22. SENSI DI COLPA

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Zayn

"Allora Nialler, ti piace?"
Mostrai orgoglioso l'ideogramma cinese sulla spalla. Lui sfiorò piano la pelle ancora arrossata.
"Ti ha fatto male?" soffiò.
"Non tantissimo. Ha sofferto più Lou nel guardarmi che io nel farlo!"
Lui sorrise appena. "Tua madre non lo sa, vero?"
"Direi proprio di no" mi coprii la spalla, soddisfatto. "I soldi li ho fregati al tuo paparino, spero non ti dispiaccia."
"Non mi dispiace affatto. L'importante è che non ti scopra."
"Con tutto quello che spende ogni sera in vodka non credo si accorgerà che sono spariti 80 dollari."
"Forse." 
Si sedette sul letto, riprese a leggere, mentre io mi armavo di carta e matita per ricopiare la sua ultima foto.
"Il prossimo voglio farlo sul polso" annunciai.
"Ci sarà un prossimo?"
"Ovvio" mi accarezzai piano l'interno del braccio, "sarà per te."
Lui rabbrividì appena. "Un tatuaggio dovrebbe essere qualcosa che ti identifica, Zayn. Cosa c'entrerei io?"
"Un tatuaggio si può fare anche per affetto."
Sorrise amaramente. "L'affetto non dura per sempre. Potresti pentirti di trovare sulla tua pelle qualcosa che ti ricordi me, un giorno."
"Impossibile" ribattei dolcemente. "Io non esisto senza di te, è questo che il tatuaggio mi aiuterà a ricordare."

Sollevai le palpebre pianissimo, quasi sperando di trovarmi ancora nella stanza di Niall, in quel lontano giorno di tre anni prima.
Ma ero nella mia di stanza, ancora nudo sul letto, con il corpo caldo di Liam Payne accanto.
Istintivamente mi sfiorai il polso destro, per poi coprirlo con il palmo della mano.
Non volevo vederlo quel tatuaggio.
Non volevo pensare di aver appena tradito mio fratello e con lui, anche me stesso. Ma l'ineluttabile realtà di ciò che avevo fatto, la lucida consapevolezza di aver appena commesso uno degli errori più grandi della mia vita, mi travolsero ugualmente, senza bisogno che guardassi quella N incisa sul mio polso.
Mi sollevai di scatto, evitai di soffermarmi sul riflesso del mio viso nello specchio al muro. Solo il pensiero di trovarmi faccia a faccia con me stesso, mi faceva venire la nausea. Guardai invece l'orologio sul comodino: le cifre rosse segnavano le 18:30. 

"LIAM!" gridai e quello sobbalzò al mio fianco. Anche lui si era appisolato.
"C-che c'è? Che succede?"
Io mi alzai velocemente, afferrando i  boxer. "Devi andartene" mi infilai dei pantaloni presi a caso dal mucchio di vestiti a terra. "Niall tornerà tra meno di mezz'ora."
Lui abbassò lo sguardo, improvvisamente malinconico. "Ah certo."
Sapevo a cosa stava pensando. Sapevo che le stesse domande, gli stessi desideri, gli stessi sensi di colpa che mi stavano torturando, adesso assillavano anche lui, minacciando di divorarlo come un mucchio di avvoltoi che volano famelici attorno ad una carcassa.
Ma non volevo parlarne al momento. Non avrei mai voluto doverlo fare. Liam però era di tutt'altro avviso.
"Ascolta, Zayn" sussurrò infatti, mentre si rivestiva, "io..."
"Sta zitto e sbrigati" lo apostrofai malamente, cacciandomi una felpa addosso.
Lui si rabbuiò. "No che non sto zitto" scattò. "Non puoi ignorare quello che è appena successo e mandarmi via come se fossi una puttana!"
Sbuffai. Tenerlo a bada non era più semplice come una volta.
"Che dovrei fare invece? Intavolare una bella chiacchierata cuore a cuore per riflettere sul fatto che ho appena scopato con il ragazzo di mio fratello? O che tu l'hai felicemente tradito? Grazie Leeyum, per stavolta passo."
Lui tacque. Si vestì in silenzio, poi mi seguì lungo le scale. "Cos'è che vuoi fare allora?" sussurrò, senza guardarmi.
Presi un respiro profondo, mentre aprivo la porta d'ingresso."Niente, Liam. Assolutamente niente. Ti avevo detto che non volevo che le cose tra me e te cambiassero."
Lui sorrise tristemente. "Sono già cambiate, Zayn. Che tu lo voglia o no."
"Non succederà più, Liam" serrai i pugni. "Non lo tradirò di nuovo, e neanche tu lo farai."
I suoi occhi si fecero più grandi, strinse le labbra, come per trattenere i singhiozzi.
Ma alla fine annuì, serissimo, e si voltò, incapace di sostenere il mio sguardo. Lo stavo facendo soffrire di nuovo e dentro di me, soffrivo allo stesso modo, o forse anche di più, perché per l'ennesima volta mi ero costretto ad allontanarlo dalla mia vita.
"Ci vediamo domani" mi salutò, prima di incamminarsi.
"Non credo. Domani c'è il processo" lo corressi.
"Appunto" si voltò un'ultima volta, "non posso lasciare Niall da solo."
Sospirai mentre lo guardavo attraversare il giardino.
Sapevo che al posto del nome di mio fratello, ci sarebbe dovuto essere mio.


A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora