VI

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Stamattina mi sono svegliato tardi, alle 12:30 più o meno, perché ho chiuso gli occhi soltanto quando il sole stava già per sorgere. Mi sento molto infastidito ogni volta che spreco tutte le ore del mattino a dormire, io non voglio, ma è più forte di me. È un ciclo scientifico, questo gracile e malfatto corpo necessita di almeno 6/7 ore di sonno. Mi arrabbio con me stesso poiché sento di sprecare l'oro che quel momento del giorno conserva nella sua bocca, come se dessi le perle ai porci.
Chissà da quanto tempo mi sta aspettando Angela e chissà di cosa vorrà parlare oggi, chissà quale evento del nostro passato vorrà restaurare, da quale ricordo della nostra storia vorrà togliere la polvere.
"Amore, parlami ancora una volta della tua teoria della felicità." - Ebbene si, anche io, nella mia pochezza di uomo, nel mio misero piccolo mondo, prima dell'accaduto che mi ha trasportato e trascinato nel tornado della depressione, mi prendevo il lusso di creare delle teorie sui sentimenti ed osavo rispondere a domande esistenziali.
Non perdemmo tempo a stenderci entrambi sul mio letto, uno accanto all'altro, prendemmo il mio cellulare ed iniziammo a leggere nostri vecchi, vecchissimi messaggi; ci vollero più di venti minuti solamente per trovarli. Io non avevo ancora tanto affiatamento con la mia ragazza dato che in quel periodo non lo era ancora. Quel giorno non potemmo incontrarci da vicino, per impegni miei o suoi, ma questo non importa. Probabilmente finii le domande da farle, quindi puntai nuovamente sul filosofico, nonostante i miei tragicomici insuccessi del passato. Però questa volta funzionò dal momento che Angela comprende ogni mio ragionamento, quasi come fossero suoi. Quella sera ruppi la monotonia esordendo così: "Come va la tua felicità ultimamente?" - Angela rimase sorpresa ed era coperta anche da un sottile velo di sospetto: "Perché me lo chiedi?"
"Perché mi interessa saperlo. Allora, mi rispondi?"
"Si, sono felice, ma in fondo vivo tutte le emozioni a tratti. Ma adesso mi dici perché me lo hai chiesto?"
"Ero interessato a sapere se la tua felicità avesse raggiunto il suo limite."
"Cosa intendi per limite?"
"Non ti è mai capitato di essere felicissima? Così felice che credi sia impossibile esserla di più?"
"No, ancora no. Felice forse si, ma felicissima no. E tu sei felicissimo?"
"Angela, io ero felicissimo prima di avvicinarmi a te."
"Quindi per te sono una disgrazia?" - sapevo avesse avuto questa reazione con tanto di emoji arrabbiata.
"Ora mi spiego meglio. Quando una persona è felicissima da sola, senza la presenza costante di qualcuno, quella persona sta bene perché sente che non le manca nulla, poiché basta a se stessa."
"E? Quindi? Approfondisca meglio questo suo pensiero, signor Nietzsche." - mi prendeva spesso in giro, ma io non potevo fare a meno nemmeno dei suoi sfottò.
"Una volta raggiunta quest'ultima fase dell'essere felice si può realmente provare amore sulla propria pelle; il vero amore nasce quando, fino a qualche attimo prima di incontrarlo, si era sicuri di non avere bisogno di lui davvero."
"Sei riuscito a ribaltare il mio stato d'animo, bravo. Mi piacciono le tue idee, abbiamo menti compatibili." - Questo messaggio mi scaldò dentro, come se Angela mi avesse abbracciato dall'interno. Continuò a scrivermi dicendomi: "Per me sei come un romanzo."
"Tu potresti essere il mio lieto fine." - la conversazione stava diventando troppo romantica per i gusti di Angela, spesso incapace di esserla a parole; lei ha sempre preferito dimostrare passione per il nostro legame direttamente con i fatti.
"Va bene Isa, adesso però fammi capire meglio una cosa. Perché eri felicissimo prima di me? Ora non lo sei?"
"Io ero felicissimo prima del tuo arrivo nella mia vita; ero certo di aver raggiunto il mio limite di felicità, ma conoscendoti, ho capito che con te posso superarlo; sei diventata un tormento. Solo con te posso essere di nuovo felice."

Teoria della felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora