e hai dei problemi molto gravi, credo che è solo necessità ciò che sta succedendo adesso» dice ed io mi acciglio.
«Necessità? Bello, madre!» dico sottolineando l'ultima parola.
«Se non fosse stato così necessario venire qui, probabilmente avresti persino dimenticato di avere una figlia» aggiungo e lei sbuffa.

«Ti piacerà Seattle, presto inizierà pure l'università» dice lei ed io inizio a ridere.

Cambia l'argomento! Mi piace la tattica di questa donna.

«Università? Credo che scherzi» affermo io. «Non ho detto che sarei andata all'università».

«Ti ho già iscritta in un' università prestigiosa, so che sognavo di avere la possibilità di frequentare un'università di indirizzo Graphic Imaging and Printing Technology» dice ed io mi irrigidisco bruscamente.

GILDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora