Settembre passò troppo velocemente; tra i corsi che seguivo e quelli che sostenevo e tra le varie tesine da consegnare, avevo davvero poco tempo da dedicare allo svago.Il clima tiepido, che stranamente aveva confortato le ultime settimane di settembre, aveva ormai lasciato il passo a quello piovoso e uggioso, caratteristico del Regno Unito; ci eravamo sollazzati e fatti coccolare da un così strano tempo, ma era giunto il momento di uscire dai cassettoni i plaid e i pigiamoni.
Le mie giornate, ormai, seguivano uno schema ben preciso e dal quale faticai a prendere le distanze; difficilmente saltavo qualche corso e giornalmente spendevo la metà dei pomeriggi tra la stesura delle mie tesine, la correzione di quelle dei miei allievi e l'impostazione delle lezioni che avrei dovuto tenere, durante le settimane; al sabato andavo, con Ivy, alle feste che settimanalmente organizzavano e non riuscivo a capacitarmi di come fossi diventata, anche io, una di quelle ragazze che non si lasciano mai sfuggire una festa.
E così, vista la freneticità da cui era contraddistinta la mia nuova vita inglese, anche la metà di ottobre arrivò senza che me ne accorgessi; una sola cosa mi aveva aiutata a tenere, sporadicamente, il conto dei giorni e ad imprimere ancora più velocità alle mie giornate: non avevo più visto il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, era completamente sparito, dissolto, tanto che credetti di averlo immaginato.
Ogni mattina mi svegliavo con una strana euforia al pensiero di poterlo rivedere, andavo spedita verso la mia aula e alle lezioni di letteratura inglese, nella speranza di vederlo; ogni volta, però, rimanevo delusa.
Il mio Iphone vibrò <Pronto?>
<Ludovica, che piacere sentirti!>
Non riconobbi a chi appartenesse la voce allegra e squillante dall'altro capo del telefono <Con chi parlo?>
<Oh certo,scusami cara che sbadata non mi sono neanche presentata. Sono Lara, la madre di Ivy>
<Salve signora Smith!> la salutai felice e un sorriso mi nacque spontaneo sul volto.
Parlammo per qualche minuto del più e del meno e di come mi trovassi in una delle più prestigiose università del Regno Unito. <Senti cara, come saprai già, i corsi verranno sospesi a partire da oggi e i miei ragazzi torneranno a Londra, a casa> il tono affettuoso con cui pronunciò questa parola mi scaldò il cuore <Mi aspetto che venga anche tu con loro. Non crearti alcun problema e sappi che la tua mancata presenza sarà per me motivo di offesa>
Sorrisi e le dissi che non sarei mancata per nessun motivo.
Non appena la mia chiamata con Lara fu conclusa andai a sistemarmi per andare a sostenere un'altra delle mie lezioni.
Cominciava ad entusiasmarmi molto il mio lavoro; mi piaceva che l'interesse dei miei alunni ,per la letteratura italiana, stesse diventando sempre più profondo; mi piacevano i dibattiti che nascevano tra di loro, anche se, la maggior parte delle volte discutevano dapprima in un incerto italiano che sfociava, inevitabilmente, nel più fluente inglese.
Purtroppo però, mi dispiaceva ammetterlo, avevamo cominciato a respirare questa nuova aria distesa da quando il ragazzo dagli occhi blu non seguiva più le mie lezioni.
Quella mattina avrei dovuto tenere una lezione sulla grammatica italiana che verteva sul congiuntivo e sul suo corretto uso; era una cosa che mi stava, veramente, molto a cuore e sulla quale avrei dovuto spendere più di una lezione; considerando che una gran parte degli italiani non ne conosceva l'uso, mi chiesi come avrei potuto insegnarlo a degli inglesi.
Quando entrai in classe notai immediatamente due cose: il numero dei corsisti era drasticamente diminuito, causa vacanze anticipate, e uno dei miei corsisti, tanto amato quanto odiato, era tornato a devastare le miei giornate.
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Nati sotto la pioggia
RomanceCARTACEO PRESSO LA FELTRINELLI E IN TUTTI GLI STORE!! Ludovica Foschi è la classica ragazza timida e studiosa; una di quelle ragazze che si circonda di poche ma significative amicizie. Dopo aver frequentato l'università di Palermo ed essersi laure...