The Impala '67

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In un batter d'occhio Dean era uscito in strada mentre io ero ancora concentrata ad osservare l'auto.
"Non hai mai visto una macchina?" Chiese lui sbeffeggiando.
"E tu non hai mai visto una bibbia? La devi rubare a me per forza? Puoi comprarla ovunque" risposi guardando i miei libri venir riposti nel bagagliaio il quale venne richiuso improvvisamente con un tonfo che riecheggiò per la strada vuota della cittadina ancora addormentata.
"Non tutte le bibbie hanno degli appunti interessanti tra le loro pagine" quest'uomo era quel tipo di essere umano che da fastidio a pelle, senza per forza conoscerlo. Non nego che mi venne voglia di mandarlo a quel paese e tornare in casa mia ma qualcosa mi diede la spinta di andare a riporre sul sedile posteriore il borsone e sedermi accanto al guidatore.
"Va avanti almeno questo rottame" Venne acceso il motore, penso che il suo rumore frastornante abbia svegliato almeno la metà degli abitanti di quella zona. Sembrava che Dean l'avesse presa come un offesa e sfrecciò per le strade dismesse.
Qui io non mi dilungherei a raccontarvi del viaggio perché dormii per la metà di esso. Non sapevo che in una macchina del 1967 si potesse dormire così bene e così profondamente.
Quando mi svegliai ancora intontita mi risistemai sul sedile in una posizione almeno lontanamente normale e mi sorse una domanda che fino ad allora non mi era mai venuta in mente.
"Aspetta un secondo. Dove stiamo andando??"
Dissi cercando di scorgere fuori dal finestrino un qualcosa che potesse darmi un indizio sul dove potevo essere. Dean mi guardò per un istante
"Al rifugio"
"Di cosa stai parlando? Cos'è il rifugio?"
"Ti risponderai da sola quando arriveremo. Quando saremo lì e conoscerai la posizione del rifugio non dovrai dirlo a nessuno è chiaro?"
Sembrava più una minaccia che una richiesta.
"Si capo!" Risposi infastidita dal suo tono arrogante.
Passarono altre ore interminabili in cui si accavallarono momenti in un cui cadevo in un sonno ricco di sogni di ogni genere e momenti di lucidità in cui l'unica cosa che potevo fare era guardare fuori dal finestrino il paesaggio che cambiava in continuazione sotto i miei occhi.
Finalmente una frase di Dean che mi sollevò il morale.
"Siamo quasi arrivati" dopo qualche minuto entrammo in una piazzola di cemento vicino a un bosco fitto.
"Ora dobbiamo continuare a piedi" disse il ragazzo prendendo le cose dal sedile posteriore, compreso il mio borsone e ovviamente anche i libri dal portabagagli.
"Quando la smetterai di torturami Winchester!"
Purtroppo quelle quattro ore di dormita non erano bastate a rimettermi in sesto. Mi incamminai seguendo il cacciatore davanti a me inoltrandomi sempre di più nella fitta vegetazione. Ormai non avevo più speranze di trovare un letto comodo o anche solo una sedia dove riporre le mie stanche e ferite membra. Ma per mia fortuna il tragitto non fu particolarmente lungo e mi ritrovai davanti a un ingresso di pietre con degli scalini che portavano a una pesante porta di metallo.
Dean aprí il pesante portone con delle chiavi e mi fece segno di entrare. Non vi nascondo che inizialmente non volli farlo, dopotutto ancora non mi fidavo così tanto da permettere a un uomo di portarmi in un posto così isolato e nascosto in un bosco in mezzo al nulla. Poteva succedere di tutto lì dentro.
"Non ti preoccupare prima tu. Io ti raggiungo"
"Forza qui fuori si muore di freddo" entrai con cautela e la prima cosa che mi si parò davanti fu un enorme salone pieno di libri e altri oggetti mai visti con al centro dei tavoli.
"Questo veramente non me lo sarei mai aspettato" era incredibile che sotto terra si potesse trovare questa immensità di cose. Nel frattempo Dean aveva già richiuso la porta dietro di me e mi indicava di seguirlo. Scendemmo una scalinata e raggiungemmo il salone principale. Ma il ragazzo non si fermò e si diresse subito nella zona camere che consisteva in una sorta di corridoio costellato di porte chiuse. Ne scelse una e ci entrò senza guardarsi indietro. Fece cadere il mio borsone sul pavimento il quale fece un rumore che suscitò la curiosità del cacciatore.
"Cos'hai li dentro?"
"Cose da donna" risposi spontaneamente. Osservai la stanza, era grigia, spoglia, nessuna finestra, senza nessun tipo di arredamento particolare. Insomma la cella di un carcere di lusso. Le uniche cose presenti erano un letto accostato al muro laterale, un comodino e una scrivania con una sedia di plastica grigia.
"Hotel a cinque stelle"
"Sicuramente molto meglio della topaia in cui stavi" rispose Dean mentre chiudeva la porta con fare minaccioso.
"Hey non è carino! Comunque sia non mi hai ancora detto che diavolo è questo posto!" Il mio sarcasmo non aiutò a contrastare l'ansia che all'improvviso prese controllo del mio corpo diffondendosi come una pozzanghera di catrame dalle mie viscere. Dean si parò davanti a me con le braccia incrociate al petto.

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