CAPITOLO QUATTRO

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Il volo atterrò all' aeroporto di London Gatwick due ore e cinquantacinque minuti dopo.

Scesa dall'aereo, passati i controlli per l'identità, mi diressi, con un carrello per le valigie, verso il nastro per il recupero bagagli.

Legai i capelli e mi preparai alla battaglia.

Ludovica VS nastro per i bagagli. Inutile dire chi vinse.

Diverse figuracce dopo,cercai di capire dove poter prendere un taxi, sollevai lo sguardo, in cerca di un' áncora di salvezza e vidi una chioma rosso ciliegia che saltellava con in mano un cartello che recitava "MISS FOSCHI, MUOVI IL CULO!"

Sorrisi alla vista della mia migliore amica e le andai incontro, stritolandola in un abbraccio, non appena le fui abbastanza vicina.

<Dovrai ridimensionarti, non siamo nella tiabbraccioetibacioSicilia!> 

<Io ti abbraccio anche nella cinica e fredda Londra!> le risposi ridendo.

Ci abbracciammo per qualche altro minuto poi, cariche dei bagagli, andammo verso la Mini Cooper S, senape, di Ivy; caricammo i bagagli e partimmo alla volta di Oxford.

<Devo passare in segreteria per sapere il numero del mio alloggio> dissi, non appena arrivammo.

<Oh Signore, ma non hai visto la mail che ti è arrivata?>

Guardai la mia amica con il senso di colpa dipinto in volto, poi presi il cellulare e cercai, tra le varie mail, quella di Oxford <Christ Church college, alloggio ventinove.>

La vidi agitarsi sul sedile < Lo sapevo!>

<Siamo insieme?> le chiesi, speranzosa.

<Stesso college, alloggio diverso. Ma non importa, io sono al ventisei, il corridoio alla destra del tuo!>

<A questo punto, credo che dovrei chiamare tuo padre per ringraziarlo!>

<Ah no, l' unica persona che devi ringraziare è la sottoscritta!>

<Allora grazie amica, e grazie signor Smith!>

<Quando lo vedi chiamalo Chancellor, qui è conosciuto così.>

<Questi inglesi e le loro formalità> risi.

<Già, che palle!> si unì alla mia risata.

Mi misi a ridere, imprimendomi bene in mente che non era solo il padre di Ivy, ma il rettore in primissimo luogo.

Arrivate al college, Ivy mi aiutò a trasportare le valigie al mio alloggio poi, dicendo che aveva delle cose importanti da fare, si dileguò.

Portai, una per una, le valigie all'interno dell'alloggio, che successivamente osservai con cura: c'era una cucina, due bagni e ben tre camere da letto, proprio come avevo visto su internet e dal momento che  le stanze erano tutte vuote, potei scegliere e mi accomodai in quella centrale.

Stremata, mi accoccolai sul letto e chiamai i miei, che portarono avanti un vero e proprio interrogatorio.

Quando chiusi la conversazione, aprii la valigia contente le lenzuola, le tovaglie e tutte le cose intime; tolsi le lenzuola che ricoprivano il materasso e misi le mie, così feci anche con il piumoncino.

Non sono mai stata quel tipo di persona che si accontenta di dormire tra le lenzuola di altri, voglio la certezza che siano puliti e non voglio sguazzare nei germi altrui.

Nati sotto la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora