CHAPTER ELEVEN.

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Come riferitogli da Hoseok, il citofono di casa trillò nell'esatto momento in cui si fecero le tre esatte. Jimin guardò l'orologio appeso nella parete color pistacchio e ansimò sorpreso per la puntualità, era davvero arrivato in tempo. Intrufolò i suoi piedi all'interno delle morbide ciabatte e si precipitò verso il portone di casa, girando felicemente la manopola.

"Hoseok hyung! Mi sei mancato tanto." Il maggiore sorrise intenerito, e Jimin si accoccolò sul suo petto, odorando il buon profumo di lavanda.

"Anche tu, pabo. Tua madre è già andata via?"

Jimin annuii, facendolo accomodare nel salotto. "Sì, mi ha raccomandato come sempre di non creare pasticci e di non portare nessuno a casa."

"Ma come fai a sopportare quella vipera? È davvero fastidiosa." grugnì lui in risposta.

Il piccolo arricciò la bocca a quei commenti offensivi e scosse la testa. "Non parlare così di lei, hyung! È-"

"È pur sempre tua madre. Sì sì, lo so. Però dai, non vedi come ti tratta? Sarebbe illegale! Sul serio, sei mai andato fuori con degli amici, magari a divertirti? O che ne so.. anche solo a fare una rilassante passeggiata, da solo?"

"No, ma la capisco. A volte anche io mi stufo di non riuscire mai a vedere i colori del mondo, ma se lo fa per il mio bene è okay."

Hoseok si morse il labbro, irritato dalla logica infantile e ingenua di Jimin. A volte poteva essere davvero sfiancante quel suo atteggiamento. "Yah, ascoltami. Quello che fa non è dannatamente per il tuo bene, capisci? Non lo è, santo dio! Tutto quello che ti impedisce di fare, ti si ricontorcerà addosso quando sarai più grande e maturo da capire che la tua adolescenza la stai passando le peggiore dei modi, Jimin! Smettila di fare finta e non capire, che cazzo!"

Il maggiore era veramente infuriato, ma non con il suo migliore amico, bensì con la donna che gli stava provocando un dolore psicologico, il quale Jimin si rifiutava di esternare, coprendolo con fasulli pensieri ridicoli. Pensava seriamente che sua madre ci tenesse anche solo un po' a lui? Aveva partecipato a delle litigate tra i due, e tante volte si era trovato in uno stato di shock totale. Lei gli urlava in faccia, lui subiva in silenzio, torturandosi le piccole manine paffute ormai tutt'ora segnate dai continui graffi.
Hoseok si accorgeva di tutto, eppure non poteva fare nulla, non quando Jimin era ancora minorenne. Si era permesso di fargli dei discorsetti, dove gli spiegava come si dovessero trattare i figli e che il comportamento della signora Soon era totalmente sbagliato, ma lui smentiva l'intera faccenda, dicendo di stare bene e che fosse felice così.

Il ragazzino dai capelli rosa abbassò la testa, sapendo di aver fatto arrabbiare il suo hyung. Cosa estremamente rara, perciò, le poche volte che succedeva- sempre per lo stesso motivo, si ritrovava ad assumersi ogni colpa.
Hoseok non si accorse di aver esagerato fin quando non sentii dei strozzati singhiozzi provenire dalla sua destra, e girandosi completamente, si ritrovò il viso arrossato di Jimin.

Provò ad avvicinarsi, cercando di correggere l'errore, ma il piccolo indietreggiò di un passo, tirando sù con il naso. "Scusami hyung se ti ho fatto arrabbiare."

Hoseok scosse energeticamente la testa, volendo provocarsi del dolore per quella scena straziante. "No Jimin, non scusarti di niente. È colpa mia, sono statao io ad alzare la voce, non dovevo."

Ma l'altro non ne volle sapere nulla e continuò a torturare la sua delicata pelle, rendendola un didastro doloroso. Il maggiore bloccò subito i suoi polsi, intimandogli di smetterla. Sapeva di aver fatto un grosso errore con lui, e sperava tanto di non averlo ferito. "Ti voglio bene, Jimin. Tantissimo, e lo sai bene. È che ci tengo a te, sei la persona più cara che ho oltre alla mia famiglia, e vorrei solo che tu ricevessi il meglio. Sono soltanto preoccupato."

Jimin rilasciò un altro singhiozzo strozzato, passandosi il dorso del piccolo pugno sugli occhi, cercando di asciugarsi il fiume di lacrime. E lentamente avvolse le braccia al busto di Hoseok, stringendosi a lui. "Ma sto bene, hyung. Non c'è bisogno che tu stia sempre in pensiero per me. Sono felice, hey. Ho te, mi basta questo!" e gli dedicò un dolce sorriso.

Hoseok sospirò, chiedendosi quale divinità abbia voluto prendersi gioco di lui quando gli fecero conoscere Jimin. Era la persona più perfetta, tenera e gentile dell'intero universo. Non avrebbe mai permesso a qualcuno di portarglielo via.
Hoseok gli poggiò le mani sui fianchi, abbracciandolo a sè, mentre Jimin strofinava la guancia contro il suo petto.

"Sei davvero prezioso, Jimin."

❝ Time out ❞  ━ YOONMIN. [HIATUS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora