4. Perché sei così strana?

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Le sue mani da per tutto.
Il suo fiato nella mia pelle.
Credo che impazzirò.
Ma perché mi fa questo effetto?
Mi toglie la maglietta e continua a baciarmi.
"Non posso"
Le sue mani... Le mani di quell'uomo...
< NON POSSO>
Justin fa un passo indietro.
<Cazzo...> sussurra <... Cosa c'è ora?>
<Scusa... Non voglio ne con te ne con nessun altro> "Bugia"
Mi metto la maglietta ed esco dal bagno.
Devo allontanare tutti da me. Anche Justin.
<Selena!> sento la voce di mia madre.
Mi giro <Nicoletta lasciami in pace>
<Sta sera almeno torni per cena?>
C'è un qualcosa che non va nelle sue attenzioni.
<Si... Ma lasciami in pace> dico.
La campanella della fine delle lezioni suona e insieme alla massa di studenti mi dirigo fuori dalla scuola.
Decido di andare al central park.
Attraverso la strada ed entro nel parco.
Faccio un po' di strada finché non decido di sdraiarmi nell'erba.
Oggi è una bella giornata.
Gli uccellini cinguettano e Central Park è in continuo movimento: ci sono persone che si allenano, chi cammina, mamme che si fermano con il passeggino per dar da bere al proprio bambino, vecchietti che parlano sulle panchine e ragazzini delle scuole medie che vanno in bicicletta ascoltando la musica.
Poi ci sono io,
Ferma,
Tranquilla,
Che cerco di scacciare via il peggiore incubo della mia vita. Un incubo che ha segnato la mia infanzia.
<Non dovevi pagare al taxista ieri> giro la testa per vedere chi è sdraiato accanto a me.
"Ma chi è questo qua? E come sa della storia del taxista?"
<Non dovrei parlare con gli sconosciuti> dico
<Eppure con Annabeth nell'autobus ci hai parlato>
<Ma...> Mi alzo in piedi.
Questo uomo è uno stalker.
<Senta io la denuncio per stalking>
<Mi spiace ma non ti darebbero retta> dice alzandosi.
<E perché?>
<Perché questa è New York City ragazzina e non darebbero mai retta alla figlia di una prostituta>
Succede tutto in fretta. La mia mano automaticamente tira uno schiaffo all'uomo.
<Lei non si deve permettere>
<È la pura verità> dice massaggiandosi la guancia <Nel tirare gli schiaffi hai la stessa forza di tua madre>
"Ma chi è?"
Prendo lo zaino e comincio a camminare.
<Mi dispiace per quello che ti è successo da bambina> dice.
Mi fermo.
Mi giro.
<Perché sai tutte queste cose?>
<Questa è New York ragazzina>
<Si ma nessuno sa niente di nessuno perché a nessuno gliene importa... Tu come sai queste cose?>
<Perché sono il peggior incubo di tua madre... Almeno per come la pensa lei>
<Il peggior incubo di mia madre?>
<Come ne hai uno tu ne ha uno tua madre... Ti sei mai chiesta perché lei fa la prostituta?>
<In continuazione>
<Io sono una delle ragioni>
<TU MI FAI SCHIFO> urlo.
Una lacrima comincia a scivolare dalla mia guancia seguita da un'altra.
<Io ora vado... Ci rivedremo in giro>
L'uomo si allontana e io resto immobile per non so quanto tempo.
Mi sblocco solo quando una mano mi tocca la spalla.
<Justin... Che ci fai qui?> domando con voce tremante.
Lui mi abbraccia.
<Perché sei così strana?> domanda.
Justin non sa niente.
Ha ragione nel dirmi che sono strana.

JB ~I'm not a Princess (storia Daddy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora