23. VOICES & TEXTS

1.4K 59 16
                                    

Louis

"No ma figurati, Trisha." 
Mia madre sorrise, incastrando il cellulare tra l'orecchio e la spalla. "La cena la rimandiamo ad un'altra sera" fece una smorfia quando fummo costretti a fermarci al semaforo. "Quando sarà la seconda udienza? Sì, verrò in tribunale. Ed anche Lou penso."
Io strinsi le spalle.
Andare ad ascoltare le altre testimonianze non mi sembrava una cattiva idea: mi avrebbe fatto saltare un altro giorno di scuola e soprattutto mi avrebbe tenuto lontano da casa mia e da tutti i suoi abitanti. 
"Ok tesoro. Ci sentiamo domani. Salutami Niall e Zayn" riattaccò sospirando, e suonò il clacson. "E' verde, cazzo! Muovi quel culo."
Tentai di ignorare le sue urla isteriche infilandomi gli auricolari.
Era stata una giornata pesante per entrambi.
Io avevo appena compiuto l'impresa del secolo: presentarmi in tribunale dopo una notte insonne, reduce da una sbornia, ed essere riuscito a testimoniare.
Non ricordavo già più le domande che mi erano state poste o le risposte confuse e stiracchiate che avevo dato, forse perché, sul banco dei testimoni, la mia preoccupazione principale era stata quella di non mettermi a vomitare davanti a tutti.
Ma dopotutto il mio ruolo in quella storia era a dir poco irrisorio. Il mio compito era stato solo quello di riportare, per filo e per segno, ciò che accadeva a casa di Zayn quando andavo a trovarlo da bambino. 
Niente di più semplice per un ragazzo che ha appena passato la notte più orrenda della sua vita.
In quanto a mia madre, beh non so cosa l'avesse trattenuta dallo schiaffeggiarmi, quando ci eravamo visti alle otto di fronte al tribunale.
Ero scappato di casa, non avevo risposto alle sue chiamate, non aveva idea di dove fossi né se mi sarei fatto vivo quella stramaledetta mattina.
E forse era stato proprio il sollievo nel ritrovarmi lì nonostante tutto, ad impedirle di farmi una delle sue ramanzine epocali.
Ma adesso, in macchina, ad almeno due chilometri da quella fottuta aula, reduci dalla prima udienza, sapevo che non me l'avrebbe risparmiata.

Infatti "Lou" sbottò, sfilandomi in malo modo le cuffie.
"Che vuoi?"
"Sto cercando di parlarti, levati quegli affari."
Alzai gli occhi al cielo. "Che vuoi?" ripetei, laconico.
"Voglio che mi spieghi cosa è successo ieri sera."
Nonostante fossi stato sotto interrogatorio tutto il giorno di fronte ad un giudice, era quella la domanda che più temevo di ricevere.
L'unico vantaggio era che in questo caso, avrei potuto mentire spudoratamente.
"Non mi andava di stare a casa, tutto qui."
"Non prendermi per il culo, Lou. Eri ubriaco."
"Non ho detto di non esserlo."
"E ti sembra normale" sbuffò irritata, "ridurti in quello stato e poi sparire per tutta la notte, prima di un'udienza?"
Scossi la testa, noncurante. "Ero solo stressato, ok?"
"Pensi che io non lo sia?" si lamentò lei. "Non ho avuto solo il processo a cui pensare! Tua sorella è diventata praticamente uno zombie, non mi parla, non mangia, sta sempre chiusa in camera. Harry non vuole più andare dallo psicologo, proprio ora che stava iniziando a fare qualche miglioramento! Come credi che mi sia sentita in quest'ultimo mese, Lou? Come credi mi sia sentita quando ieri, sei scappato?"
Il suo sfogo si concluse che eravamo ormai vicini a casa.
Tutto quello che seppi replicare fu un freddo "Mi dispiace" che in confronto al suo discorso apparve ridicolo.
Lo stesso mi dispiace che le avevo detto dopo essere stato bocciato.
Lo stesso che avevo balbettato quando aveva trovato l'erba nascosta nel mio zaino.
Lo stesso che avevo scandito, attraverso le sbarre di una cella, quando ero stato accusato di tentato omicidio.

E la sua risposta, quella sera, fu uguale a quella che mi aveva sempre dato.
Un "Lo so" carico di rassegnazione, avvelenato da una cupa delusione.
Non riponeva in me nessun tipo di aspettativa ormai, ero stato capace di distruggerle tutte in quegli anni. L'unica cosa che le dava forza, era pensare che ormai avevo raggiunto il fondo, che peggio di così le cose non sarebbero potute andare.
Ma credo che se avesse scoperto di me ed Harry, anche questa sua ultima speranza si sarebbe dimostrata vana.
Il fatto che stessi pensando proprio a lui quando mia madre se ne uscì con un "Comunque, non dovresti prendertela con tuo cugino", mi fece sobbalzare.
"Non me la sono presa con nessuno" borbottai, evasivo.
"Forse avevi bevuto troppo e non ricordi di averlo spinto a terra"  mi corresse lei. "Ne ha già passate tante Lou, non puoi aggredirlo in quel modo! E' stato sveglio tutta la notte insieme a me e mi è sembrato... turbato."
Il mio cuore reagì d'istinto a quelle parole, cominciando a battere all'impazzata.
"Cosa ti ha detto?"
Mia madre sbuffò, mentre parcheggiava nel vialetto.
"Assolutamente niente, è questo il problema! Perché stavate discutendo, Lou? Perché l'ho trovato a terra in lacrime, quando te ne sei andato?"
"Il processo" la interruppi bruscamente, "parlavamo del processo. Ha cercato di calmarmi ed ho reagito male."
"Mmm" fece lei, per niente convinta, prima di scendere dall'auto. "Dovresti chiedergli scusa."
Su quello, aveva decisamente ragione.
L'eco di ciò che avevo detto ad Harry la sera prima mi rimbombava in testa, oscuro e minaccioso come un tuono che annuncia una tempesta. Un ammasso di parole smorzate, rabbiose, amare di un risentimento che per troppo avevo celato, grondanti di un dolore perenne, mai veramente dimenticato.
Il video.
Il sottoscala.
Lottie.
Apparentemente non avevano niente in comune. Ma quella notte, nel pieno della mia astratta contemplazione da ubriaco, ero riuscito a trovarlo un collegamento.
La paura.
Era quella la matassa a cui tutti i fili conducevano. 
Probabilmente, se non fosse stato per l'alcool, Harry non ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Mi vergognavo di mostrare quanto ancora bruciasse l'umiliazione subita, mi vergognavo di aver paura di mia sorella,  di ammettere che stavo andando a pezzi, che stavo considerando l'idea di mandare tutto fanculo, di scappare...
Perché se c'era un altro punto a cui faceva capo tutto il mio dolore, se c'era un burattinaio che aveva guidato sapientemente ogni mia mossa, ogni mia scelta, dal giorno del video fino a quel momento, quello era Harry Styles.

A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora