25. BROKEN

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Harry

"Ve lo chiedo ancora una volta" il preside Green si passò una mano sulla fronte sudata, "perché eravate sul tetto la sera del ballo?"
Rebecca, nella sedia accanto alla mia, si mosse appena. Sollevò la testa spavaldamente, guardò l'uomo oltre la scrivania dritto negli occhi, ma non disse una parola.
"Becca" sentii sussurrare sua madre, seduta alla sua sinistra. "Becca, per favore."
La figlia la fece tacere con un solo unico sguardo, e allora l'attenzione del signor Green si spostò su di noi.
"Ragazzi, quest'omertà non aiuterà nessuno di voi! Sapete che l'area del tetto è preclusa agli studenti, ed è potenzialmente pericolosa. E sapete anche che dovrei sospendervi seduta stante per ciò che avete fatto."
"Signor Green" Jay interruppe l'uomo corpulento tanto ferocemente da doversi trattenere per rimanere seduta sulla sedia. "Sono sicura che possiamo trovare una soluzione a questa faccenda. I ragazzi erano ad una festa, dopotutto. Si sono semplicemente lasciati sfuggire la situazione di mano."
"Cara signora Tomlinson, io non posso permettere che accadano certe cose nella mia scuola senza prendere provvedimenti. Creerei dei precedenti, mi capisce? Se suo figlio e suo nipote hanno tanta voglia di infrangere le regole, che lo facciano fuori da questo istituto."

Fu allora che Louis parlò, per la prima volta da quando eravamo entrati in quello studio infernale.
"E se lei, preside Green, vuole davvero tenere i suoi studenti al sicuro, dovrebbe ricordare ai suoi collaboratori di chiudere a chiave la porta del tetto."
Il silenzio che seguì fu a dir poco raggelante. Fu come se Louis avesse appena lanciato una granata e adesso ci ritrovassimo tutti ad aspettare che esplodesse.
Mi arrischiai a guardare Jay, seduta tra di noi. La feroce determinazione che poco prima animava il suo viso era stata sostituita dall'ombra di una delusione così intensa da avvicinarsi pericolosamente al disgusto. Era questo che probabilmente provava nei confronti del figlio, abbandonato arrogantemente contro lo schienale della sedia, le gambe larghe, sul viso un cipiglio indifferente e sfrontato. Peccato che l'aria sicura che si impegnava a mostrare, fosse solo una maschera. 
Pur senza guardarlo negli occhi, riuscivo a percepire la falsità nella sua voce, l'ambiguità dei suoi gesti, persino il ritmo teso e smorzato dei suoi respiri. Sentivo la sua paura scorrermi sulla pelle, penetrarmi nelle vene come un veleno mortale. E con la stessa devastante forza, l'odio di Rebecca, il suo disprezzo, il suo inesprimibile risentimento, si abbattevano su di me come una tempesta.
Per questo, da quando mi ero seduto, avevo evitato lo sguardo di entrambi.
Per questo non avevo risposto alle assillanti domande di Jay o all'interrogatorio di Green.
Ero confuso, perso, schiacciato dall'accavallarsi frenetico degli eventi che avevo vissuto nelle ultime ventiquattro ore.
Rebecca sul tetto.
Le mie spiegazioni improponibili. 
Le scuse assurde di Louis per farle credere che ciò che aveva visto fosse solo uno scherzo.
Il volto insipido e corrucciato della Meis, ad attenderci alla fine delle scale che ci avrebbero riportato dentro la scuola.
L'assurda velocità con cui tutto era avvenuto mi faceva quasi credere che nulla fosse successo davvero.
Rebecca non ci aveva visto.
Non eravamo stati convocati in presidenza.
Non rischiavamo la sospensione.
Eppure eravamo lì, seduti fianco a fianco, con i genitori a far da angeli custodi e la terribile consapevolezza che tutto sarebbe andato esattamente come ci aspettavamo.
Saremmo stati sospesi. Tutti e tre. E Rebecca avrebbe spiegato ai suoi amici che era successo perché aveva seguito me su quel tetto. Perchè mi aveva visto mentre baciavo Louis.

"Signor Tomlinson" il preside Green si alzò sospirando. "Farei meno lo spiritoso, se fossi in lei. Tra i presenti è sicuramente quello che verrebbe penalizzato di più da questa sospensione. Non so se si rende conto, ma rischia di perdere l'anno di nuovo."
Jay trattene il fiato a quelle parole, invece Louis sbuffò.
"Me ne rendo perfettamente conto. Il punto è che non me ne frega niente."
Il tremolio nella sua voce mi convinse finalmente a cercare il suo sguardo. Ma i nostri occhi si incontrarono per pochi secondi, perché lui si voltò velocemente verso il muro.
Louis... 
Strinsi le dita attorno ai braccioli della sedia per trattenermi dall'urlargli contro. 
Che diavolo stai facendo?  

A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora