Capitolo IX

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Apro gli occhi, non riesco più a dormire. Mi rigiro nel letto, mi ero dimenticata di essere con Ghis. Sorrido spontaneamente e mi alzo dal letto, provando a non svegliarla.
Mi lavo e mi preparo, voglio andare a vedere se gli altri sono svegli. Ecco che apro la porta.
«Dove vai?» mi dice Ghis con voce rauca, classica dopo il risveglio.
«Buongiorno.»
«Anche a te.» ricambia il mio sorriso. «Allora? Dove vai?»
«Volevo farmi un giro. Ti aspetto?»
«Oh, nono, vai. È ancora un po' presto.» ride e si gira dall'altro lato del letto. «Ci vediam dopo.» Le faccio un cenno con la mano, anche se lei non ha visto, ed esco dalla camera.
Fa più freddo degli altri giorni, agito le mie mani sulle braccia per provare a riscaldare un po', ma invano.
"Appena vedo quel biondino dagli occhi verdi lo uccido." Dico tra me e me. Quella lettera molto probabilmente è mia, e desidero che mi venga tornata.
Arrivo al cortile del castello: nessun'anima viva. Questo silenzio mi rilassa e inquieta allo stesso momento, non sono abituata a tutta questa calma.
Poggio la mia schiena su una delle fredde mura e sospiro profondamente. Chissà dove sono Gawen, Erena ed Eris, chissà dov'è mia madre...
«Bu'!» Salto letteralmente in aria e mi giro.
«Bran! Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Ci sono riuscito allora.» ride e mi abbraccia. Inizialmente rimango stupita, poi ricambio l'abbraccio stringendolo.
«Come mai ti sei alzato così presto?»
«Vorrei tanto farti la stessa domanda.» scrolla le spalle.
«Non avevo sonno.» Dopo un po' riprendo: «Sei l'unico sveglio?»
«C'è Jon sveglio che avevo lasciato in sala pranzo, non so se sia solo o con Robb. Se vuoi puoi andare.» sorride e mi indica col capo la direzione.
Senza pensarci due volte decido di andare. «A dopo, piccolo.» gli lascio un bacio in fronte e mi allontano.
«Non chiamarmi piccolo!» ride e io lo guardo in modo affettuoso, per poi andare in sala pranzo degli Stark.
La porta è semiaperta, ed entro senza bussare. Faccio soltanto un colpetto di tosse finta, catturando l'attenzione di Jon, che è da solo.
«Già sveglia?» mi chiede in modo scherzoso.
«Non riesco a dormire.» sorrido e mi siedo accanto a lui.
«Il materasso non è comodo? Se vuoi riferisco subito a...» la sua espressione diventa subito allarmata, facendomi scappare una lieve risata. Io intervengo subito: «Il materasso è perfetto.» lui ride appresso a me. Dopo un po' rialza lo sguardo e diventa serio.
«Jason Karstark, ha qualcosa di tuo.»
Ecco, lo sapevo. Ma lui invece... lui come fa a saperlo?
«Come lo sai?» gli chiedo, leggermente preoccupata della risposta che potrei ricevere.
«Ieri notte, mentre stavo camminando per arrivare alla mia camera, l'ho visto mentre teneva una lettera che leggeva e rileggeva davanti qualche porta più a destra della tua e...»
Lo interrompo. «Come fai a sapere che è mia?»
Jon rialza lo sguardo. «Fammi continuare. Ad un certo punto la lettera gli è caduta ed è arrivata ai miei piedi. Sono riuscito a leggere le parole Glover e una sorta di... Camerys, credo. Poi ha preso in fretta la lettera ed è andato via.»
Camche? «Guarda che non mi chiamo Camieris.»
«Camerys.» mi ripete. «E poi sì, so che non ti chiami così ma è comunque un nome simile al tuo, se ci fai caso. In più ti ho detto che c'era scritto anche Glover. Ho subito pensato a te, volevo che tu lo sapessi.»
Sto per qualche secondo in silenzio. Cameris, Camiris... ah, ecco, Camerys.
Che razza di nome è?!
«Devo accertarmi in un modo o nell'altro che sia mia.»
«Conosco bene quel piccolo Karstark, potrei aiutarti in qualche modo, se ne avrai bisogno.» Mi accorgo solo adesso di quanto diamine sia serio. Si sta davvero preoccupando per me? Lo guardo negli occhi e gli sorrido, annuendo.
«Lo prendo come un sì, allora.» mi sussurra, sorridendo anche lui.
Qualcuno entra. «Scusate se vi ho interrotti, piccioncini.» È Ghis, facendo uno strano segno con le mani dopo aver pronunciato quell'ultima parola. Credo di esser diventata rossa in volto, abbasso lo sguardo per cercare di non farlo notare e mi alzo.
«Non disturbi.»
«Ti raggiungo dopo.» Mi sussurra Jon, ed io mi limito ad annuire. Dietro Ghis c'è Robb con Rickon accanto. «Ciao tesoro.» saluto il piccolo scompigliandogli i capelli e dandogli un bacio in fronte. «Buongiorno Robb.» quest'ultimo mi sorride ed io esco.
Voglio andare in biblioteca, e cercare qualche libro che riuscisse a farmi capire cosa portava Jon a credere che Camerys c'entri con me. Magari non lo credeva, magari ha solo pensato potessi essere coinvolta io e basta... comunque sia, mi serve saperlo.

          

Dopo aver consultato un paio di libri, ne prendo uno che è molto grosso che parla dei Sette Regni in generale. Della lettera, comunque, nessuna traccia.
Sotto la voce Stark ci sono dei paragrafi dedicati ai Glover, ma nessuna frase in cui sta la parola Camerys o qualcosa di simile. Provo a cercare in qualche altro villaggio del Nord: Bolton, Manderly, Umber e addirittura Karstark. Nemmeno l'ombra di qualcuno con questo nome.
Mi viene la curiosità di dare anche una sbirciatina nelle altre famiglie più a Sud.

Ho controllato in Greyjoy, Arryn, Tully Lannister e Baratheon. Proprio niente. Non ho proprio intenzioni di fermarmi.
Davanti a me ho l'albero genealogico dei Targaryen, l'unica famiglia a cui mi tocca controllare. Ho però iniziato a perdere le speranze...
«Cosa fai qui?» Caccio un piccolo urlo totalmente non voluto. Chiudo in fretta e furia il libro e mi giro per vedere di chi si tratta.
«Per i sette inferi, Robb, sei impazzito?!» porto una mano al petto e sospiro.
«Scusami, non era mia intenzione.» mi guarda con sguardo innocente e mi sorride, contagiandomi. «Che stavi leggendo?» prova a dare una sbirciatina al libro che sta dietro di me, ma io provo a nasconderlo. Voglio bene a Robb come un fratello, ma non voglio che lo venga a sapere pure lui. È già rischioso che lo sappia Jon...
«Oh, n-niente.» sorrido nervosa.
Mi guarda dubbioso, e dopo un po' mi dice: «Un tuo amico ti sta cercando.»
Un mio amico?
«Un mio amico?»
«Sì, quel biondino dagli occhi verdi. Com'è che si chiama... Ah, già. Il piccoletto dei Karstark, Jason.»
Oh santo cielo, cosa vuole adesso?
«Non è mio amico.» sussurro a sguardo basso, poi riprendo: «Sai cosa vuole?»
Lui scuote la testa e scrolla le spalle.
«D'accordo, digli che sto arrivando.» Appena Robb esce, mi precipito a posare il libro al suo posto, forse un po' più nascosto di prima, ed esco.
Forse vuole ridarmi la lettera. Magari...

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