[ uno ]

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a/n: ambientato nel pomeriggio del giorno in cui doug ha lasciato la raimon.

*kurama's pov*

spalanco la porta senza curarmi di niente e di nessuno. doug è sul letto, disteso con le braccia dietro alla testa.

"si può sapere che diavolo ti è saltato in mente?" esclamo stringendo i pugni, che mi tremano dalla rabbia.

lui mi guarda e sorride triste. "mi dispiace di averti colto alla sprovvista, scusami"

mi avvicino a grandi passi. "scuse non accettate."

mi fissa per qualche secondo, in attesa. quando capisce che non mollerò, sospira e si mette seduto.
"michael–"

"no, michael niente!" faccio un ampio gesto con il braccio per respingere le sue parole. "avresti almeno potuto avvisarmi! avresti dovuto... avresti dovuto dirlo prima a me! hai idea di come mi sono sentito?! mi spieghi come farò a giocare d'ora in poi?"

"scommetto che te la caverai benissimo." il sorriso dolce sul suo volto mi fa vacillare.

"n-no invece!" tremo di frustrazione. "non sarà la stessa cosa, lo capisci?!"

mi fisso le scarpe, che nella fretta di vedere doug non ho nemmeno tolto mentre entravo. devo calmarmi. perché sono così spaventato? in fondo, lui è ancora qui... se n'è soltanto andato dalla squadra, non dalla mia vita. perché mi sento così tradito?

"mi sento un idiota." mormoro a denti stretti.

doug si alza e mi circonda le spalle con le braccia. "ho sbagliato. per favore michael, perdonami"

lascio libere un paio di lacrime rabbiose e mi aggrappo alla sua maglietta. "t-tu non p-puoi lasciarmi d-da solo, non è p-più lo stesso senza di te e poi io... io non ho più punti di riferimento adesso"

"dai, alza la testa" sussurra doug.

mi vergogno un po', ma obbedisco. i miei occhi offuscati dalle lacrime incontrano i suoi.

"sei il migliore per me, lo sai? segretamente, penso tu sia più bravo di me" mi dice.

ridacchio scuotendo leggermente la testa. "ma non mi dire!"

"giuro" insiste spalancando le palpebre. "sei il meglio del meglio ai miei occhi"

arrossisco e mi asciugo le guance umide. "m-mi dispiace di essermi arrabbiato così"

"ne avevi il diritto. il calcio è più importante per te che per me e questo lo sai, ma avrei dovuto avvisarti prima; me ne rendo conto solo adesso. è che avevo intenzione di farla finita e se tu avessi cercato di convincermi del contrario, le mie certezze sarebbero vacillate ed alla fine non l'avrei più fatto..." mi spiega accarezzandomi i capelli. "comunque tu te la caverai. starai benissimo"

annuisco tirando su col naso e dicendo qualcosa fra me e me, perché non gli credo ancora fino in fondo.

"dai, vieni qui invece di stare sempre a borbottare" mormora lui a quel punto, prendendomi per il mento e facendo iniziare un lungo, dolce bacio che non esito a ricambiare.

MinaKura ImaginesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora