Quando finalmente Adrien si decise a farla scendere, erano già usciti dalla casa.
-Lo sai che ho dei piedi? E che posso benissimo usarli per scendere le scale?-
-Certo che lo so, ma come ti avevo detto l'altra volta é più bello così perché posso p...-
Il ragazzo non riuscì a completare la frase perché le mani di Marinette si erano già poggiate velocemente sulla sua bocca; la corvina distolse lo sguardo imbarazzata, continuò però a tenere le dita sulla bocca del fidanzato.
Adrien mugugnò, cercando di dirle che lo stava soffocando, ma non riusciva a pronunciare nessuna parola comprensibile. Alla fine per liberarsi le leccò le mani.
-Ma che fai?!- urlò indispettita la corvina.
-Sai stavo soffocando.-
-Oh, s-sc-scusa- rispose ancor più in imbarazzo la ragazza.
-Dovresti smetterla di balbettare, sai? Va bene che ho imparato a decifrare il marinettese, ma non esageriamo- commentò sarcastico Adrien.
La ragazza sbuffò offesa, per poi iniziare a camminare superando il biondo.
Il ragazzo si trovò così a dover inseguire la sua fidanzata per le strade di Parigi.
-Ma che ho fatto?- chiese a se stesso afflitto, continuando a seguire la ragazza.
-Ti sei comportato da te- gli rispose una vocina impertinente che riconobbe come quella del suo kwami.
-E vediamo come sarebbe comportarmi da me?-
-Da idiota!- rispose Plagg, tornando a nascondersi e ridendo sotto i baffi.
Adrien aumentò il passo, riuscendo finalmente a raggiungere la ragazza e trattenerla per il polso.
-Scusa, sai che dico le cose sempre nel momento meno adatto- disse colpevole.
-Stupido- sussurrò la ragazza, avvicinandosi a lui. -Allora, dove andiamo?- chiese come se non fosse successo nulla.
-Dove vuole lei, principessa.-
Marinette non rispose, si limitò a far intrecciare le dita con quelle del ragazzo e iniziare a passeggiare.
Si ritrovarono di fronte a Notre-Dame.
-Adoro questo posto- commentò Marinette.
-Non era la tour Eiffel il tuo posto preferito?-
-Si, ma Notre-Dame ha quel qualcosa di misterioso che mi intriga- rispose Marinette con sguardo sognante.
Adrien sorrise osservando la ragazza, la sua ragazza. I capelli leggermente mossi da una brezza di vento, gli occhi fissi sulla cattedrale e la bocca semi aperta la rendevano così carina e indifesa che avrebbe voluto proteggerla da ogni male. Sentiva che, ogni volta che i suoi occhi si soffermavano a osservarla, lui si stava innamorando di più.
-Oh, Adrien, guarda!- disse Marinette risvegliandolo dalla trance in cui era caduto; lei puntò l'indice contro al cielo facendo portare l'attenzione del biondo su di esso. Sembrava che un pittore lo avesse dipinto: aveva un tenue colore arancione che verso l'orizzonte andava a schiarirsi; le nuvole erano un tutt'uno con il paesaggio e sembravano essere di una leggera tonalità del rosa, mentre il sole, quasi del tutto tramontato, era grande e risplendeva di una flebile luce.
-Bello vero?- chiese affascinata.
-Già- concordò Adrien.
Erano fermi di fronte alla cattedrale, ammaliati da quel paesaggio così suggestivo; poi Marinette si girò verso di lui e chiese con titubanza: -Quante volte ti sei ubriacato nelle settimane in cui non ci siamo parlati?-
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Con te sono me stesso
FanfictionAdrien si sente come un animale chiuso in gabbia. Suo padre gli vieta qualsiasi cosa e lui, nel tentativo di liberarsi da quelle catene, si rifugia nell'alcol. Si sente una persona peccaminosa, ma in quello stato di oblio costante è l'unica soluzion...