37. THE QUEEN

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Louis

Lancaster, pomeriggio, caldo assurdo da fine giugno. 
Il ballatoio e il corridoio all'aperto del motel sembravano bruciare come legna da ardere. Li percorsi entrambi lentamente, le porte bianche a scivolarmi accanto come spiriti silenziosi, echi di voci e risate oltre i muri sottili di cartongesso. 
Arrivai alla fine del corridoio, cercai la camera numero 19. O forse era la 18? Non ricordavo, l'ultima volta che ero stato lì non ci avevo badato troppo. 
Bussai ad entrambe alternativamente. 
"Harry!" mi permisi di chiamare tra un tocco e l'altro. "Harry ci sei?"

"Oh no, ancora tu no!"
Mi voltai di scatto. 
La voce irritata ed arrochita dal fumo apparteneva ad un ometto basso e in carne, barba folta e piccoli occhi neri, luccicanti come insetti. 
Il signor Grant, il proprietario di quella catapecchia, il tipo che meno di due settimane prima, quando mi ero presentato al motel strafatto, aveva tentato di cacciarmi via rincorrendomi con una scopa. 
Perfetto. 
"Stavolta chiamo la polizia" esordì, prima che la mia mano calasse sulla sua spalla e "No, aspetti!" implorassi. 
Quello mi rivolse uno sguardo arcigno ma "Parla e spera per te che sia qualcosa di importante" mi concesse. 
"Harry, il ragazzo che alloggiava in questa camera, alto, riccio, occhi verdi" sputai tutto d'un fiato. "Lo sto cercando."
Gli occhi dell'uomo si assottigliarono. 
"Harry, quello col sorriso da stronzo" borbottò leccandosi le labbra. "Anche io lo sto cercando sai, mi deve circa cento verdoni."
"Come? Cioè vuol dire..."
"Che se n'è andato!" concluse quello sputacchiando rabbiosamente. "E' sparito da più di due giorni e non ha pagato un accidente!"
"Sparito? Ma..."
"Ma un corno! E adesso, a meno che tu non voglia saldare il suo debito, sloggia!"

Arretrai lungo il corridoio bollente come un forno crematorio, afferrai il telefono e selezionai il numero di Liam. 
La sua risposta alla mia domanda fu uguale a quella che io avevo rivolto a Grant poco prima. 
"Sparito? Come sparito?"

"Lou!"
La voce ansiosa di mia madre mi accolse, quando corsi dentro casa. La ignorai, non avevo tempo per ascoltarla. 
"Louis che diavolo é successo?" mi osservò mentre afferravo altri soldi dal suo portafogli e "Adesso dove stai andando?" chiese. 
"A cercare Harry. Nessuno sa dove sia. Neanche Liam."
"Io non perderei tempo, se fossi in te."
A parlare era stato mio padre, comodamente seduto sulla poltrona in salotto. 
Mi catapultai in quella stanza, come spinto da mille mani rabbiose. 
"Dov'è?" sputai sprezzante. "Tu lo sai, vero?"
Quello sollevò il mento, inclinò la testa di lato e "Forse" decretò.
Mi fiondai su di lui ringhiando. Mia madre urlò, lui rimase immobile sulla poltrona, il respiro mozzato delle mie mani premute sul petto. 
"Sapevi di noi" ansimai, in preda al panico. "Lo sapevi fin dall'inizio."
"Sì, ma questo non vuol dire..."
"COSA GLI HAI FATTO?" lo scossi, tirai forte il colletto della camicia. "Dimmi cosa gli hai fatto."
L'uomo serrò la mascella, scacciò le mie mani come fossero fuscelli e "Gli ho parlato" ammise gelido e calmo, alzandosi. "Gli ho parlato nel parcheggio dell'ospedale. Era scosso, parecchio scosso per ciò che era appena successo..."
Mia madre mi corse incontro tentando di farmi sedere ma "Che ti ha detto?" gemetti io, allontanandola. "E tu cosa gli hai detto?"
"Si sentiva in colpa Lou" continuò lui serissimo. "Si sentiva in colpa per tutto. E mi ha chiesto se esistessero voli diretti per Londra..."
"No."
"Se fossi rimasto in contatto con la sua prozia di Holmes Chapel."
"N-no..."
"...se la sua casa fosse stata davvero venduta."
"Non è vero!" ansimai, sfuggendo ancora una volta al tocco protettivo di mia madre. "Non può essersene andato. Non così."
"Tu sottovaluti Harry Styles" sospirò quello, avvicinandosi con fare paterno. "O forse ne sopravvaluti la correttezza, se davvero credi che non sarebbe capace di farlo."
Mi sottrassi al suo tentativo di carezza, tornai tremante verso il corridoio.
"Non ci credo" urlai, scuotendo la testa. "Non ci credo!"
"Va pure a cercarlo allora" sbuffò quello, freddamente. "Quando tornerai, al contrario di lui, noi saremo ancora qui ad aspettarti."
Ancora qui. 
Al contrario di lui.

A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora