Capitolo 13

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Un bussare frenetico alla porta la sorprese, mentre era intenta a indossare per le sue lunghe gambe tornite, delle calze autoreggenti nere.
L'uomo, non sentendo alcuna risposta provenire dall'abitazione, continuò a bussare spazientito.
Alla porta, trovò una bella donna alta, mora e con il vestito un pò stroppiciato, come se non fosse stato rimesso al proprio posto in tempo. Un sorriso della giovane lo accolse, mentre Heinrich si accingeva a entrare.
<< Vi fate desiderare signorina >> pronunciò tali parole Heinrich, mentre si apprestava a dare un'occhiata in giro. Il suo sguardo si soffermò sulla scollatura della donna, la quale, accortasi della curiosità del ragazzo, con un sorriso lascivo e un finto gesto pudico, si risistemò la veste.
<< Mi aspettavo il Kommandant veramente >> le rispose lei. << Come mai non è venuto di persona? >>
Heinrich in risposta sorrise scaltro, prima di aggiungere: << Lo so, lo so. Hanno tutte una cotta per lui, ma in un certo senso siamo come fratelli e abituati a condividere. >>
La donna, con un ghigno maligno, non si fece di certo impressionare dalla sagacia dell'uomo. << Il Kommandant è sempre stato gentile nei miei riguardi, avete senz'altro frainteso. >>
<< Mi spiace signorina, ma penso di conoscere bene le donne e il vostro sguardo tradiva le vostre parole >> ribatté Heinrich.
<< Vado a prendervi quello per cui siete venuto >> rispose la donna, con un sorriso malandrino.
Mentre saliva nel piano superiore, un fremito prese la donna. Ammetteva che le parole dell'uomo avevano colto nel segno. Si era infastidita nel non vedere il Kommandant sulla soglia della sua porta. Era un compito per lui così ingrato da incaricare un altro? La disprezzava così tanto? Eppure aveva visto della cupidigia nel suo sguardo, come tutti gli altri con cui le era capitato di ritrovarsi a stare a contatto. Il suo sangue ebreo lo disgustava a tal punto?
Ella prese il foglio che conteneva la lista dei nomi di famiglie ebree che ancora mancavano all'appello tedesco e si apprestò a tornare di sotto. Forse poteva far recapitare un suo messaggio al Kommandant, pensò.
Quando giunse al piano di sotto ritrovò il giovane ad attenderla, con un sorriso divertito. << Dovete fare una cosa per me, dovreste dire al vostro Comandante >> ma, la giovane fu interrotta da una risata divertita del ragazzo.
<< Siamo amici signorina >> rispose lui scaltro.
<< Oh... beh dovreste dirgli che ho delle informazioni importanti per lui, da recapitargli in privato >> gli disse lei, mentre gli consegnava il foglio.
<< E che cosa mai saranno queste informazioni? Potreste anche dirle a me, ve l'ho detto che sono un suo caro amico >> le sussurrò piano, dopo essersi avvicinata a lei.
<< Non credo proprio >> rispose lei stizzita. Aveva fatto tanto per rendersi indipendente dagli uomini, non si sarebbe lasciata sottomettere da questo soldato da strapazzo.
<< Com'è che vi chiamate? Celeste vero? Vedete signorina >> iniziò Heinrich, mentre si avvicinava maggiormente a lei e le accarezzava il viso. << Il Kommandant al momento, è troppo preso da una certa... cameriera... che, vede si è innamorato. >>
Ella rise, spostando il viso dalle sue carezze. << Non ci credo. E poi, non ha una fidanzata o qualcosa del genere? Cosa state dicendo? >>
<< Già è vero. Ma vedete, Diedrich è sempre stato debole nei confronti di un genere di donna fragile e bisognosa di protezione. Sapete, quel concetto sul cavaliere errante e tutte quelle cose lì? Voi non sembrate quel genere lì, così come Agnes. >>
<< E che donna sarei? >> gli chiese lei, improvvisamente dolce. Ella si lasciò accarezzare le labbra con le dita e lo guardò fisso, mentre lui divorava la sua bocca con lo sguardo.
<< Una donna che sa quello che vuole... >> le rispose Heinrich.
<< Allora facciamo un patto >> iniziò Celeste, mentre cominciava ad accarezzare le spalle del ragazzo e avvicinava la proprie labbra alle sue. << Se voi mi farete avvicinare al vostro amico, io adesso, vi accoglierò tra le mie braccia, senza null'altro in cambio. >>
Celeste sapeva affilare bene le sue armi e infatti in un attimo, Heinrich pendé dalle sue labbra.
Infatti, dopo un cenno affermativo di Heinrich, si lanciò a baciarlo con passione e brama di potere. Afferrò il suo viso tra le mani, mentre il ragazzo, cominciò a toccarla in ogni dove, senza più alcun ritegno.
Heinrich le alzò il vestito e le accarezzò le cosce, coperte dalle autoreggenti.
Pian piano, entrambi camminarono verso il tavolo della cucina e mentre Heirich continuava a baciarla, la depositò seduta sul tavolo, che era poco più basso del suo fianco.
Il ragazzo iniziò a spogliarsi avidamente, mentre anche Celeste, si apprestava a togliersi il vestito dalla testa, e il resto degli indumenti intimi.
<< Che cosa si sta perdendo il mio caro amico >> sussurrò Heirich, mentre guardava avidamente le forme della donna.
Ella sorrise e in risposta si girò in posizione prona.
Heirich rise divertito e dopo averla bene presa per i fianchi, la penetrò forte, facendola sussultare per il piacere e il dolore.




Era arrivata quasi sera, quando la tranquillità scese sulla villa.
Anna era inginocchiata sul pavimento dell'ingresso e con l'ausilio di un secchio e uno straccio, stava svolgendo le sue ultime mansioni del giorno, prima di andarsi a coricare. La cena non sarebbe spettata a lei quella sera, e tanto meglio.
Tutta la villa era immersa nella spettralità e oscurità più nera. I corridoi erano avvolti nel buio e si sentiva in lontananza solo un ululare di un cane. Da giorni, non si avvertiva una sola sirena di allarme per i bombardamenti aerei. Qualcosa sembrava essere nell'aria.
Mentre Anna stava finendo di strofinare l'ultimo rimasuglio di fango, portato dentro dal continuo transito degli stivali dei soldati e ufficiali, in quel momento pensò bene di passare Agnes, accompagnata da Mark.
Anna quando li vide, immediatamente abbassò la testa e lo sguardo, per non dover affrontare l'arroganza della prima e il disprezzo del secondo.
<< Ops... >> e detto ciò, la donna diede appositamente un calcio sul secchio, facendo rovesciare tutta l'acqua al suo interno. << Quanto mi dispiace, dovrai continuare a pulire questo disastro. Ma, d'altronde sei nata per essere una serva! >> disse Agnes, un luccichio di compiacimento nel suo sguardo.
Anna la guardò sofferente e avvilita, mentre la donna si voltò, continuando ad ancheggiare verso la porta, il suo profumo e il cappotto costosissimo sempre con lei.
La ragazza afferrò lo straccio e iniziò ad asciugare il disastro combinato da Agnes, prima di rendersi conto che un'altra mano la stava aiutando. Ella alzò lo sguardo, allibita, mentre una testa mora e delle mani incredibilmente bianche stavano cercando di asciugare il tutto.
<< Non dovete... >> sussurrò Anna, guardando impaurita Agnes, la quale si era irrigidita, di fronte al portone di casa.
<< Mark ma che stai facendo? Ti metti a pulire adesso? Lasciala stare, è il suo lavoro! Non bisogna essere compassionevoli con la feccia. >>
<< Vai tu, io ti raggiungo tra poco >> le rispose lui non curante.
Agnes, dopo aver lanciato uno sguardo di puro odio ad Anna, girò i tacchi e se ne andò, sbattendo con forza il portone.
<< Che cosa fate? Non potete aiutarmi! >> disse Anna, sospirando affranta.
<< Certo che posso! Non mi comanda nessuno, nulla, non più >> rispose Mark, con una strana espressione dura. << E poi, volevo farmi perdonare da voi, sono stato scortese e maleducato. Non sono affari miei se avete una relazione con Diedrich. >>
Anna sbarrò gli occhi, tanto che si fermò a metà, mentre strizzava lo straccio nel secchio. << Che cosa dite, io non... >>
<< Scusate, vi ho... sentiti per sbaglio >> replicò imbarazzato, abbassando gli occhi simultaneamente. Strano, non si considerava una persona vergognosa. E poi, non era del tutto vero quello che aveva appena detto.
<< Avete sbagliato di grosso >> sbottò stizzita, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la cucina.
<< Non volevo mettervi in imbarazzo, perdonatemi >> ribatté Mark rigido sulla soglia della cucina, dopo averla raggiunta simultaneamente. La sua uniforme grigia perfettamente lucida e tirata a nuovo.
<< Non dovevate andare? >> gli chiese Anna scontrosa e un pò infastidita dalla sua presenza.
Mark la guardò a disagio, prima di voltarsi lentamente, avvertendo la sua antipatia. Probabilmente se l'era cercata. Aveva un incontro con gli ufficiali delle SS, le mogli e Diedrich lo stava aspettando nel Quartier Generale. Ma, non poteva aspettare un giorno di più, doveva far capire ad Anna che le cose che aveva pronunciato giorni prima, non le pensava. Si era comportato come uno sciocco.
<< Volevo solo dirvi che, sono stato uno sciocco a comportarmi così. Non so cosa mi sia preso, credevo che... >>
Mark incontrò gli occhi tristi di Anna, prima di avvertire un formicolio allo stomaco.
<< Credevate che avessi una relazione con il Comandante. Si vede che non lo conoscete bene allora >> e detto ciò, gli voltò le spalle, continuando a svolgere il suo lavoro.
Mark la seguì. << Siamo amici dall'infanzia. Che intendete, perdonatemi? >>
<< Niente. >>
<< Anna, vi prego >> le disse, afferrandola per un braccio. I loro occhi s'incrociarono, prima che Anna distogliesse lo sguardo.
<< Come so che non sarete pronto a riferirglielo? >> gli chiese affranta.
<< Ve lo giuro, sono un uomo di parola. >>
<< Il Comandante ha fatto deportare la mia famiglia e ora tiene mio fratello. Questo vi basta >> rispose Anna, guardandolo fisso.
Tutto tornava, pensò Mark. Diedrich l'aveva sotto scacco, come suo solito. Conosceva soltanto la minaccia e la violenza come parole d'ordine nel suo vocabolario.
<< Mi dispiace Anna. Vi prometto che farò tutto in mio potere per cercare di risolvere >> Anna lo interruppe.
<< No! >> rispose Anna. << Solo lui può aiutarmi a farli rilasciare. Mi ha detto che ha conoscenze nel campo... >>
<< Quale campo? >> chiese Mark.
<< Credo si chiamasse... Auschwitz. >>
Mark sbarrò gli occhi, prima di replicare. << Dicono che succedano cose orribili lì Anna. >>
<< Non ne siete al corrente voi? Il Comandante mi ha dato un assaggio >> rispose Anna, con le lacrime agli occhi.
<< Maledetto >> sbottò Mark. << Io sono nella Wermacht, non mi occupo dei campi. >>
<< Perfetto >> sospirò Anna.
Mark le accarezzo il viso sofferente, sfiorandole le labbra. Pensò di non aver mai visto nulla di più bello e puro. Nulla occupava al momento la sua mente, se non il viso e la dolcezza di Anna.
Anna arrossì sotto il suo sguardo e sorrise.
<< Non dovrei pensare quello che sto pensando Anna >> sussurrò Mark.
<< Allora non fatelo >> ribatté Anna.
I due ragazzi non si resero conto di due ombre nascoste dietro il muro della cucina. Una ragazza con uno sguardo cattivo guardava compiaciuta l'avvicinamento di Anna e Mark. L'uomo vicino a sé incuteva timore, con il semplice sguardo carico di odio.
La sua espressione era insondabile, mentre i suoi occhi scorrevano sulle immagini di Mark, che accarezzava il viso della sua Anna, mentre costei ricambiava lo sguardo, come non aveva mai fatto con lui.
La bestia al suo interno cominciò a ruggire e a dilaniare le sue carni, mentre una fame di uccidere s'impossessava di lui. Avrebbe voluto prendere Anna e sgozzarla, mettere le mani al suo collo e stringere, fino a veder volare via l'ultimo anelito di vita dai suoi occhi.
Diedrich strinse i pugni feroce, mentre Agnes si avvicinò al suo orecchio. << Sei soddisfatto ora? Hai permesso a una cagna italiana di prenderti in giro come il più allocco degli allocchi. Sei patetico >>
Il ragazzo si voltò verso di lei e la raggelò, Agnes perse colore. << Se hai fatto questo, perché speri di potermi avere alla tua mercé, sappi che ti sbagli. >>
<< L'ho fatto per aprirti gli occhi e farti vedere di chi ti sei invaghito. Io so che ha avviluppato i suoi tentacoli su di te, ma sappi che a lei piace Mark. Insomma, è evidente >> replicò Agnes, guardandolo compassionevole.
<< Come fai a dirlo? >> le chiese freddo.
<< Ho visto più di una volta questa scena >> rispose Agnes, sorridendo divertita del suo sbalordimento. Una mezza verità dopotutto, poteva beneficiarle.
<< Che cosa.. >>
Diedrich digrignò i denti ferito. Mark, non poteva crederci. Era come un fratello per lui.
<< Sì, mio caro Died. Hai intenzione di farti prendere ancora in giro da quella sgualdrina? >> gli chiese retorica.
Diedrich si scagliò su di lei e la sbatté contro il muro. << Nessuno mi ha preso in giro, è chiaro? Avevo tutto sotto controllo, mi divertivo solamente con lei. >>
<< Bene, allora non avrai alcun problema a ucciderla >> replicò Anna, mentre Diedrich le afferrava il collo con una mano.
Agnes si eccitò, scrutando il suo soldato. Un uomo migliore non poteva capitarle, pensò. Bello, forte e virile, una macchina di morte, una macchina del Reich.
Diedrich guardò Agnes, e poi volse lo sguardo verso Anna, la quale aveva smesso di parlare con Mark e stava riordinando.
Sapeva cosa doveva fare.




Il ragazzo fu svegliato presto quella mattina. Gli fu permesso di lavarsi e dopo averlo fatto preparare per bene, fu condotto a una piazza, in prossimità del quartiere di San Lorenzo.
Egli non si aspettava di morire così presto, ma forse era arrivata la sua ora.
I nazisti lo condussero davanti a un muro e gli dissero in tedesco di aspettare. Guardò davanti a sé e vide una fila di soldati con il mitra in mano. Scrutò il cielo, era denso di pioggia.
Pensò ai suoi cari e una lacrima gli scese sul viso. Non li avrebbe più rivisti.
I tedeschi gli gridarono di guardarli, mentre si mettevano in posizione.
Egli prima di chiudere gli occhi, guardò il tedesco che aveva visto con sua sorella. Costui lo stava guardando con un ghignò malefico sul viso. Sembrava un demonio.
Ebbe molta paura per lei. Un senso di terrore serpeggiò nel suo essere. Era consapevole di non poter più vegliare sulla sua sorellina adorata. Pregò Dio, per quei pochi momenti rimasti, di proteggerla da quell'essere.
Arrivò una raffica e poi fu buio.


Adorata Anna,
sorella carissima, ho pregato molto la Madonna della Consolata, Don Bosco e il Sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo... mi preparo a morire cristianamente nella santità del Signore. Perdonami e da lassù veglierò su di te, sui nostri cari genitori, affinché vi sia salva la vita, perché ciò non è stato concesso a me.
Chiedo a Dio che voglia far sopportare a te, alla Mamma e al Papà il dolore della mia perdita.
Dal cielo cercherò di vegliare il più possibile su di te e su mamma e papà.
Non temo la morte e me ne vado in pace.


  Anna non riusciva più a continuare. Il suo viso si riempì di lacrime, mentre qualcosa sembrò afferrarle lo stomaco e stringerlo.
<< Non è possibile.. aveva promesso >> strinse la lettera al petto, mentre un dolore forte la sopraffece.
<< L'ha recapitata il Comandante poco fa, ha detto di dartela e di augurarti i suoi più sentiti auguri >> disse l'altra cameriera, guardandola dispiaciuta.
Anna guardò la donna, un furore nello sguardo. Non aveva fatto nulla per cui l'avrebbe dovuta punire, gli aveva concesso le sue grazie e questo non era bastato.
Dopo aver buttato la lettera per terra, si avviò nel suo studio. La sua ragione, di solito vigile, offuscata dall'odio.
Ella spalancò la porta e lo trovò indaffarato sulle sue carte. Diedrich, dopo il suo ingresso disperato, alzò lo sguardo annoiato e vedendola con il viso arrossato dal pianto, sorrise ironico.
<< Sì? >> le chiese innocentemente.
<< Perché mi avete fatto questo? Avevate promesso!!! >> urlò, per la prima volta contro di lui.
Diedrich si appoggiò allo schienale della sedia, compiaciuto.
<< Non ero tenuto a rispettarla >> ribatté poi Diedrich, continuando a leggere, senza prestarle attenzione. Vederla così gli bastava quasi.
<< Io mi sono donata a voi!!!!!!!! >> strillò Anna, dacché Diedrich s'infastidì in un attimo.
Si alzò di scatto e dopo esserle andata di fronte, afferrò la porta e la sbatté forte.
<< Avete fatto l'amore con me solo per cercare la mia benevolenza >> sussurrò mortalmente Diedrich.
Anna sbottò a ridere, infervorata. << Per cos'altro? >>
Uno schiaffo forte le arrivò sul viso, facendola voltare violentemente e cadere a terra. Il naso e il labbro sanguinante, mentre lo guardava, improvvisamente impaurita.
Egli torreggiava dall'alto, scrutandola schifato. << Quindi avete fatto lo stesso con Mark ? >> le chiese.
Anna lo guardò confusa. << Non è vero, non ho mai fatto nulla del genere. >>
<< Non mentirmi! >> gridò Diedrich, colpendola con un calcio sullo stomaco.
Anna fu lacerata dal dolore, mentre iniziò a sputare sangue. << Oh mio Dio... >> biascicò dolorante e sorpresa. Non aveva mai provato una tale sofferenza.
<< Giuro sul führer che se non mi dici la verità, ti uccido con le mie stesse mani >> disse, il volto trasfigurato dall'ira.
<< Ve lo giuro, non ho mai fatto nulla del genere. >>
<< E come faccio a credertii, visto quello che mi hai detto >> ribatté.
Egli afferrò la sua pistola e glie la puntò sulla fronte. << Dovrei ucciderti, mi fai schifo, Hündin!. >> "Puttana!" sputò, in tedesco.
Anna lo guardò affranta, mentre sussurrava: << fatelo, non ho più niente per cui vivere. >>
Diedrich sorrise e si abbassò alla sua altezza. << Perché farlo, quando potrei invece tormentarti... >>
Egli afferrò il suo viso e la guardò per poi baciarla violentemente e successivamente sputarle sul viso.
<< Wilkommen in der Hölle! >> "Benvenuta all'inferno"

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