Capitolo IV

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Mi lavo, mi preparo, mi prendo di coraggio ed esco dalla stanza.
Voglio andare a cercare Lady Catelyn.
«Arya, sai dov'è tua madre?» Arya è in cortile a compiere l'allenamento quotidiano con Theon e Robb, che è appena arrivato. C'è anche Jon Snow, ma non dovrebbe interessarmi. Giusto? Giusto.
«Ti stava cercando, sarà in giro.»
Oh, quindi mi sta cercando, perfetto. So solo una cosa, quella donna non mi piace per niente.
È passato circa un quarto d'ora da quando ho iniziato a cercarla, ma ancora nulla.
«Chantelle.» qualcuno mi chiama con tono freddissimo.
Io mi giro. È proprio lei.
«Mia signora» simulo un piccolo inchino. «ti vorrei parlare.»
«Lo so.»
«Perché i miei fratelli non possono saperlo?» le sussurro avvicinandomi a lei.
«Lord Robett non gradirebbe se i suoi figli lo sapessero da te. Preferirebbe di gran lunga riferirglielo lui stesso.»
Eh? Non ci crederei nemmeno se fosse vero, mio padre non ha mai avuto atteggiamenti del genere. Né con me, né con i miei fratelli, né con nessuno. Lascio stare quindi la prima domanda e proseguo.
«E mia madre? Lo sa?»
«Certo che lo sa.» accenna un sorriso parecchio amaro, non mi piace molto la sua espressione.
«E sai dirmi dove si trova? Non la vedo da quando l'ho saputo."
Lady Catelyn mi guarda a lungo, senza darmi risposta. Poi si allontana.
Non sono riuscita perciò a ricevere risposte dirette come credevo inizialmente.
Camminando e camminando, arrivo di proposito davanti alla stanza di mia madre e di mio padre. Busso. Nessuna risposta. Busso ancora. Niente di niente. Poggio l'orecchio sulla porta. Non sento niente. Busso altre tre, quattro, cinque, dieci, venti volte. Nessuno mi ha aperto. Adesso mi tocca anche scoprire dov'è finita mia madre.
Vado da Erys, arrabbiata e confusa allo stesso tempo.
«Che c'è?» Erys apre la porta senza nemmeno salutare, non mi stupisco.
«Dov'è nostra madre?»
Mi squadra un attimo e fa per chiudere la porta, ma riesco a bloccarla.
«Erys, dov'è nostra madre?"» inizio ad arrabbiarmi parecchio.
«Non lo so, vattene.» Erys prova a chiudere un'altra volta, ma riesco ancora una volta a prenderla dal braccio e ad avvicinarla pericolosamente a me.
«Tu lo sai e ti conviene dirmelo. Dov'è nostra madre, Erys?»
Mia sorella mi guarda dritta negli occhi per molti secondi, dopo un po' sospira, riuscendosi anche a liberare dalla mia presa.
«È scap...» sussurra pianissimo a sguardo basso, non permettendomi di capire.
«È cosa?»
«È scappata.» alza lo aguardo un'altra volta e mi guarda con gli occhi lucidissimi. Un momento.
«Cosa vuol dire 'è scap-'» Erys mi tappa velocemente la bocca e mi sbatte con forza dentro la sua stanza, assicurandosi che nei corridoi non ci fosse nessuno.
«Sei impazzita? Nessun altro deve saperlo.»
«Mi spieghi che vuol dire che è scappata?»
«Ho visto sistemare tutte le sue cose ieri e di pomeriggio ha scritto una lettera a qualcuno, non so chi. All'alba è partita a cavallo con tutto in spalle, senza dire niente a nessuno, mentre nostro padre sta per morire.» ha un tono di voce deluso e arrabbiato. Delusione e rabbia: ecco quello che sto provando, proprio quello. Delusione e rabbia.
«Non posso crederci, non posso crederci! Perché? Un atteggiamento da vigliacca. Non ci ha nemmeno avvisati. E suo marito è in fin di vita. Ma fa sul serio?» stringo i pugni e trattengo le lacrime.
«Myl, non so a chi abbia scritto quella lettera, ma so quello che vi ha scritto. Leggeva ad alta voce più o meno, e appena uscì dalla stanza la lasciò lì, semi-aperta.» Erys mi prende le mani e le stringe con le sue, diventa sempre più seria.
«Cosa diceva?» le chiedo, avendo un po' paura della possibile risposta.
Erys si alza e prende una scatola da sotto il letto, la apre ed esce un mucchio di fogli ingialliti.
«Che sono questi?» ne prendo alcuni in mano.
«Lettere. Sai com'è mamma, fa minimo due brutte copie prima di inviare una lettera. Le "brutte copie", se così vogliamo chiamarle, lei non le butta mai e le lascia in questa scatola, quelle che non sono qui saranno disperse nel castello. Nulla di importante comunque.» Tutto questo m'incuriosisce davvero tanto, non lo sapevo. Poi chissà cosa dicono tutte quelle lettere.
«Oh, eccola qui. Leggi ad alta voce ma non troppo.» mi porge un foglio di pergamena, lo apro e leggo testuali parole:

Sto tornando a casa, dovrai aiutarmi in molte cose. Aspettami.

-Sybelle G

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