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Il cielo è stato nero per troppo tempo, ogni minuto è stato doloroso come l'origine del martirio, come l'agonia più mostruosa di tutti i tempi. Mai come stanotte quel tetto infinito non ha portato consiglio; quella luna, quelle stelle, quel blu scuro, quelle nuvole fiacche, se ne fregano. Se ne fregano dei loro piccoli uomini e dei loro grandi problemi.
Stanotte non ho dormito, non ho chiuso palpebra e mi ritrovo alle sei del mattino steso sul pavimento della mia camera da letto con lo sguardo rivolto verso il vuoto del mio soffitto, pallido e sconsolato come me, come i miei giorni, come i miei guai.
I miei guai mi sono sempre stati fedeli. Ho perso tutto, amicizie, amori, affetti, legami, ma loro non mi hanno mai lasciato, sono stati sempre dentro alla mia testa, saldi come le radici di un maestoso salice piangente, nascosti ad arte come del resto lo sono stati i miei scheletri nell'armadio, come lo sono stati i miei fantasmi del mio recente passato, sorti dopo l'incidente e da allora mai oppressi, ma soltanto continuamente rievocati; questi spettri invisibili mi parlano tutti i giorni ed io ogni giorno impazzisco, divento folle come chi ascolta, ma non vede, folle come chi vede, ma non crede.
Chissà se Angela mi degnerà ancora per un altro giorno della sua presenza, chissà se Dio permetterà ancora una di quelle sedute a cui mi sono abituato a partecipare abitualmente ormai da settimane.
Ogni mattina al mio risveglio ho sempre trovato la mia Angela già in camera, seduta alla poltrona della mia scrivania, ma stamattina mi ritrovo da solo, solo con i miei piedi del letto, con la mia finestra socchiusa che fa entrare poche linee delle prime luci dell'alba, con il mio cuscino grigio e con il mio poster di Pino Daniele.
Angela non era mai partita davvero, era rimasta qui, non era terminato il suo tempo, il nostro tempo; come se fosse rimasto qualcosa in sospeso, qualcosa di incompiuto doveva ancora compiersi.
Stamattina Angela non è nella mia stanza, sono solo come non mai infastidito anche dalla mia stessa ingombrante presenza. La mia mente si è divisa in due parti uguali e opposte che si odiano, si uccidono poco alla volta, pezzo dopo pezzo, neurone dopo neurone. I miei occhi non guardano più nemmeno verso la stessa direzione, le mie mani e le mie ginocchia non riescono a collaborare più, sto ancora qui a terra ad abbracciare le piastrelle dure e gelide.
Angela non c'è. Che cosa significa questa assenza? Cosa è stato concluso?
Questa assenza non significa niente. Non è stato concluso niente.
Il mio senso di nullità mi ha trovato queste risposte e in questo momento credo realmente che queste siano davvero le uniche soluzioni.
Il male mi sta assalendo nel modo in cui una frana assale la valle, come uno tsunami assale le case.
Angela è stata costretta a rimanere qui con me nonostante la morte affinché io fossi spinto da lei al limite delle forze umane, affinché io decidessi di compiere un gesto che potesse ricondurmi a lei.
Esco dalla mia stanza, prendo le chiavi della macchina di nascosto, non mi faccio sentire da anima viva; vado in garage, accendo la macchina e spengo immediatamente lo stereo, cosa che non avevo mai fatto prima d'ora.
Parcheggio, sono arrivato; mi siedo sulla spiaggia con il mare difronte, lo stesso mare che io ed Angela abbiamo tante volte ascoltato e ammirato, sfruttato e consumato per farci ritrovare sempre la voglia di stare insieme e per riscoprire ogni volta le stesse motivazioni che ci hanno spinto a legarci e che col passare degli anni sono state in grado di indossare sempre nuovi abiti incantevoli.
Il mare ci ha regalato ore di intimità profondissime, guardavamo le nostre menti senza veli intrecciarsi e infilarsi nelle paure altrui ed era una meraviglia che si ripeteva spesso e ci sorprendeva sempre.
Quelle acque agitate quasi come lo erano i miei pensieri era il luogo più adatto per andare via da questo posto e ricongiungermi con la mia lei; quelle onde saranno la mia assoluzione.
Decido di non spogliarmi, mi lascio trascinare vestito dal vento su quel mare menefreghista. Sono già altrove, le onde mi hanno portato lontano, l'acqua è troppo forte per tentare di tornare indietro ormai.
Non credevo alla luce prima della morte, ma eccola arrivare ad accecarmi, immergermi e cambiarmi.
Quella luce era Angela, mi pose una mano sugl'occhi e mi ritrovai sulle pietre della spiaggia asciutto, come se non mi fossi mai bagnato.
Lei ora è accanto a me, stesa sul fianco destro, vestita di bianco come una sposa.
"Angela, perché mi hai salvato?"
Da quel giorno non l'ho più rivista, ma prima di scomparire per sempre, Dio concesse ad Angela di rispondermi un'ultima volta:
"Perché tu hai fatto lo stesso con me."

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